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Katia Oliva Presidente “Fatto in Calabria” rimarca il divario tra spesa agricola certificata Psr e liquidità reale: i numeri trionfalistici non corrispondono ai pagamenti nelle aziende.
Il recente annuncio dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, relativo al raggiungimento del target di spesa N+3 per il PSR Calabria 2014-2022, è stato presentato come un successo storico. La narrazione ufficiale parla di una Calabria “prima in Italia”, capace di rendicontare il 100% delle risorse europee e di scongiurare il disimpegno dei fondi. Tuttavia, chi vive quotidianamente il territorio e ne osserva le dinamiche produttive sa che esiste una realtà meno brillante rispetto a quella restituita dai comunicati istituzionali. Già lo scorso 18 dicembre, su queste colonne, ponevo un interrogativo che resta ancora aperto: “Andiamo avanti, ma verso dove?”. Oggi, di fronte all’euforia dei numeri, appare necessario un esercizio di chiarezza per comprendere cosa si nasconda dietro quel “cento per cento”.
LA CONTABILITÀ EUROPEA NON È LIQUIDITÀ AZIENDALE
Per comprendere la distanza tra il racconto politico e le difficoltà delle aziende agricole, occorre distinguere l’aspetto amministrativo da quello finanziario. Il raggiungimento del target N+3 rappresenta, tecnicamente, un adempimento previsto dalla normativa europea. Per l’Unione Europea, un fondo è considerato “speso” quando la Regione ne certifica l’impegno o quando l’organismo pagatore (ARCEA) emette i relativi mandati. Esiste però un intervallo temporale tra la certificazione a Bruxelles e l’effettivo accredito sul conto corrente del beneficiario. Secondo elaborazioni basate su dati pubblicamente disponibili, una parte significativa del risultato annunciato – stimabile in circa 20 milioni di euro nelle ultime tranche – riguarda pagamenti formalmente avviati o in corso di erogazione.
Per la Commissione Europea la procedura risulta conclusa; per l’agricoltore che attende il saldo per far fronte ai costi aziendali, quella risorsa non è ancora concretamente disponibile. Ne deriva un paradosso evidente: il successo contabile certificato non coincide necessariamente con una reale immissione di liquidità nel sistema produttivo.
SPESA AGRICOLA, IL PESO DELLA BUROCRAZIA E IL RUOLO DI ARCEA
Un’analisi sull’efficienza del sistema non può prescindere dal ruolo di ARCEA, l’organismo pagatore regionale, che continua a rappresentare un punto critico del processo. Pur in presenza di una rendicontazione formalmente rapida, permangono difficoltà legate a controlli, anomalie tecniche e procedure complesse che rallentano l’erogazione effettiva delle misure, in particolare quelle strutturali. Dalle segnalazioni raccolte sul territorio emerge che numerosi imprenditori agricoli, pur avendo completato gli investimenti previsti dai bandi e presentato rendicontazioni corrette, restano in attesa dei pagamenti finali per periodi molto lunghi. Le misure a superficie e, soprattutto, quelle destinate agli investimenti – come la misura 4.1 o gli interventi rivolti ai giovani agricoltori – evidenziano frequentemente ritardi di mesi e, in alcuni casi, di anni, tra l’approvazione della domanda e l’effettivo incasso dell’importo spettante.
UN PRIMATO CHE NON PRODUCE REDDITO
Il primato nella spesa certificata ha un valore limitato se non si traduce in un miglioramento concreto del reddito agricolo e della capacità di innovazione delle imprese. La gestione dei fondi pubblici dovrebbe essere valutata non solo sulla base della capacità di evitare il disimpegno delle risorse, ma anche sull’efficacia e sulla tempestività della loro erogazione. Oggi le aziende agricole calabresi affrontano un aumento dei costi di produzione stimato tra il 30% e il 40%, legato all’inflazione e alle crisi internazionali. In questo contesto, un contributo deliberato ma incassato con sei o dodici mesi di ritardo può incidere in modo determinante sulla continuità aziendale. Dichiarare il pieno utilizzo delle risorse mentre molte imprese soffrono una grave carenza di liquidità rischia di restituire un’immagine parziale della realtà.
SPESA AGRICOLA: TRASPARENZA E DATI REALI
Rivolgiamo all’assessore Gallo una richiesta di trasparenza che vada oltre le percentuali aggregate. Sarebbe utile rendere pubblico il dato dei pagamenti effettivamente accreditati ai beneficiari alla data del 31 dicembre 2025, distinguendolo chiaramente dalle somme semplicemente certificate ai fini comunitari. Solo questo confronto permetterebbe di valutare con precisione quanto il risultato annunciato si sia tradotto in un beneficio reale per le imprese agricole.
La Calabria che va avanti è quella dei produttori che continuano a investire sulla qualità, sull’identità e sul valore del territorio. Questa Calabria non chiede narrazioni celebrative, ma una pubblica amministrazione capace di operare come interlocutore efficiente e affidabile. Il 100% della spesa certificata dovrebbe coincidere con il 100% delle risorse effettivamente erogate. Fino a quando questa coincidenza non sarà reale, continueremo a segnalare una distanza tra i risultati amministrativi e i bisogni concreti delle aziende. Salvare i fondi è importante; salvare le imprese lo è ancora di più. Per questo, i numeri sulla carta non bastano: servono risorse disponibili nei conti correnti di chi lavora la terra.
* Katia Oliva Presidente “Fatto in Calabria”
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