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La Camera dei deputati

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LA DATA da cerchiare in rosso sul calendario è quella del 13 ottobre. In agenda c’è la prima riunione delle nuove Camere con la costituzione dell’Ufficio provvisorio di presidenza e della Giunta delle elezioni provvisoria e la proclamazione dei parlamentari subentranti e, infine, l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento. I neoletti (che riceveranno in questi giorni la convocazione per la proclamazione dalle Corti d’appello) sono attesi a Roma già qualche giorno prima, il 10 ottobre, per gli adempimenti burocratici.

Chi farà parte del drappello di parlamentari calabresi? La domanda – pur arrivando a riparto seggi effettuato (e corretto) dal Viminale e ormai metabolizzato – non è fuori luogo. E non solo per i ricorsi pronti a partire (intenzionati a rivendicare il seggio sarebbero Andrea Gentile, Fulvia Caligiuri, Enza Bruno Bossio), ma perché i dati del Viminale, pubblicati sul portale Eligendo, sono ufficiosi: la ripartizione definitiva e la successiva proclamazione ufficiale degli eletti spetta all’Ufficio Elettorale Centrale nazionale della Cassazione e alle Corti di Appello. Visto il pasticcio a cui abbiamo assistito dopo il voto – con il riparto dei seggi sbagliato e modificato dal Viminale – c’è chi spera (e chi teme) che la Cassazione corregga ancora. Tutti i parlamentari coinvolti nel pasticciaccio del Viminale (diciotto) hanno presentato osservazioni presso le Corti d’appello.

Ci sono possibilità che il riparto muti? In teoria sì: Viminale e Cassazione attingono a fonti diverse per i propri calcoli. L’Interno deve affidarsi alla trasmissione ‘orale’ dei dati raccolti ai seggi, al termine delle operazioni, e trasferiti ai Comuni che provvedono a inserirli nel sistema. L’errore è dietro l’angolo in questi casi. La Cassazione lavora sui verbali cartacei dei seggi. Se un numero cambia (e non solo in Calabria, ricordiamo che per l’effetto flipper del Rosatellum basta una modifica in una regione per rimettere tutto in discussione), rischia di cambiare il riparto.

«I dati di Eligendo, come dico spesso, non sono neanche indiziari» commenta al telefono Oreste Morcavallo, avvocato amministrativista con una lunghissima esperienza in materia elettorale. «Non è finita fino a quando non è finita» scriveva su Facebook pochi giorni fa Michele Guaitini, segretario dei Radicali Perugia ed esperto di sistemi elettorali. Nel 2018 – spiega sempre Guaitini – si registrò ad esempio in Calabria uno scarto di 5mila voti tra i dati di Eligendo e quelli della Cassazione. Ed è sempre il segretario perugino dei Radicali a individuare un elenco di 8 possibili sorprese che potrebbe riservare il nuovo riparto. Alcune remote, dice, altre meno. In Calabria ne troviamo due. La prima riguarda il Pd, che ha perso un seggio (quello di Enza Bruno Bossio) guadagnato dal Movimento 5 Stelle (con Elisa Scutellà). «L’ultimo seggio con i resti è stato preso dal centrodestra con il centrosinistra non troppo lontano, 1795 voti di differenza» dice Guaitini. L’eventuale ricalcolo della Cassazione potrebbe far tornare in gioco il Pd. Il secondo caso riguarda il centrodestra. «Un seggio conteso tra Lega e Forza Italia per 2mila 736 voti. Se Fi riesce a ottenerlo perde il seggio Simona Loizzo e lo conquista Fulvia Caligiuri» scrive.

La risposta, comunque, non tarderà ad arrivare: la Cassazione potrebbe completare oggi le operazioni di riparto dei seggi tra i partiti e nelle circoscrizioni. A quel punto sarà finita? Ancora no, perché dopo la proclamazione ufficiale scatteranno i termini per i ricorsi. E c’è un elemento da non sottovalutare, spiega l’avvocato Morcavallo. «In tutta la circoscrizione Calabria ci sono state oltre 23mila schede nulle. Seimila solo nel collegio di Cosenza. E dai verbali risulta che tante sono state annullate perché la croce posta sia sul nome del candidato all’uninominale che sul simbolo di un partito collegato (modalità di voto ammessa e promossa anche negli spot istituzionali, ndr) è stata considerata un segno di riconoscimento – dice il legale – in barba al favor voti. Insomma, c’è molto da rivedere».

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