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Fabrizio Corona

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REGGIO CALABRIA – L’ultimo guaio giudiziario di Fabrizio Corona porta direttamente in Calabria. Sotto la lente d’ingrandimento dei giudici di Milano è, infatti, finita l’operazione con cui è stato acquistato l’appartamento sequestrato oggi a Milano al noto fotografo dei vip.

 Il sequestro riguarda la casa da 2,5 milioni di euro di Corona in via Carlo de Cristoforis, a due passi da piazza Gae Aulenti, era intestata al collaboratore Marco Bonato. Per i giudici Gaetana Ripoli, Giuseppe Cernuto e Ilario Pontani, che ne hanno disposto il sequestro, l’immobile era stato acquistato nel marzo del 2008 «con una liquidità da ritenere di origine illecita, costituita dal proventi di illeciti tributari e fatti di bancarotta» relativi al crac della società Fenice srl.

I giudici, infatti, nel decreto di sequestro dell’immobile tracciano tutti i pagamenti effettuati da Corona per acquistare la casa, con soldi provenienti dalle casse della sua società Corona’s, fallita, poi confluita nella Fenice Srl, anche questa finita in bancarotta.

Tra le contestazioni, dunque, oltre «all’interposizione fittizia» come acquirente «di Marco Bonato» ex collaboratore e coimputato del fotografo, ha «aspetti ulteriori di presumibile illiceità»: si va dal rogito effettuato a Reggio Calabria, a «oltre mille chilometri dal luogo ove si trova l’appartamento», alla «interposizione fittizia» anche sul versante della parte che ha venduto, fino alla «destinazione di buona parte delle somme così corrisposte ad un pregiudicato di origine calabrese, Vincenzo Gallo. E’ quanto si legge nel provvedimento con cui i giudici della sezione misure di Prevenzione del Tribunale, Maria Gaetana Rispoli, Giuseppe Cernuto e Mario Pontani, hanno accolto la richiesta del pm della Dda Alessandra Dolci.

Secondo la ricostruzione, chi nel 2008 ha «formalmente» venduto l’immobile sono i coniugi Ceravolo e Gallo ma in realtà dietro di loro si celava Luca De Filippo, il commercialista coinvolto nell’indagine romana che ha portato a un nuovo arresto dell’immobiliarista Stefano Ricucci.

Inoltre, sottolinea sempre il provvedimento, buona parte dell’importo corrisposto da Bonato – soldi distratti dal fallimento della Coronàs per confluire nell’altra società dell’ex re dei paparazzi, la Fenice – sono finite nelle tasche di Vincenzo Gallo, «pregiudicato» e parente di Domenico Gallo, imprenditore calabrese considerato da tempo un nome noto delle costruzioni stradali e arrestato di recente nell’ambito dell’inchiesta sulle grandi opere.

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