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COSENZA – La sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il blocco dei pignoramenti fino al 2025 rischia di produrre un effetto a catena per nulla allegro per il sistema sanitario calabrese. Il punto è che in attesa che venga colmato il “buco” legislativo con un nuovo intervento, più breve, sul blocco dei pignoramenti c’è la possibilità che parta l’assalto alla diligenza da parte dei fornitori. Assalto giudiziario che rischia di prosciugare la cassa delle aziende mettendo ancora più in difficoltà un sistema che a fatica cerca di mantenere un equilibrio economico già di per sé molto precario.

Il punto è nel “fondo rischi” delle aziende, che a questo punto potrebbe non essere sufficiente. L’assalto dei fornitori ha un effetto deleterio sulla cassa, il recupero coatto con annesse spese legali da tenere in considerazioni ha un effetto immediato sulla liquidità. Ci saranno meno soldi da impegnare nei (pochi) servizi e un progressivo ingrandirsi del buco. Insomma pur non incidendo sulla “cilindrata” del debito che, ricognizione o meno, resta comunque quello, va a togliere la “benzina” a disposizione delle aziende sanitarie per far girare il motore. In altre parole si rischia un nuovo crack finanziario di difficile gestione.

Anche perché ci sarà da tenere conto anche delle storture del sistema. In assenza di controlli rigorosi e flussi aggiornati in tempo reale chi garantirà che i pagamenti effettuati via giudiziaria non sono in realtà fatture già pagate in tempi non sospetti? Per non parlare dello spropositato lievitare delle richieste da parte di aziende specializzate nel recupero, da tempo onnipresenti nelle faccende legate alla gestione dei crediti dei fornitori, con conseguente aumento delle richieste economiche.

La questione è stata anche sollevata dal consigliere regionale Pd Ernesto Alecci, che si è detto «preoccupato da quello che potrà accadere alla sanità calabrese all’indomani dell’emanazione della sentenza della Corte Costituzionale». La sentenza «espone di fatto tutte le Aziende Sanitarie calabresi ad operazioni di pignoramento e recupero coatto del credito da parte dei creditori muniti di titolo. Una situazione gravissima che potrebbe mettere in ginocchio interi apparati e intere strutture, con ricadute drammatiche sulle normali attività sanitarie offerte. Pertanto, da oggi, nell’affrontare i gravi ed irrisolti problemi della sanità calabrese il presidente della Regione Calabria e commissario alla Sanità Roberto Occhiuto dovrà fare i conti con questa nuova realtà generata dalla pronuncia della Corte Costituzionale. E dovrà necessariamente concertare con il Governo nazionale una nuova soluzione, anche transitoria, con cospicue coperture finanziarie, per evitare l’ennesima beffa ai danni dei calabresi. In ogni caso, ritengo indifferibile che il Commissario promuova un confronto per esaminare ed approfondire l’impatto che potrà produrre questa sentenza sull’equilibrio economico-finanziario, già claudicante, delle Aziende Sanitarie calabresi, le quali potrebbero essere travolte da innumerevoli pignoramenti. Nell’ottica di un’opposizione seria e costruttiva, come sempre, mi dichiaro pronto al dialogo e alla collaborazione nella speranza che il commissario Occhiuto senta il bisogno di discutere dell’argomento anche in Consiglio Regionale. Quello che a me interessa unicamente è che non venga penalizzato l’aspetto assistenziale e che l’ammalato resti al centro delle attività delle Aziende sanitarie calabresi».

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