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Mario Occhiuto

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Il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto durante la discussione sul decreto Cutro ha spiegato perché ha scelto di non firmare l’emendamento del centrodestra che restringe la protezione speciale. «Dubbi su alcuni effetti, in commissione l’ostruzionismo del centrosinistra non ci ha permesso di discutere»

«I confini infatti non sono dei muri senza pietre ma neanche delle linee prive di significato: racchiudono idealmente un popolo che è poi una comunità in continua evoluzione, con valori e cultura e tradizione comune, che si è data delle regole».

Lo ha detto Mario Occhiuto, senatore di Forza Italia, nel suo intervento oggi a Palazzo Madama dov’è in corso l’esame della legge di conversione del decreto Cutro, che disciplina gli ingressi dei migranti. Occhiuto in premessa ha ribadito il proprio «apprezzamento» per l’impostazione assegnata dalla premier Giorgia Meloni sulle politiche migratorie.

Un’impostazione, ha detto, «che parte dai diritti delle persone». Ha citato l’annunciato piano Mattei per l’Africa, la richiesta di «coinvolgimento attivo dell’Europa», l’incremento dei «flussi regolari in entrata». Approvato anche lo stato d’emergenza per la gestione degli sbarchi.

Occhiuto definisce poi ​«meritoria e positiva» l’azione del Governo Meloni di rafforzamento dell’identità italiana. Ecco, dell’identità italiana fa parte come «tratto distintivo», aggiunge, «lo spirito dell’accoglienza, che non dobbiamo perdere».  

L’accoglienza, è questo il ragionamento che sviluppa Occhiuto, non è in antitesi con  ‘identità’. Tema piuttosto caldo in questi giorni, dopo la bufera scatenata dalle parole del ministro Lollobrigida sulla ‘sostituzione etnica’.

OCCHIUTO NELL’INTERVENTO SUL DECRETO CUTRO: «UN PAESE CHIUSO È UN PAESE MORTO»

«Nelle nostre città ci deve essere un posto per chi arriva da noi, perché sfugge alla miseria o alle guerre, e non deve essere un posto qualsiasi ma direi quasi un posto d’onore in modo che chi arriva si riconosca nei nostri valori e si senta nello stesso tempo a casa. Sono questi i temi dell’integrazione e dell’inclusione, sui quali è necessario fare cospicui investimenti se si ha a cuore la crescita sociale ed economica del nostro Paese. – ha detto il senatore nel suo intervento – Davanti abbiamo un futuro che sta in questa solida identità e nella capacità di integrare il nuovo, non solo di contenerlo spazialmente dentro i confini. Un Paese chiuso è un Paese morto».

«Non è solo un affare di buon cuore e di buon sentimento ma una esigenza di produzione di ricchezza, materiale e ideale, che è utile alle nostre imprese e alla società più in generale. – ha aggiunto – La sfida è quella di riuscire a creare le condizioni per costruire una possibilità di integrazione effettiva tra cittadini “antichi” e cittadini “nuovi”, una prospettiva di radicamento in modo che tutti si sentano a casa. Il nostro Paese e le nostre città come un’opera collettiva che si rinnova continuamente secondo una cultura di interscambio produttivo tra tradizione e innovazione». 

​T​utto questo «non vuol dire assecondare la filosofia no border (apertura indiscriminata dei confini) perché vanificherebbe in un colpo le idee che sono alla base di quel processo di inclusione sociale che mi è tanto caro​» ha proseguito.

GLI EMENDAMENTI OCCHIUTO «PER INCREMENTARE I FLUSSI»

«Proprio per questi motivi noi di Forza Italia abbiamo proposto degli emendamenti per incrementare i flussi regolari in entrata e per venire incontro alle richieste dell’Alto commissariato delle nazioni unite, a quelle di Confindustria in modo da assicurare alle imprese lavoratori, e riguardo all’accoglienza per i minori stranieri non accompagnati e per le persone con disabilità».​

Gli emendamenti, di cui Occhiuto è primo firmatario, hanno ricevuto il via libera dal Senato.

DECRETO CUTRO, OCCHIUTO: «PERCHÉ NON HO FIRMATO L’EMENDAMENTO SULLA PROTEZIONE SPECIALE»

​Non c’è invece la firma di Occhiuto, che in commissione Affari istituzionali è capogruppo di Forza Italia, sull’emendamento del centrodestra che pone una stretta sulla protezione speciale​.

«Ho  preferito non sottoscrivere personalmente l’emendamento che riguarda la protezione speciale perché pur essendo sicuro dei buoni intenti e della buona fede di chi lo propone, che è quella di ridurre i pretesti per l’immigrazione clandestina, avevo e ho dei dubbi riguardo ad alcuni effetti che potrebbero involontariamente generarsi nei confronti di chi si è già integrato, di chi lavora e ha creato una famiglia nel nostro Paese» ha spiegato in aula.

«Purtroppo – ha aggiunto – non è stato possibile un confronto sereno con l’opposizione. Sono stati presentati ​in prima commissione in modo strumentale e pretestuoso circa 400 emendamenti che hanno impedito la discussione».

Affido queste mie riflessioni al Governo e al presidente del Consiglio Meloni nella consapevolezza che sapranno tenerle nel giusto conto e – nel caso di possibili distorsioni – correggere con il buon senso e con l’umanità che li contraddistingue, le problematicità che eventualmente potrebbero verificarsi. Perché (nonostante le buone intenzioni e il buon lavoro svolto dal Governo) nessuno in questo caso può dire di avere una ricetta perfetta per la soluzione di un problema epocale e così complesso».

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