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«BASTA. La classe medica non ne può più. Ed è pronta ad azioni clamorose di rivolta». Il “no” del Senato di pochi giorni da all’emendamento che avrebbe dovuto istituire dei ristori anche per le famiglie dei medici deceduti a causa del Covid è l’ultimo atto tragico a due anni di distanza dall’inizio dell’epidemia. Uno “schiaffo” a tratti inspiegabile, ancor di più in una regione come la Calabria, che conta diversi dottori ed operatori sanitari nei suoi oltre duemila decessi per Covid a partire da febbraio 2020.

L’indignazione la incanala Filippo Maria Larussa, il segretario regionale Anaao-Assomed. «E’ una vergogna – dice – uno scandalo insopportabile. Un’offesa intollerabile alla dignità di chi ha sacrificato la vita. Nonostante gli accorati appelli di Sua Santità e del presidente Mattarella alla gratitudine verso chi ha affrontato la pandemia a mani nude sacrificando la propria vita, bisogna scontrarsi con l’indifferenza di una politica attenta solo a conservare le proprie poltrone e i suoi lauti, immeritati, emolumenti. Una politica che a parole inneggia alla qualità e allo stoicismo di chi assiste i pazienti, ma è pronta soltanto a ricompensarli con un un profluvio di fiction televisive e di sceneggiate, di manifestazioni di solidarietà solo a parole».

Non c’è solo la beffa per i familiari dei medici deceduti, in Calabria ancora oggi i dottori sono in attesa di ristori misteriosamente “scomparsi” nella fase iniziale dell’epidemia. Il punto è quello dei premi covid non liquidati dallo Stato tra marzo e giugno 2020. Nel ginepraio dei fondi non rendicontati e soltanto ora avviati a verifica con decreto del commissario ad acta, ci sono almeno 17 milioni e mezzo di euro che erano destinati al comparto e oggi persi in rivoli non ancora chiari. La struttura ha avviato verifiche su quanto è stato speso e in che modo.

«In Calabria – insiste Larussa – resta nel limbo anche chi ha avuto la fortuna di sopravvivere. Nonostante le buone parole e gli atti della giunta presieduta da Occhiuto, le Aziende a livello periferico tardano a definire l’iter. E così la Calabria resta l’unica regione italiana dove i premi ai cosiddetti “eroi” sono confinati nel limbo delle pie intenzioni. Penso che le provocazioni nei confronti di medici e operatori sanitari – chiude il segretario Anaao – non abbiano mai raggiunto un livello così alto».

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