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CATANZARO – «La macchina della sanità calabrese si sta rimettendo in moto. C’è voluto tempo, ma lo stiamo facendo grazie a misure contingentali e di emergenza, come l’arrivo dei medici cubani (i primi 54 a giorni saranno qui), e a provvedimenti sul personale che invece puntano al medio e lungo termine». Così Giuseppe Profiti, commissario straordinario di “Azienda Zero”, la nuova struttura che accentrerà su di sé il governo della sanità della Regione Calabria.

Sull’arrivo degli specialisti da Cuba, «si stanno espletando le ultime formalità» ma «arriverà a giorni il primo gruppo». In totale saranno 500 i camici bianchi cubani a lavorare in Calabria. Ma Profiti traccia i prossimi provvedimenti che puntano a cambiare la cronica carenza di specialisti in Medicina della Calabria. «Puntiamo a incentivare il personale già presente nella Regione, con iper-remunerazioni nell’emergenza-urgenza, poi ci sarà un maxi concorso per medici che offrirà contratti a tempo indeterminato – evidenzia il manager – Vogliamo anche stabilizzare chi lavora nella nostra sanità mettendo fine anche al precariato. Stiamo rimettendo in moto la macchina, ci vuole tempo ma il nostro obiettivo è farla camminare spedita». «Non dimentichiamo che siamo andati a dormire pensando che il fabbisogno di medici fosse di un certo numero – ricorda Profiti – e ci siamo svegliati con il Covid e abbiamo visto che ne serviva il doppio o il triplo».

Il rilancio del sistema sanitario calabrese passa anche dalla valorizzazione dei giovani laureati nelle università della Regione. «Dobbiamo invertire il flusso, per anni sono stati formati bravi medici che andavano poi a lavorare al Nord – suggerisce – Ora dobbiamo creare le condizioni economiche per tenerli qui, offrire una posizione professionale e le strutture per lavorare al meglio. Tutto questo ribadendo che il metodo sarà quello della meritocrazia».

GLI SPECIALIZZANDI

L’accordo sulla formazione degli specializzandi dell’Università Magna Graecia nelle strutture sanitarie regionali è stato rimodulato nel monte ore settimanale. Il caso era stato sollevato dal Quotidiano poche settimane fa a fronte della levata di scudi di Giammaria Liuzzi, responsabile nazionale Anaao Giovani e Filippo Larussa, componente dell’esecutivo nazionale Anaao. Il “nodo” erano le ore settimanali richieste agli specializzandi per l’attività formativa pratica e teorica.

Lo schema utilizzato è una copia dello schema di accordo che il Miur aveva presentato alle Regioni in attuazione delle disposizioni decise dalla legge del 30 dicembre 2018 numero 145. Quello che cambiava in Calabria erano le ore che gli specializzandi avrebbero dovuto spendere all’interno delle strutture sanitarie, 32 a settimana secondo lo schema ministeriale, 30 ore a settimana se si legge l’accordo Regione-Umg e tra le 30 e le 32 ore se si guarda al provvedimento in Gazzetta ufficiale.

Questo avvitamento burocratico ha comunque un impatto per i circa 500 specializzandi pronti ad entrare nel sistema regionale in una situazione di estrema carenza di personale. In un anno gli specializzandi avrebbero perso 1.716 euro, 132 euro netti al mese per un totale di otto ore in meno mensili. La questione, a giudicare i contenuti dell’ultimo Dca che rimodula l’accordo Umg-Regione, era stata sollevata proprio il 29 agosto dopo l’articolo pubblicato dal Quotidiano. Con una nota la Regione «ha invitato l’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro a valutare l’opportunità di implementare il suddetto monte ore settimanali dedicate all’attività lavorativa e all’attività formativa pratica a 32 ore settimanali, in conformità a quanto stabilito, come monte ore massimo (…) tenuto conto delle esigenze espresse dalle Aziende del Servizio Sanitario Regionale».

A questa osservazione l’Università ha risposto il primo settembre, manifestando «la disponibilità a modificare l’accordo portando il monte ore settimanale dedicato all’attività lavorativa e all’attività formativa pratica da 30 a 32 ore settimanali. L’ultimo atto risale al sette di settembre quando l’Umg ha inviato il nuovo testo dell’accordo con le ore “ripristinate”.

I PRECARI IN PIAZZA

Intanto ieri davanti alla Cittadella si sono riuniti i cosiddetti “precari Covid” in una protesta guidata dall’Usb sanità Calabria. Una protesta «per rivendicare il pagamento dei premi Covid agli “eroi” che hanno lavorato durante la fase peggiore del periodo pandemico e la stabilizzazione dei contratti dei lavoratori che, in ottemperamento della Legge 234, hanno conseguito i 18 mesi di servizio in un Ente del Sistema Sanitario Nazionale entro il 30 giugno 2022. È necessario ricordare che la Regione Calabria è stata l’unica in Italia, ad oggi, a non erogare i premi Covid. Una cosa ancora più grave se si considera la cornice di una sanità messa in ginocchio da 12 anni di piano di rientro illegittimo, in cui lavorare diviene sempre di più un sacrificio per via della cronica assenza di personale, assenza alla quale l’amministrazione Occhiuto finora ha risposto soltanto con misure estemporanee e di facciata. Nel frattempo continua il saccheggio di risorse, esperienze e liquidità da parte della sanità privata che, priva del fardello degli interventi di emergenza e urgenza, continua a macinare profitti e promuove, attraverso la politica locale, i tagli agli ospedali pubblici».

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