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REGGIO CALABRIA – Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge De Masi. La proposta prevede l’assegnazione di un punteggio superiore pari al dieci percento del “parametro numerico finale” in fase di aggiudicazione di una gara di appalto per quelle aziende che sono state riconosciute vittime “di atti di criminalità organizzata, fatti usurari ed estorsivi o di aver assunto nei procedimenti penali ad essi relativi, il ruolo di testimoni di giustizia”. Il Consiglio, come ampiamente previsto, ha approvato all’unanimità. Una legge però che rischia l’impugnativa da parte del governo per conflitto sul codice degli appalti, di materia statale.

Ma non per questo da cestinare. Quella di De Masi, per come ribadito nel dibattito in aula, è una vera e propria “legge-simbolo” che ha come obiettivo anche «smuovere» lo Stato a prendere provvedimenti. La consapevolezza della “fragilità” della legge è trasversale. Lo ribadisce dall’opposizione Amalia Bruni (Pd) e Ferdinando Laghi (De Magistris presidente) che si augura una «ricaduta pratica» e auspica una sorta di analisi costante della sua operatività a «sostegno di quegli imprenditori che con coraggio si sono opposti alla ’ndrangheta».

«Il racconto che le istituzioni devono dare è di una Calabria che sa ribellarsi ai poteri criminali – dice il presidente Roberto Occhiuto nel suo intervento – Il danno maggiore della ’ndrangheta è un danno reputazionale». Il riferimento ai potenziali investitori da fuori regione “spaventati” dalla presenza mafiosa sul territorio. «Non si rendono conto però che la ‘ndrangheta ce l’hanno sotto casa, molti di questi poteri criminali oggi hanno centri investimento fuori dalla Calabria».

«Queste persone – continua Occhiuto – non possono essere lasciate da sole» e sul rischio impugnativa la posizione è chiara: «Pure esponendoci ad una impugnativa il Consiglio può avviare una discussione a livello nazionale su come cambiare le normative e il codice degli appalti a vantaggio delle aziende e degli imprenditori che denunciano». La legge dunque «ha un altro valore simbolico e sostanziale. Siamo stanchi di registrare nel dibattito pubblico nazionale la solita discussione sui temi di contrasto alle mafie, dobbiamo farlo con strumenti per stare a fianco di chi è colpito». la legge dunque «serve ad animare il dibattito. Perché poi dovremmo fare molto molto di più».

Il tema che solleva il presidente della Regione è quello dei sequestri preventivi e delle confische. Procedimenti spesso non conclusi «Però alla fine – rimarca Occhiuto – quelle aziende vengono restituite fallite. Qualche mese fa in Giunta abbiamo deliberato di istituire a spese della regione una task force per dare assistenza tecnica agli amministratori, ma il tema vero è che se una azienda viene sequestrata la banca chiude i rubinetti del credito. Per questo stiamo ragionando sulla possibilità di istituire una società regionale che possa svolgere le funzioni di “veicolo” accedendo al credito per conto di queste aziende».
Il testo dunque diventa «un atto dovuto per De Masi, che è diventato un simbolo di resistenza. Ed è bello che il Consiglio si stringa attorno a lui e a tutti quelli come lui, purtroppo ancora troppo pochi, che hanno avuto il coraggio di denunciare».

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