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La pattuglia era intervenuta per sedare una rissa, ma ne è nata un’aggressione che avrebbe provocato la reazione del militare. Altri tre militari feriti

ROSARNO (RC) – Un extracomunitario, Sekine Traore, ha ferito un carabiniere che ha reagito sparandogli con la pistola di ordinanza ed uccidendolo. E’ successo nella tendopoli di San Ferdinando, che nel periodo invernale ospita migliaia di extracomunitari impegnati nella raccolta delle arance nella piana di Gioia Tauro.

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Il militare è intervenuto insieme ad altri colleghi e ad alcuni poliziotti per sedare una lite tra due extracomunitari. Uno dei due migranti avrebbe iniziato il lancio di oggetti contro i militari, fin quando ha colpito un carabiniere con un grosso pezzo di ferro, procurandogli una profonda ferita alla fronte, vicino agli occhi. Il militare, ferito e sanguinante, ha reagito sparando e uccidendo l’uomo.

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Nella rissa sono rimasti feriti altri tre appartenenti alle forze dell’ordine, uno dei quali avrebbe riportato la frattura della mandibola. L’immigrato morto aveva 26 anni ed era originario del Mali. 

Sul posto è intervenuto il procuratore della Repubblica di Palmi, Ottavio Sferlazza, ed i vertici del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria. 

La zona è presidiata da diverse pattuglie delle forze dell’ordine, mentre la polizia scientifica ha avviato i rilievi nella tenda dove si è scatenata la lite. Sono 500 i migranti che vivono nella struttura in condizioni difficili.

La ricostruzione

Questa la ricostruzione dell’accaduto secondo quanto chiarito dagli inquirenti: «Alle 09.30 circa all’interno di una tenda si verificava un’aggressione ad opera di un cittadino maliano nei confronti di due altri extracomunitari. L’aggressore aggrediva improvvisamente, per futili motivi ancora poco chiari, forse connessi con la richiesta di una sigaretta, un cittadino del Burkina Faso, ferendolo con un fendente all’avanbraccio destro, e successivamente aggrediva l’altro, ghanese, tentando di rapinarlo del borsello contenente circa 250 euro. A questo punto le vittime fuggivano dalla tenda, mentre altri extracomunitari, intimoriti dal trambusto, avevano chiamato i Carabinieri». La pattuglia è sopraggiunta poco dopo tentando di «parlare con il cittadino maliano, rassicurandolo e cercando di riportarlo alla calma; questi tuttavia, in evidente stato di alterazione psicofisica, continuava a brandire il coltello, colpendo con dei fendenti ripetutamente le pareti della tenda, e, con fare deciso e minaccioso, cercava di attingere chiunque gli si avvicinasse. Nel frattempo sopraggiungeva in supporto un’altra pattuglia dei Carabinieri ed una della Polizia di Stato che si univano ai molteplici e prolungati tentativi di ricondurre la persona alla calma, intimandogli di posare il coltello a terra. Ogni tentativo risultava però vano tanto che l’uomo, dopo aver lanciato pietre ed altri oggetti contro gli operanti, si avventava contro di loro colpendo con un fendente al volto, all’altezza dell’occhio destro, uno dei militari intervenuti».

Malgrado l’uomo sia stato allontanato «si è scagliato ancora una volta contro il militare precedentemente ferito al viso che reagiva all’aggressione con un colpo della pistola d’ordinanza colpendo l’uomo all’addome».

Il carabiniere indagato

«Il carabiniere che ha ucciso l’immigrato dovrà essere iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto a garanzia dei diritti della difesa, in relazione all’autopsia che sarà eseguita sul corpo della vittima, ma il quadro che si delinea è di una legittima difesa da parte del militare». Questa la tesi del procuratore Sferlazza che ha aggiunto che «c’è stato da parte dell’immigrato, secondo la nostra ricostruzione basata sulle testimonianze delle persone presenti un atteggiamento inizialmente intimidatorio nei confronti del carabiniere e poi concretamente aggressivo, con una coltellata che ha raggiunto il militare al volto. Il carabiniere ha anche tentato inutilmente di ricondurre l’immigrato alla calma».

La reazione del Coisp

Sulla vicenda è intervenuto il segretario generale regionale del Coisp Calabria (Sindacato indipendente di polizia), Giuseppe Brugnano: «Il fenomeno immigrazione è una bomba ad orologeria. Lo diciamo da tempo, e quanto accaduto oggi in Calabria è la conferma che il lassismo della politica ha riversato sulle forze di polizia la gestione di un fenomeno enorme, anche in maniera inappropriata». 

Secondo il Coisp, «nessuno si azzardi a fare salire il carabiniere coinvolto sul banco degli imputati di un tribunale speciale, perché in quelle condizioni poteva trovarsi chiunque di noi. La verità è che siamo costretti ad operare in condizioni disastrose, senza i protocolli operativi necessari per affrontare queste emergenze e senza strumenti e normative adatte».

«Da tempo chiediamo di dotare le forze di polizia di attrezzature adeguate che permettano di non usare la pistola – spiega Brugnano – aggiungendo appositi corsi di formazione anche rispetto alle tecniche di intervento da seguire in casi come questi, dove si viene aggrediti nel tentativo di sedare una rissa tra extracomunitari che non hanno alcuna intenzione di fermarsi nemmeno davanti alle forze dell’ordine. Esprimiamo piena vicinanza e sostegno – ha concluso il Coisp – ai poliziotti e carabinieri coinvolti in questa vicenda».

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