X
<
>

La sede della Provincia di Cosenza

Condividi:
3 minuti per la lettura

LA BOZZA c’è. E «a breve» diventerà legge, portando con sé il ritorno delle “vecchie” Province e l’abrogazione delle norme con cui la Delrio le aveva trasformate in enti di secondo livello, eletti da sindaci e consiglieri comunali e non dai cittadini. Giovedì scorso il comitato ristretto per la riforma delle Province costituito al Senato – di cui fa parte il calabrese Mario Occhiuto – ha completato la bozza della nuova disciplina in materia di funzioni fondamentali, organi di governo e sistema elettorale delle Province e delle Città metropolitane. È la sintesi di nove diversi testi proposti dai gruppi parlamentari. «A breve avremo la nuova legge per l’elezione diretta dei presidenti e dei Consigli delle Province italiane» è l’auspicio su Facebook, del senatore Occhiuto. Cosa prevede la bozza della proposta di legge? Giunte provinciali composte da un minimo di 4 a un massimo di 8 assessori (con il rispetto delle quote di genere), in base al numero dei residenti. I consigli provinciali, invece, avranno dai 20 ai 30 componenti (per puntare al massimo, tanto qui che per la Giunta, servirà una popolazione di oltre un milione di abitanti). Le cariche di assessore e consigliere provinciale saranno incompatibili: si introduce la figura del consigliere “supplente” (quella che invano si è cercato di portare nel consiglio regionale calabrese) che occuperà lo scranno finché il ‘titolare’ avrà ancora il suo posto in Giunta.

IL SISTEMA ELETTORALE

Si vota con doppio turno, ma per vincere al primo sarà sufficiente raggiungere il 40 per cento dei voti validi. Una norma che il centrodestra punta ad allargare anche ai grandi Comuni, per cancellare di fatto il ballottaggio. Escluso il voto disgiunto, sarà possibile invece esprimere una doppia preferenze, purché di genere. Le province saranno suddivise in collegi plurinominali (a individuarli sarà il Governo), con assegnazione di un numero di seggi non inferiore a 3 e non superiore a 8. Seggi che saranno assegnati con il metodo d’Hondt: per accedere al riparto bisognerà però superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Alla coalizione che vince sarà attribuito il 60 per cento dei seggi disponibili.

L’APPLICAZIONE DELLA LEGGE

Dall’entrata in vigore della legge, il Governo avrà dodici mesi di tempo per disegnare i nuovi collegi plurinominali in cui le circoscrizioni elettorali delle province saranno articolati. Tuttavia, si potrà andare al voto anche prima che l’esecutivo ottemperi a questo adempimento. Le norme transitorie prevedono che si vada al voto con la nuova disciplina elettorale nel primo turno utile dopo la scadenza dei consigli provinciali in carica alla data di entrata in vigore della nuova legge. E in assenza dei nuovi collegi, si prevede che la circoscrizione elettorale venga articolata in un unico collegio, corrispondente al territorio della provincia (o della città metropolitana).

QUANTO COSTERÀ IL RITORNO DELLE PROVINCE

La proposta di legge delega al Governo il riordino del sistema di funzionamento delle Province , della normativa in materia di indennità e l’attribuzione di eventuali nuove funzioni. In attesa di questi decreti legislativi e in prima applicazione, spetterà a un decreto del presidente del Consiglio – da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge – l’individuazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali da assegnare alla province. Nel frattempo, però, un primo costo è stato definito dalla proposta e serve a coprire l’attuazione degli articoli che disciplinano le nuove tornate elettorali: 225 milioni di euro annui, a decorrere dal 2024.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE