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Uno degli immobili sequestrati e confiscati a Morgante

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REGGIO CALABRIA – Una maxi confisca quella messa a segno dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, sotto il coordinamento del procuratore distrettuale di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci, ed eseguita in applicazione di un decreto di confisca beni emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti di Roberto Morgante, originario di Villa San Giovanni, imprenditore nel settore edilizio ed attualmente sottoposto a regime detentivo.

Nei confronti dell’uomo è, infatti, stata applicata una confisca con acquisizione dei beni al patrimonio dello Stato per un valore di circa 7 mlioni di euro (LEGGI LA NOTIZIA DEL SEQUESTRO).

L’uomo, già sottoposto alla misura dell’avviso orale nel 1993 dal Questore di Reggio Calabria, nel 2014, unitamente ad altri 39 soggetti, era stato raggiunto dalla misura di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione ‘Tibet’, coordinata dalla Procura della Repubblica – DDA di Milano e le cui indagini erano state condotte dalla Squadra Mobile di Milano – con il significativo apporto investigativo fornito dal Centro Operativo Dia di Reggio Calabria che aveva seguito l’imprenditore in un’altra parallela attività di polizia giudiziaria.

Sulla base delle risultanze investigative di entrambi gli uffici di polizia, era emerso che Morgante agiva quale rappresentante e collettore di risorse economiche di cosche operative sul territorio di Reggio Calabria, coinvolte nelle lucrose attività delittuose a sfondo finanziario gestite in Lombardia e, segnatamente nel c.d. ‘Locale’ di Desio (MB), dalla cosca di ‘ndrangheta allora capeggiata da Giuseppe Pensabene. «L’uomo – recita una nota – era risultato agire quale finanziatore e, quindi, compartecipe alle iniziative finanziarie illecite che la consorteria milanese perpetrava su quel territorio, soprattutto di natura usuraia».

Con il provvedimento di oggi, il Tribunale – Sez. Misure di Prevenzione – di Reggio Calabria, ha ritenuto, ai sensi della normativa in tema di misure di prevenzione, l’imprenditore reggino portatore sia di pericolosità sociale qualificata che generica in quanto, da un lato gravemente indiziato di appartenenza alla ‘ndrangheta, dall’altro poichè soggetto che ha vissuto in tutto o in parte dei proventi di reati contro il patrimonio sin dalla fine degli anni 90.

Nel dettaglio sono stati interessati dalla confisca, 4 società operanti nel settore edilizio e del commercio all’ingrosso e dettaglio di articoli per impianti idro-termo-sanitari; 26 immobili ad uso personale ed aziendale, a Reggio Calabria e Villa San Giovanni; numerosi e consistenti conti correnti personali ed aziendali, polizze e dossier titoli per un valore di circa 2,6 milioni di euro. Il valore complessivo dei beni sottoposti a confisca ammonta, come detto, a circa 7 mln di euro.

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