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La protesta nell'aula consiliare

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BAGNARA CALABRA (REGGIO CALABRIA) – Ancora proteste al Comune da parte delle donne di Bagnara, che nella mattinata di ieri hanno occupato di nuovo la sala delle adunanze del consiglio comunale di Palazzo San Nicola, annunciando lo sciopero della fame sino al dissequestro, almeno, del molo di sopraflutto dell’area portuale.

Nella mattinata di ieri, l’incontro alla Cittadella Regionale, a Catanzaro, fra il Comune (presenti il vicesindaco Mario Romeo e l’assessore Concetta Zoccali), una delegazione dei pescatori e l’assessore regionale Gianluca Gallo; poi, anche la visita, a Bagnara, del commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno. Ma l’esasperazione, ormai, è alle stelle; altra protesta, sempre pacifica, da parte delle donne, le “bagnarote”.

«Basta promesse, vogliamo fatti»; «Le donne di Bagnara chiedono giustizia»; «Sciopero della fame delle donne di Bagnara»; recitano così i cartelli affissi agli scranni dell’aula che ospita la massima assise cittadina, divenuta teatro, ormai da qualche settimana, delle proteste dei pescatori, che chiedono il dissequestro, almeno parziale, del porto. La giornata si annuncia lunga, il Comune è costantemente presidiato dai Carabinieri, gli “uomini”, i mariti e figli delle manifestanti, giungono a portare bevande e sostegno morale a queste madri e figlie di popolo che chiedono lavoro per i loro congiunti.

Nel pomeriggio, la Cooperativa Onda Marina, che gestisce l’area portuale, comunica di aver inoltrato l’istanza di dissequestro del molo di sopraflutto – nelle aree non interdette per inagibilità, che corrispondono al piede ed all’estremità esterna – corredata dal piano di smaltimento dei rifiuti prodotti all’interno dell’area, predisposto dall’azienda Krasis, incaricata dalla Cooperativa anche dei lavori di pulizia della banchina; lavori avviati lo scorso 14 maggio, e documentati all’interno dell’istanza.

A questo punto, la palla passa ancora alla Procura di Reggio Calabria, chiamata ad esprimersi sulla richiesta della Cooperativa che permetterebbe l’ormeggio delle imbarcazioni e, quindi, l’avvio dell’attività di pesca in loco, senza l’obbligo, per la maggior parte dei natanti, di ormeggiare nei porti di Gioia Tauro, Scilla o Reggio Calabria.

L’attesa, nel tardo pomeriggio, si spinge sino alla serata inoltrata, quando con la mediazione del sindaco Gregorio Frosina, del vicesindaco Mario Romeo e dell’assessore Francesco Oliverio, le manifestanti vengono convinte a lasciare il palazzo municipale, sottoposto a sanificazione in tarda serata.

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