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Amedeo Matacena

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REGGIO CALABRIA – La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, presieduta dal giudice Roberto Lucisano, ha revocato il sequestro preventivo e la confisca di tutti i beni Amedeo Matacena e di Chiara Rizzo. È stato accolto, in sostanza, l’appello formulato dagli avvocati Candido Bonaventura, Corrado Politi ed Enzo Caccavari in merito al sequestro disposto nel dicembre 2017 nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia e della sua ex moglie nell’ambito dell’inchiesta «Breakfast».

I sigilli, all’epoca, avevano interessato 25 immobili, navi, conti correnti e società di cui 4 con sede nel territorio nazionale (Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Roma) e 8 all’estero (Isole Nevis, Portogallo, Panama, Liberia e Florida). Complessivamente a Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente latitante a Dubai, erano stati sequestrati beni per un totale di oltre 10 milioni di euro.

“Gli accertamenti eseguiti dai periti d’ufficio – è scritto nella sentenza – non contrastati da deduzioni ed osservazioni provenienti dall’Ufficio proponente la misura, inducono a concludere che non è concretamente ravvisabile il requisito della sproporzione tra le entrate documentate del soggetto investito della procedura e beni nella disponibilità dello stesso”.

Dopo oltre 4 anni di processo, secondo i giudici, è stato definitivamente accertato che l’ingente patrimonio della famiglia Matacena “non era per nulla sproporzionato rispetto alle entrate ed ai redditi familiari”. Nel corso dell’istruttoria, la Corte di Assise aveva già restituito a Chiara Rizzo il saldo di un conto corrente, di oltre 800mila euro, che l’ex consorte di Matacena aveva acceso alle Seychelles.

«Si apre ora un nuovo capitolo – hanno detto gli avvocati Bonaventura Candido e Corrado Politi – Chiara Rizzo ci ha già dato incarico di attendere alle formalità di restituzione e di relazionarla, per ogni successiva valutazione, sulla consistenza di quanto ancora disponibile e sulla gestione operata in questi anni. Manifestiamo piena soddisfazione per un provvedimento che restituisce dignità, prima ancora che patrimonio, a Chiara Rizzo».

«Abbiamo sempre creduto, nonostante le difficoltà – aggiungono Candido e Politi – di poter conseguire questo risultato e ci rammarichiamo solo della circostanza che quanto rilevato dalle difese, e confermato dai periti nominati dalla Corte, era agevolmente desumibile dalla documentazione sequestrata. Oggi è stata scritta una pagina di vera giustizia di cui andiamo fieri».

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