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Un momento dell'operazione "Monopoli"

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REGGIO CALABRIA – Nove condanne e un’assoluzione. Si è concluso così, nell’aula bunker di Reggio Calabria, il processo “Monopoli” nato da un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia su alcuni imprenditori considerati di riferimento della cosca Tegano e di altre famiglie di ‘ndrangheta.

Al termine della camera di consiglio, i principali imputati sono stati condannati. Si tratta di Michele Suraci (13 anni e 9 mesi di reclusione), Andrea Francesco Giordano (13 anni e 3 mesi) e Carmelo Ficara (12 anni).

Secondo i pm Stefano Musolino e Walter Ignazitto, gli imprenditori Suraci e Giordano avrebbero interloquito con esponenti di spicco della ‘ndrangheta con i quali avrebbero concordato le strategie per investire i proventi illeciti e assicurare la partecipazione dei clan nel settore immobiliare e nel bingo. Stando all’impianto accusatorio, invece, l’imprenditore edile Ficara avrebbe stretto «un patto sinallagmatico» con la cosca De Stefano.

Per tutti gli altri imputati è caduta l’aggravante mafiosa e sono stati condannati per i reati fine. Si tratta di Giuseppe Suraci (2 anni e 2 mesi di reclusione), Giorgio Giordano (2 anni e 3 mesi), Giuseppe Giordano (2 anni e 2 mesi), Bruno Mandica (2 anni e 4 mesi), Demetrio Modafferi (2 anni e 4 mesi) e Gaetano Hermann Murdica (2 anni e 2 mesi). È stata assolta, invece, Veneranda Surace.

Il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per l’undicesimo imputato, il boss Giovanni Tegano morto nei mesi scorsi. I giudici hanno anche disposto il risarcimento danni al Comune di Reggio Calabria che si è costituito parte civile e al quale gli imprenditori Suraci, Giordano e Ficara dovranno pagare una provvisionale complessiva di 120mila euro. Nei loro confronti è stata disposta anche la libertà vigilata per tre anni. Il Tribunale depositerà le motivazioni della sentenza entro novanta giorni dopo i quali gli imputati potranno fare ricorso in appello.

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