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Il consigliere regionale Carlo Guccione

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COSENZA – Carlo Guccione, da consigliere regionale del Pd, ha caratterizzato il suo impegno politico  in mille battaglie sulla sanità calabrese. Ora che Enrico Letta lo ha nominato responsabile  nazionale Sanità per il Mezzogiorno, non ha nessuna intenzione di mollare la presa.

Guccione come vede la situazione della sanità in Calabria?

«Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro e tornare a dieci anni fa, quando il Governo  decise di commissariare il nostro servizio sanitario. I motivi risiedevano nel debito,  presunto, di circa un miliardo di euro, in un disavanzo di oltre 100 milioni di euro e nei Lea  sottosoglia. Ad oggi il debito non è stato ancora quantificato, si parla di un deficit che  sfiorerebbe i due miliardi e mezzo, quindi più del doppio di quando siamo partiti. Dobbiamo usare il condizionale perché l’Asp di Reggio non presenta  bilanci dal 2013 e quella di Cosenza non ha presentato i bilanci consuntivi dal 2018. In  tutto questo i Lea (Livelli essenziali di assistenza) sono fermi a 125 punti, ben al di sotto  dei 162 considerati il livello minimo dal Governo. Per non parlare di tutta la partita del  contenzioso che solo a Cosenza sfiorerebbe un miliardo di euro. Le do anche un altro  dato. In questi dieci anni i calabresi rispetto agli altri italiani hanno pagato un miliardo in  più a causa delle addizionali regionali, Irpef e Irap, portate al massimo per contenere il  disavanzo. Insomma ci troviamo  evidentemente di fronte ad un fallimento dell’istituto del commissariamento».

Adesso però commissario è Roberto Occhiuto. Questo ci dà speranza?

«Può essere una buona notizia a condizione che il presidente abbia  pattuito un cambio delle regole sul Piano di rientro con particolare riferimento al blocco del  turn over che deve essere assolutamente rimosso. Servono poi strumenti adeguati e  maggiori competenze per affrontare la montagna di contenzioso delle aziende sanitarie e  ospedaliere calabresi che produce interessi passivi mostruosi, spese legali, spreco di  energie e spesso, pagamenti doppi o tripli di titoli di credito».

Mi pare che su questo Occhiuto ci sia e poi che altro?

«Bisogna affrontare in maniera strutturale il problema del debito. Non è possibile, ad  esempio, che nel sistema sanitario calabrese ci siano servizi che vanno avanti di proroga  in proroga, in alcuni casi da 15 anni. Una circostanza che non garantisce sulla qualità ed  economicità del servizio rispetto allo svolgimento di gare d’appalto. Penso che il punto  principale sia lo sblocco del turn over. Abbiamo tanti decreti commissariali che sono  rimasti e rimangono sulla carta proprio per mancanza di personale».

Ci faccia qualche esempio…

«Rispetto a quanto previsto nei decreti ad esempio abbiamo meno posti letto per acuti. Nella sola provincia di Cosenza parliamo di circa 420 posti letto in meno. Il secondo  esempio viene, purtroppo, dall’attualità. Cinque anni fa il decreto 89 disegnava il sistema  delle terapie intensive pediatriche. Nel decreto si prevede la realizzazione di quattro posti  letto aggiuntivi di terapia intensiva pediatrica all’ospedale Annunziata. Quello che non si  dice è che si trattava di una situazione temporanea in attesa di realizzare una nuova unità  operativa complessa, quale reparto autonomo ad alta specializzazione e centro di riferimento regionale per le emergenze/urgenze pediatriche. L’unità doveva nascere in un Hub ospedaliero che doveva essere individuato con  successivo e separato atto. Da quanto si legge nelle carte però non c’è stato l’accordo su  quale ospedale doveva ospitare l’unità e oggi siamo ancora ad una soluzione transitoria  che è Cosenza».

Qui il personale c’entra poco, mi pare più un problema burocratico o politico al massimo…

«In questo caso sì. Ma aumentare i servizi ospedalieri e territoriali senza un incremento del  personale mi sembra miracolistico e non credo che Occhiuto abbia la capacità di  moltiplicare i pani e i pesci. Dal 2009 ad oggi, grazie al combinato disposto di quota 100 e  blocco del turn over, sono andati via e mai sostituiti migliaia di medici, infermieri, Oss e  tecnici. Il che è un vero paradosso».

Se consideriamo gli indici di occupazione della Calabria lo è davvero…

«Non solo, Dobbiamo tenere presente che il vero paradosso è che la Calabria ha una  montagna di risorse da investire in sanità, molte delle quali rinvenienti da molti anni e mai utilizzate. Da questo ragionamento escludo poi i tre grandi ospedali (Sibaritide, Vibo  Valentia e Gioia Tauro) che sono stati finanziati nel 2005 ma che non hanno ancora visto  la luce».  

E quali sarebbero queste risorse?  

«Secondo le carte abbiamo accumulato nel bilancio regionale circa due miliardi da investire  in sanità»  

Come?  

«Sì, due miliardi. Vuol sapere cosa sono? Costruzione nuovo ospedale Cosenza (373  milioni) e Catanzaro (176 milioni); Cittadella della salute di Cosenza (40 milioni) e  Catanzaro (altri 40); ammodernamento dei presidi ospedalieri di Crotone (25 milioni),  Lamezia Terme (20), Mater Domini (25), Locri (25), Case della Salute (49 milioni). Ancora  180 milioni per il Gom di Reggio Calabria, 36 milioni per gli ospedali Riuniti, 86 milioni per  l’acquisto di Tac, Risonanze magnetiche, mammografi di ultima generazione, 10 milioni  per l’acquisto di strumenti di radioterapia oncologica».

E perché non si spendono questi soldi? Sono ancora disponibili o sono solo sulla carta?

«Sono ancora disponibili e a riprova di ciò è stata sottoscritta una convenzione siglata  dall’ufficio del commissario con Invitalia, contenuta nel Dca 77/2020, che avrebbe dovuto  accelerare l’iter di realizzazione dalla progettazione all’appalto, ma non si è fatto nulla».

Non si è mosso nulla?

«Per la verità Invitalia, su direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha  predisposto una procedura di massima urgenza per 21 lotti di lavori e servizi legati  all’edilizia sanitaria e all’implementazione tecnologica. Ci sono un miliardo e 40 milioni  destinati ad aumentare i posti letto in terapia intensiva e semi intensiva e per la  separazione dei percorsi nei Pronto soccorso dedicati ai pazienti Covid. La quota relativa  alla Calabria si aggira sui 50 milioni. Nessuno però sa a che punto è la gara, se è stata  aggiudicata o meno. L’unica cosa che sappiamo è che si doveva presentare domanda l’8  ottobre 2020».

Tutti questi soldi ci darebbero una bella mano…

«Grazie a questi fondi noi potremmo avere una sanità davvero all’avanguardia».

E invece?

«Invece è tutto fermo. Ritengo che si debba mettere su una task force per accelerare questi  interventi e soprattutto serve una forte volontà politica nel chiedere procedure semplificate. Il modello resta sempre il ponte Morandi a Genova, opera imponente che si è riuscita a  concludere in meno di un anno. Vorrei aggiungere che creare delle strutture ospedaliere  con percorsi dedicati ai pazienti Covid è particolarmente importante per la Calabria».

Perché?

«Se guardiano gli effetti della pandemia sul nostro sistema sanitario notiamo un drastico  calo delle prestazioni. Le do solo qualche dato per non essere troppo noioso: nel periodo  settembre 2019/settembre 2020 la sola Asp di Cosenza ha avuto una contrazione di due  milioni di prestazioni. In particolare, ci sono stati 5930 ricoveri in meno, 2917 interventi  chirurgici in meno, meno 368.468 prestazioni di specialistica ambulatoriale. Tanti calabresi  non si sono potuti curare».

E quindi?

«Oggi abbiamo una grande opportunità che è il Pnrr che ci consente di avviare una vera riforma del nostro sistema sanitario. Fra l’altro il Piano fa una scelta netta che è quella  della sanità territoriale e di prossimità, della digitalizzazione e della telemedicina. È una  grande occasione per la Calabria ma a condizione che questo processo sia partecipato  con i sindaci, gli amministratori locali, gli enti intermedi e le associazioni. Non  è un processo che può essere governato da un uomo solo al comando. Serve  concertazione per individuare i servizi necessari».

Leggo una velata critica al presidente

«No, assolutamente. Dico solo che se Occhiuto vuole iniziare bene deve partire proprio da  questo, dall’ascolto del territorio in modo da arrivare a decisioni condivise, altrimenti  rischiamo che il Pnrr diventi l’ennesima occasione persa per la Calabria».

E voi come Pd che cosa avete intenzione di fare?

«Bene ha fatto Nicola Irto a lanciare l’idea di questi stati generali della salute che terremo  dopo un lavoro preparatorio di ascolto che dovrebbe poi in primavera sfociare in questa  iniziativa pubblica. Questo è il contributo che il Pd vuole dare e sono sicuro che Occhiuto  saprà apprezzarlo».

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