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REGGIO CALABRIA – Lo ha incastrato il dna, rilevato 10 anni fa sul luogo di una rapina nell’ufficio postale di Gioiosa Jonica. Tracce che sono rimaste per anni custodite negli archivi biologici dell’Arma e comparati oggi con quelle di un indagato che è risultato perfettamente compatibile.

È finito così in manette, dopo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Locri un 30enne di Gioiosa Jonica. L’uomo, è risultato essere il malvivente che, armato di coltello e coperto da passamontagna, avrebbe commesso una tentata rapina e una rapina agli uffici postali di Caraffa del Bianco (RC) nel 2018 e Gioiosa Jonica (RC), nel 2010. È stato grazie ai rilievi dei Carabinieri sul luogo dell’ultimo tentato colpo a Caraffa del Bianco, a consentire l’individuazione del rapinatore, attraverso le testimonianze di chi si trovava in zona quel giorno, e grazie anche alle immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza del paese, della caserma Carabinieri di Caraffa del Bianco e dell’ufficio postale.

I Carabinieri, inoltre, avevano ritrovato per strada i berretti passamontagna di cui i rapinatori si erano disfatti durante la fuga. Sono entrati in azione, così, i Carabinieri del Ris di Messina, che hanno effettuato una comparazione tra le tracce biologiche dell’unico indagato e quelle trovate su uno dei berretti di lana. Secondo i risultati resi noti dai Carabinieri stessi, «esiste un forte rapporto di verosimiglianza – l’ipotesi è di 1,045 milioni di volte più probabile rispetto all’ipotesi contraria – che le tracce esaminate siano state generate proprio dall’odierno arrestato, risultato l’autore anche di una precedente rapina, ad un altro ufficio postale, nel 2010 a Gioiosa Jonica».

In quell’occasione un soggetto armato di coltello era riuscito a prelevare, minacciando un impiegato, circa 28.000 euro in contanti, per poi fuggire a piedi per le vie del centro. I Carabinieri di Roccella Jonica, però, controllando minuziosamente la via di fuga del rapinatore, erano riusciti a trovare un berretto di lana e un maglione pullover, compatibili con quelli indossati dal rapinatore al momento della rapina.

Elementi che, allora, si erano rivelati insufficienti a proseguire le indagini. A distanza di dieci anni, però, le indagini scientifiche del Ris di Messina hanno dimostrato inequivocabilmente che il pullover era stato indossato dalla stessa persona che, otto anni dopo, ha commesso la tentata rapina all’ufficio postale di Caraffa del Bianco. Sono dunque scattate le manette per il 30enne, il quale dovrà ora rispondere del reato di rapina e tentata rapina in concorso. Al termine delle formalità di rito, l’uomo è stato associato alla Casa Circondariale di Locri.

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