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La polizia ha notificato diverse ordinanze di custodia cautelari

REGGIO CALABRIA – La polizia di Stato di Reggio Calabria ha eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare a carico di medici e professionisti, accusati di associazione a delinquere finalizzata alle truffe alle assicurazioni.

Sono oltre duecento le persone denunciate dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Cittanova. Dall’operazione, denominata “Insurance”, é emersa l’esistenza di un’associazione per delinquere che avrebbe gestito le truffe ai danni delle ignare compagnie assicurative. Tra gli indagati, oltre a numerosi medici e professionisti, anche un ex ufficiale della guardia di finanza. Numerose le perquisizioni nelle province di Reggio Calabria, Cosenza e Firenze.

In particolare, sono sei i fermi ai domiciliari e quattro obblighi di dimora emessi dalla Procura della Repubblica di Palmi. Le persone coinvolte nell’operazione, secondo l’accusa, avrebbero organizzato falsi incidenti per mettere in atto la truffa. Nell’ambito dell’indagine sono state perquisite le abitazioni e gli studi professionali di 25 persone, tra cui alcuni medici in servizio negli ospedali della Piana di Gioia Tauro.

I professionisti, riferiscono gli investigatori, preparavano false certificazioni mediche supportate da falsi esami radiografici. L’associazione criminale risultava ancora attiva al momento dell’esecuzione delle odierne misure cautelari.

Secondo quanto stabilito dalle indagini, l’organizzazione faceva intervenire anche le forze di polizia per rendere più credibile il fatto che si fosse verificato un incidente stradale. A riferirlo sono stati investigatori ed inquirenti incontrando i giornalisti.

«Erano truffe ben architettate – ha detto il procuratore di Palmi Ottavio Sferlazza – che hanno consentito agli indagati di intascare oltre trecentomila euro per falsi incidenti e ferimenti fasulli».

«Avevano organizzato – ha spiegato il capo della squadra mobile di Reggio Calabria Francesco Rattà – persino la presenza delle forze dell’ordine nello scenario degli incidenti. Puntualmente chiamavano le forze dell’ordine per dirimere la dinamica degli incidenti, e non appena si presentavano le nostre pattuglie comunicavano di avere spostato gli automezzi perché nel frattempo avevano raggiunto un accordo di massima tra le parti scongiurando così l’accertamento. In questo modo, indicavano nelle loro denunce l’intervento anche delle forze per rafforzare la credibilità della condotta truffaldina».

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