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È il risultato di un’inchiesta durata tre anni e portata avanti dai carabinieri che hanno scoperto 70 incidenti stradali inesistenti e 100 polizze assicurative contraffatte

BIANCO (REGGIO CALABRIA) – Oltre 200 persone denunciate in stato di libertà, 70 incidenti stradali inesistenti accertati, scoperte 100 polizze assicurative contraffatte e un danno da oltre 800 mila euro a diverse compagnie assicurative: è il bilancio dell’inchiesta “Car crash” condotta nella Locride dai carabinieri della Compagnia di Bianco.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di falsa testimonianza, falsità ideologica, fraudolento danneggiamento di beni assicurati, sostituzione di persona, riciclaggio di autovetture ed altro.

L’inchiesta, durata oltre 3 anni e condotta in particolare dai carabinieri di San Luca anche in collaborazione con le Unità antifrode di diverse compagnie assicurative, è nata da alcune intercettazioni ambientali captate nell’ambito dell’operazione «Colombiani d’Aspromonte». Alcuni indagati discutevano tranquillamente delle strategie da adottare per frodare le assicurazioni e percepire ingiusti risarcimenti.

Tra i denunciati ci sono una decina di avvocati, un medico e alcuni periti. I promotori della truffa, secondo quanto emerso dalle indagini, erano una ventina di persone, che, di volta in volta, coinvolgevano altri soggetti nei vari ruoli richiesti dal sinistro inscenato: testimone, ferito, trasportato.

L’indagine è nata in seguito ad intercettazioni di conversazioni nelle quali gli indagati parlavano dell’approvvigionamento di targhe tedesche da apporre su veicoli da coinvolgere, del coinvolgimento di soggetti residenti in Germania, delle parti di veicoli da danneggiare per indurre in errore i periti assicurativi e della partecipazione alle frodi dei professionisti, tutti della Locride. Alcuni veicoli già coinvolti in sinistri venivano “riciclati” dalla Germania, paese nel quale era poi previsto il reimpiego di cospicui proventi illeciti in attività commerciali.

Nessun dettaglio sfuggiva agli indagati, i quali discutevano delle false dichiarazioni che altri soggetti da coinvolgere avrebbero dovuto rendere in caso di testimonianza, le aree da evitare per il timore della presenza di telecamere di sicurezza e della simulazione di danni fisici da dichiarare durante al pronto soccorso dell’Ospedale di Locri.

Le indagini sono state effettuate anche col supporto dell’Interpol per alcuni accertamenti in Germania ed in Austria che hanno consentito di appurare che alcuni indagati avevano addirittura rilevato dei ristoranti e che gli stessi, già negli anni ’80, risultavano essere stati oggetto di indagini dell’autorità giudiziaria tedesca per analoghi reati. Alcuni indagati avevano contraffatto un centinaio di polizze assicurative falsificando i propri documenti di identità e dichiarando di risiedere in provincia di Alessandria per pagare un premio assicurativo ridotto rispetto a quello che avrebbero dovuto corrispondere se residenti nel Reggino. Svariate le dinamiche scelte per i sinistri per i quali chiedere il risarcimento: dai tamponamenti agli investimenti di pedoni; dal coinvolgimento di congiunti e di veicoli con targhe estere. In alcuni casi venivano denunciati sinistri avvenuti nei due anni antecedenti la richiesta risarcitoria e venivano dichiarate false lesioni.

Alcuni legali inoltre, anche all’insaputa di ignari soggetti dei quali falsificavano procure speciali e testimonianze, incassavano direttamente i risarcimenti. Numerose le incongruenze emerse nelle richieste risarcitorie esaminate dai carabinieri: una bambina di 5 anni è risultata investita dai propri genitori in ben 2 occasioni differenti nell’arco di un anno, ottenendo cospicue somme a titolo risarcitorio; due coniugi hanno dichiarato di essersi investiti a vicenda in due distinte occasioni. Infine un cittadino marocchino è risultato coinvolto, come responsabile, in 94 sinistri ed una società proprietaria di alcuni autoveicoli è risultata coinvolta in 240 sinistri in due anni. 

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