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Il procuratore Federico Cafiero de Raho

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Da “Fata Morgana” a “Reghion” e fino a “Mammasantissima”: ecco come cambia l’organizzazione della criminalità organizzata

REGGIO CALABRIA – Tre mesi e tre operazioni. E’ così che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria è riuscita ad arrivare alla scoperta della cupola segreta che gestisce la ‘ndrangheta a Reggio Calabria. La Dda ha ricostruito ruoli e figure mettendo a segno tre operazioni tra lo scorso mese di maggio e la giornata di oggi. Si è iniziato con l’inchiesta “Fata Morgana”, quindi l’operazione “Reghion” ed oggi con quella denominata “Mammasantissima” (LEGGI I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE e IL PROFILO DI CARIDI).

In comune c’è soprattutto un nome: quello dell’ex deputato del Psdi Paolo Romeo, coinvolto in tutte e tre le inchieste e considerato il “faccendiere” della criminalità organizzata, l’uomo pronto a mettere le mani in tutti gli affari.

Con “Fata Morgana” la Dda di Reggio Calabria e la Guardia di finanza hanno eseguito sette provvedimenti di fermo di indiziati di delitto, nei confronti di imprenditori, professionisti, oltre a trenta perquisizioni locali nei confronti di soggetti operanti nel settore economico, imprenditoriale, politico e dirigenti pubblici, collegati, a vario titolo, ai predetti fermati, nonché il sequestro di patrimoni aziendali per un valore complessivo di circa 34.000.000,00 di euro.

I provvedimenti hanno riguardato soggetti che avrebbero operato nella “zona grigia”, con la possibilità di condizionare la pubblica amministrazione. E quella che è emersa è stata una strutturata rete relazionale, governata proprio da Paolo Romeo, in grado di gestire un enorme potere di indirizzo sulle sorti delle principali attività economiche di Reggio Calabria, con le accuse contestate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata anche all’intestazione fittizia ed all’estorsione.

Scenario simile, pochi giorni fa, con l’operazione “Reghion”, con la quale sono stati contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni, estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dieci le persone per cui i carabinieri di Reggio Calabria hanno proceduto al fermo, individuando anche alcune imprese collegate all’organizzazione. In questo modo sarebbe emersa l’esistenza di un “comitato d’affari”, composto da dirigenti e funzionari pubblici e imprenditori, capace di gestire la “macchina amministrativa comunale” di Reggio Calabria nell’interesse della `ndrangheta. Tra le persone coinvolte anche l’ex senatore di An Domenico Kappler, due funzionari del Comune di Reggio Calabria e imprenditori reggini, romani e milanesi.

Anche in questo caso, al centro del meccanismo c’è Paolo Romeo, in passato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del maxiprocesso “Olimpia” per via dei suoi rapporti con il potentissimo clan De Stefano. Una condanna che non gli avrebbe impedito di partecipare alla vita politica ed economica della città. Una figura non nuova, però, dal momento che già nelle inchieste del passato è stato più volte indicato dai pentiti come figura cardine nei rapporti tra ‘ndrangheta, politica e massoneria, con la sua partecipazione diretta anche ai moti di Reggio Calabria come esponente della destra estrema.

Oggi il colpo finale con l’inchiesta “Mammasantissima” che ha permesso di chiudere il cerchio rispetto alla cupola segreta che sarebbe stata composta da personaggi di elite.

 

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