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Giusi Princi

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Stipendi diversi ai prof? La Calabria dice no

SAPPIA il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che non è vero che i presidi sono d’accordo con lui, in ordine alla sua proposta di differenziare lo stipendio dei professori, pagando di più quelli del nord rispetto agli insegnanti del sud.

In Calabria, per esempio, c’è una preside che non è affatto d’accordo con la trovata del ministro. Si tratta di una preside che, tra l’altro, è uno dei vicegovernatori del sud, Giusi Princi.

«L’ipotesi di differenziare gli stipendi del personale docente di alcune aree del Nord Italia, sulla base di un più alto costo della vita, non mi trova d’accordo» afferma categorica la vicepresidente della Regione Calabria, governata dal centrodestra.

«Sono piuttosto convinta – prosegue – che occorra contrattualizzare diversamente gli stipendi dei docenti italiani, al momento tra i più bassi d’Europa. Assicurare differenti trattamenti salariali alimenterebbe, invece, discriminazioni in una categoria già collassata da continue emergenze. Anche perché, è vero sì che al Nord troviamo un costo della vita superiore».

«Tuttavia – puntualizza la vicegovernatrice calabrese – occorre evidenziare che andrebbe economicamente incentivato anche il grande lavoro svolto dai docenti del Sud, in particolare dell’entroterra. Penso in particolare ai docenti della mia regione, che fronteggiano quotidianamente emergenze educative e situazioni socio-culturali ed economiche molto particolari, costretti a mettere in atto le più svariate strategie di lavoro (anche in orario extrascolastico) per rispondere ai molteplici bisogni degli studenti e delle rispettive famiglie e per garantire, quindi, il successo formativo di bambini e ragazzi. Senza dimenticare che nel Mezzogiorno i docenti sono chiamati ad affrontare quotidiane difficoltà pure dal punto di vista personale dei collegamenti infrastrutturali, andando a raggiungere zone tutt’altro che facili, pagando un deficit nei trasporti che al Nord non esiste».

«Sono certa – conclude Giusi Princi – che il ministro Valditara riserverà particolare attenzione al tema della progressione di carriera di tutti i docenti della scuola italiana, elemento indispensabile per loro la motivazione e per la credibilità di un’intera categoria che per tanto, troppo tempo è stata bistrattata anche a livello sociale».

Il “sì” dei presidi alla proposta del ministro, ieri, era arrivato attraverso una dichiarazione di Mario Rusconi, presidente dell’Anp Roma, associazione di presidi della Capitale.

«È una misura abbastanza sensata. Molti docenti – continua il dirigente scolastico – trovano posto di lavoro nelle regioni, ma non accettano perché il costo della vita è troppo alto; è una misura che dovrebbe essere estesa anche ad altri impiegati. È un problema il fatto che l’Italia abbia una economia con costi della vita molto diversi, in più chi lavora al nord ha i costi legati al pendolarismo, perché due volte al mese almeno va a trovare la famiglia che si trova al sud. Certamente, sul tema servirebbe una contrattazione sindacale apposita». La Cgil tirata in ballo, però, si già dichiarata contraria alla proposta con il “no” del segretario nazionale, Maurizio Landini.

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