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CATANZARO – La svolta arriva all’ora di pranzo, quando si è concluso il vertice di Catanzaro al quale hanno partecipato la giunta regionale e diversi elementi della maggioranza. Ed è lo stesso Scopelliti a dare l’annuncio che fa uscire dall’incertezza: «Ci dimettiamo, si torna al voto: la Calabria ha bisogno di democrazia», ha detto il governatore. Il terremoto arriva poche ore dopo la sentenza con la quale il presidente della Regione Calabria a 6 anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici (LEGGI).

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All’uscita da palazzo Alemanni, dove si è svolto il vertice di maggioranza, il governatore ha detto: «Sono rispettoso delle sentenze. E’ necessario fare un passo indietro. Lo concorderemo insieme a questa grande squadra, la Calabria ha bisogno di un governo legittimato». Al termine della riunione con tutti i consiglieri di maggioranza, Scopelliti è uscito convinto della sua posizione. Si dimetterà, ovviamente seguendo l’iter necessario, come ha spiegato lui stesso: «C’è la necessità di vedere bene cosa prevede lo Statuto della Regione e, in particolare, ciò che la norma sancisce per trovare la scelta migliore che tutti insieme dobbiamo adottare». 

La riunione plenaria del centrodestra avrebbe registrato, secondo quanto trapelato, il tentativo di Forza Italia di fare riflettere il governatore che, però, è rimasto inamovibile. Da quello che è emerso, le dimissioni del presidente porterebbero alla decadenza della Giunta, mentre il Consiglio resterebbbe in carica per le azioni necessarie fino alla tornata elettorale che, a questo punto, sarebbe programmata per il prossimo autunno. Lunedì, intanto, resta convocata la seduta di Consiglio regionale.

I NOMI E I COGNOMI – Scopelliti ha usato parole dure: «Le mafie le combatteremo a viso scoperto, e quando servirà indicheremo i nomi e cognomi di coloro che hanno messo in ginocchio questa terra e pensano di continuare a condizionarla». Ha anche detto di non potersi esimere dal commentare la sentenza: «E’ clamorosa e lancia un messaggio inquietante per tutti gli amministratori di questo paese, perché significa che qualsiasi sindaco, a qualsiasi latitudine, qualsiasi assessore comunale o consigliere regionale o uomo delle istituzioni, può essere condannato. Io – ha aggiunto – ho firmato gli stessi atti che ha firmato il sindaco facente funzioni che mi ha sostituito. Quando chiesi alla dottoressa Fallara se si potevano fare lei mi disse di sì, il facente funzioni fece lo stesso, solo che lui ha avuto la possibilità di revocare gli atti io no, non essendo più sindaco». 

Il governatore ha poi commentato: «Da questa partita esco con la maglietta bagnata e a testa alta. Ora è il tempo di rassegnare le dimissioni. Ma non giuisca la sinistra. Non vince la politica. Questo non fa gioire nessuno». 

LE DUE ANIME DELLA MAGGIORANZA – «Torneremo», ha detto pure Scopelliti davanti a palazzo Alemanni, annunciando: «Lavoreremo e combatteremo la battaglia in postazioni diverse , ma non ci arrenderemo». Un primo incontro con i fedelissimi il governatore lo aveva già avuto in nottata, dopo la lettura della sentenza. Due erano le posizioni all’interno della maggioranza: c’è chi, come Fausto Orsomarso, consigliere regionale cosentino, pur se in polemica  con l’opposizione spinge per andare subito al voto, mentre una seconda linea è orientata ad andare avanti con un vicepresidente – da nominare al posto di Antonella Stasi che non è eletta e della giunta faceva parte con una nomina esterna al Consiglio – in attesa di preparare la successione a Scopelliti.

LA DATA E IL NODO DELLO STATUTO – Alla fine ha prevalso la linea che spingeva per il ritorno immediato alle urne. Una soluzione che era stata invocata anche dal Pd, con una nota del segretario Magorno subito dopo la sentenza. E già si guarda alla data: Scopelliti potrebbe sciogliere il Consiglio regionale prima di ricevere la sospensione (LEGGI L’ITER). E a questo punto la Calabria potrebbe andare alle urne a giugno. C’è però da risolvere la questione della legge elettorale e dello statuto, che è stato bocciato dalla Corte costituzionale in merito al numero dei consiglieri da eleggere. Una questione che potrebbe essere risolta da Palazzo Campanella se si riuscisse ad avviare una corsia preferenziale.

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