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Carabinieri al porto di Bagnara Calabra

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BAGNARA CALABRA (RC) – Risultano indagate per violazione dei sigilli apposti dall’autorità giudiziaria 16 persone, per una notizia di reato attinente ai fatti del maggio scorso, quando, stante la vigenza del sequestro disposto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ambito delle indagini per disastro ambientale, alcuni pescatori erano entrati all’interno dello specchio d’acqua dell’area portuale.

Qualche disordine, prontamente controllato dalle forze dell’ordine, a causa dello scoramento e della disperazione dei manifestanti; i mesi che hanno accompagnato il sequestro del porto (doppio, conservativo il 13 febbraio, probatorio a fine marzo) sono stati segnati dalle proteste dei pescatori, che quotidianamente si recavano al Comune per chiedere udienza al sindaco Gregorio Frosina, cercando una mediazione con le istituzioni e con l’autorità giudiziaria per una rapida definizione della problematica.

Un crescendo di tensione, giorno dopo giorno, che ha portato all’atto dimostrativo del 14 maggio scorso, con l’imbarcazione partita dal vicino porto di Scilla alla volta di Bagnara. Sulla banchina, ad attendere l’imbarcazione, i Carabinieri assieme al primo cittadino; dopo i primi attimi di tensione, la situazione è andata definendosi con la mediazione delle forze dell’ordine e di Frosina.

La gran parte dei sedici indagati (identificati a seguito dell’esame di videoriprese), dopo aver ricevuto l’informativa di garanzia a firma del sostituto procuratore di Reggio Calabria Giulia Maria Scavello, ha provveduto già a produrre memorie e deporre presso l’autorità giudiziaria al fine di chiarire la propria posizione. Strascico doloroso della vicenda che ha monopolizzato le cronache in primavera presso la cittadina del basso Tirreno reggino, con le immagini dei rifiuti all’interno del bacino d’acqua portuale che avevano fatto il giro delle televisioni nazionali e con i lunghi mesi di proteste e manifestazioni dei pescatori, stante il diniego della facoltà d’uso dell’area da febbraio fino a metà giugno, fino almeno, cioè, al completamento dei lavori di pulizia della banchina dell’area portuale.

In attesa di definizione le indagini per disastro ambientale, l’ipotesi di reato più grave ipotizzata nel corso delle indagini avviate presso l’area portuale, sopravvenuta rispetto alle ipotesi iniziali, che contemplavano alcune violazioni in materia ambientale riguardanti i lavori avviati sui natanti.

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