X
<
>

La festa dei sostenitori di Fiorita a Catanzaro

Condividi:
3 minuti per la lettura

In meno di un anno Cosenza e Catanzaro hanno cambiato il loro colore politico, passando da sindaci del centro destra a primi cittadini del centrosinistra. Reggio era già del centrosinistra, Crotone ha una storia a parte e resta solo Vibo Valentia fortino (peraltro travagliato e agitatissimo di questi tempi) di quella che era considerata l’invincibile armata del centro destra calabrese.

Per una volta la Calabria è in linea con quanto accaduto nel resto d’Italia.

La clamorosa vittoria di Nicola Fiorita nel capoluogo calabrese, con migliaia e migliaia di voti di distacco dal candidato sostenuto dal centro destra – che pure vantava quasi 14 punti di vantaggio nel primo turno di 15 giorni fa – deve essere analizzata nel suo significato più profondo per quel che significa il versante centrosinistra e quello più prettamente locale, ma non può non essere collegata ad una disfatta di proporzioni epocali di un centrodestra che era colà rappresentato dai maggiori esponenti regionali di Forza Italia (Mangialavori), Lega (Mancuso) e Fratelli d’Italia (Ferro).

Tutti e tre ci hanno messo la faccia e ne escono ora a pezzi dal ballottaggio di domenica. Non poteva essere diversamente se nella piazza forse storicamente piu’ moderata della Calabria i tre partiti hanno fatto a gara da almeno otto mesi a questa parte a farsi una guerra alla luce del sole, nemmeno nascosta, con candidati sindaci bruciati uno dopo l’altro e con il desiderio di approdare alla candidatura di Donato quasi come un’ancora di salvezza per non perdere la faccia.

Non è andata così e non poteva che andare così, per operazioni spericolate e pasticciate, camuffate da un finto civismo, buono per mascherare tutto ma che ormai sa di muffa stantia. Ne sa qualcosa il PD calabrese che ha perso due elezioni regionali in malo modo per avallare scelte romane francamente improponibili con quelle pezzature lontane dalla realtà, avulse da qualsiasi logica, calate dall’alto e che hanno finito col regalare alla Santelli prima e a Roberto Occhiuto poi una larga e comoda vittoria alle elezioni regionali.

Da Cosenza in avanti quella lezione forse è servita e le vittorie di Franz Caruso e Nicola Fiorita qualcosa dicono. Ma il cammino è lungo ancora e la strada in vista delle politiche del prossimo anno è densa di insidie per un partito ancora lontano da un vero radicamento sociale dopo lo tsunami dei commissariamenti.

Da Catanzaro parte, dunque, un importantissimo segnale per Roma, per quelle segreterie nazionali di partito che danno ancora retta ai cosiddetti portatori di voti, senza capire che nella società cresce imponente il bisogno di respirare a pieni polmoni.

Il voto di Catanzaro è una valanga, è uno tsunami, è un dato che azzera una storia politica da relegare nel dimenticatoio. Ha vinto il popolo. Ha vinto la democrazia. Ha vinto la gente normale. L’onda lunga parte da Catanzaro e travolgerà a breve gli altri livelli. Vedrete alle politiche come suoneranno le trombe del “mandiamoli a casa”. È finito a Catanzaro il tempo del “quanti voti hai”, “quanti voti porti”, senza neanche chiedersi, forse troppe volte, perché li hai e perché li porti. Merito di questo giovane professore universitario, volto pulito e sorridente, capace di mobilitare energie nascoste nelle pieghe di una città che all’improvviso ha scelto di svegliarsi e di darsi una possibilità.

Segno di una Calabria che cambia, che sta cambiando, che dovrebbe cambiare più in fretta. Il compito più arduo tocca in questo ambito al PD, che ha Cosenza e Catanzaro ha saputo scegliere e a mettersi anche in seconda fila rispetto a candidati non di partito ma non improvvisati. L’elettore è furbo e non si fa abbindolare come ha dimostrato mandando a casa gli improbabili candidati alla presidenza della Regione scelti da Boccia e compagni.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE