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Jole Santelli subito dopo la vittoria elettorale

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COSENZA – Come ogni elezione che si rispetti, anche queste regionali 2020 hanno fatto registrare vincitori e vinti. La vincitrice per eccellenza è ovviamente Jole Santelli che a 51 anni diventa la prima presidente donna della Calabria. Un obiettivo raggiunto con un risultato larghissimo, andato oltre le previsioni della vigilia. Un dato ottenuto con grande abilità dalla deputata forzista che in questa vicenda ha mostrato tutta la stoffa politica di cui è dotata. Ha condotto una campagna elettorale molto sobria, improntata all’ottimismo e al sorriso. Un po’ in stile spot Fininvest anni ‘80 (con tanto di inno scritto da lei medesima), ma con tanta semplicità che ha creato la giusta empatia con i calabresi. Così Forza Italia è risultato terzo partito in Calabria, dopo il Pd e la Lega e con il 12,34%, conferma sostanzialmente il voto delle regionali 2014 (12,28%) e delle europee (13,32).

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In realtà il dato è bugiardo nel senso che sono almeno tre le liste che possono ricondursi all’area moderata forzista. C’è FI, poi la lista della Cdl creata dai fratelli Gentile, rimasti beffati dal meccanismo elettorale, e infine la lista Santelli presidente. Se sommiamo i risultati di queste tre liste arriviamo quasi al 30%. E’ questo lo zoccolo duro che ha dato la vittoria alla deputata forzista, zoccolo che la Santelli come dicevamo ha costruito con grande pazienza sfruttando il suo ruolo di coordinatrice regionale e anche le sue ottime entrature romane. Da Berlusconi in giù tutti le hanno dato una mano, anche i fratelli Occhiuto che la Santelli è riuscita a tenere dentro la coalizione senza mai cadere nella polemica nei loro confronti.

Se questo è il quadro, è evidente che il blocco sovranista non possiamo dire che abbia perso, ma di certo non ha sfondato come qualcuno si aspettava. La Lega è vero che era agli esordi in queste regionali ed è vero che è secondo partito in Calabria ad un soffio da Forza Italia, ma i pronostici della vigilia erano più alti. I dati finali dicono che il Carroccio ha raggiunto il 12,24%, perdendo 10 punti rispetto alle europee 2019. Se la Lega non è riuscita ad attuare il sorpasso sugli azzurri, lo deve essenzialmente alla provincia di Reggio Calabria, la stessa che nel 2018 aveva mandato al Senato Salvini, seggio poi assegnato a FI dopo un riconteggio. E’ proprio nel reggino che la Lega ottiene il suo peggior risultato regionale, registrando solo il 9,18%, oltre sei punti meno rispetto a di FI. Ma più complessivamente il risultato del Carroccio è figlio di diversi fattori. Il più evidente è che le argomentazioni chiave di Matteo Salvini in Calabria hanno attecchito relativamente. Il secondo è stata la gestione in questi mesi del partito. Il commissariamento da parte del deputato bergamasco Cristian Invernizzi si è tradotto in pratica in una specie di bavaglio agli attivisti locali. La scelta delle candidature, poi, ha lasciato molti con l’amaro in bocca al punto che tanti attivisti della prima ora si sono, di fatto, disimpegnati. La Lega comunque porta a casa quattro consiglieri: una buona base per progettare il futuro.

Restando ai sovranisti non possono certo essere soddisfatti i dirigenti di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni va bene in tutta la regione, passando dal 2,47% del 2014 al 10,85%, e migliorando, seppur lievemente, anche il dato delle europee (10,26%). L’idea di sorpassare i forzisti però non si è concretizzata e i pronostici della vigila non sono stati rispettati. Le premesse sembravano altre visto che nella legislatura Oliverio ben cinque consiglieri di maggioranza erano in procinto di passare con FdI. Alla fine nella circoscrizione Nord viene eletto il solo Luca Morrone, ultimo innesto nel partito e portatore di un consenso tutto sommato personale.

Bene invece il Pd che è primo partito. Qui bisogna rendere merito al segretario nazionale, Nicola Zingaretti, che ha perseguito con pervicacia un progetto di rinnovamento. Il no ad Oliverio ha messo in un angolo pezzi della vecchia e immutabile nomenklatura. A questi si sono aggiunti i no di Pippo Callipo ad alcuni portatori di voti. Il tutto ha dato speranza al popolo dem di un nuovo inizio che Zingaretti adesso deve continuare a perseguire. L’idea di lanciare un nuovo partito, aperto alla sardine e ad altri pezzi del mondo reale è davvero obiettivo perseguibile. Il 30% in fondo non è un risultato da buttare se si considera che la sinistra in Calabria è sparita. Non c’è stata la lista di Articolo 1 nè una della sinistra radicale, le sardine nonostante la leader Jasmine Cristallo hanno inciso poco o nulla come dimostra il dato sull’astensionismo.

A questo proposito chiudiamo con le formazioni anti casta. Se va concesso a Carlo Tansi l’onore delle armi per aver ottenuto un ottimo risultato partendo da zero, non così per Aiello. I veri sconfitti di questa competizione sono proprio i grillini, quasi scomparsi dalla scena politica nonostante avessero alle spalle una pattuglia di 15 parlamentari e nonostante la Calabria sia una delle regioni con una delle più alte percentuali di beneficiari del reddito di cittadinanza.

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