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Il procuratore Giovanni Bombardieri

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CATANZARO – «Se a Catanzaro il procuratore Bombardieri non si è occupato di mafia, allora io, quando hanno ammazzato mio fratello, ho visto un fantasma». Lo afferma Antonella Pagliuso, sorella dell’avvocato Francesco Pagliuso freddato dalla ndrangheta una sera d’agosto del 2016. E forse il procuratore di Reggio, Giovanni Bombardieri metterà anche questo nella memoria che si appresta a presentare al nuovo Csm, da pochi giorni in carica, che entro sessanta giorni dovrà rivalutare i titoli del magistrato calabrese, dopo che già, per ben due volte, il precedente Consiglio Superiore, lo aveva messo a capo dell’ufficio inquirente reggino.

Il braccio di ferro è tra il Csm e il Consiglio di Stato, che ha annullato tutte e due le summenzionate nomine, accogliendo i ricorsi che ha presentato il magistrato Raffaele Seccia, concorrente nel concorso per l’ambito posto di procuratore alla Dda di Reggio Calabria. Nella sentenza che riapre i giochi per la Procura con vista sullo Stretto, i giudici amministrativi hanno evidenziato che «per superare la carenza documentale la delibera (del Consiglio Superiore, ndc), attribuisce allo stesso (Bombardieri, ndc) un’esperienza in tutti gli uffici in cui lo stesso ha prestato servizio nell’ultimo ventennio… supponendola erroneamente in uffici di Procura in cui non è mai stato assegnato, nemmeno in applicazione (Reggio Calabria) o a quella in cui ha ricoperto l’incarico di aggiunto (Catanzaro) in un gruppo che, peraltro, si occupava di reati di criminalità comune». Il tutto «attraverso lo strumentale richiamo a funzioni di coordinamento investigativo di cui non risulta evidenza documentale».

Queste motivazioni, ieri, le abbiamo riportate su un nostro articolo, suscitando la reazione dell’avvocatessa Antonella Pagliuso, che ci ricorda inoltre, che Bombardieri, nei sei anni di permanenza a Catanzaro, dove ha ricoperto il ruolo di procuratore aggiunto, si è occupato di mafia, eccome e non solo quando l’ufficio era diretto dal procuratore Vincenzo Lombardo, ma anche quando a questi è subentrato, nel maggio del 2016, Nicola Gratteri, tuttora a capo della Dda catanzarese. Quest’ultima annotazione riferita al procuratore Gratteri, nell’articolo di ieri ci era sfuggita e l’avvocatessa Pagliuso, ci ha scritto per rammentarcela.

«Buongiorno – recita il messaggio di Antonella Pagliuso – ho letto articolo del Quotidiano, sulla vicenda che vede “vittima”, mi passi il termine, il dott. Bombardieri ed ho la necessità di rammentarvi in merito, alcuni passaggi che vi sono sfuggiti. Nell’articolo si fa timidamente riferimento ai casi di cui si è occupato il dott. Bombardieri in epoca “Lombardo” (ex procuratore, ndc) senza fare alcun cenno agli innumerevoli casi di cui si è occupato anche in tempi più recenti nel corso della sua attività presso la Dda di Catanzaro. Tra gli altri quella relativa all’uccisione di mio fratello “l’avvocato. Francesco Pagliuso” avvenuta nell’agosto del 2016, epoca Gratteri. Orbene, o io ho incontrato un fantasma “secondo l’assunto del Cds” o come, invece, è stato, il dott. Bombardieri si è occupato, ha diretto e coordinato, sin dalle prime battute, le indagini. Il dott. Bombardieri è l’unico magistrato che io ho incontrato. Rammento ancora, e scusatemi se è poco che le indagini sulla morte di mio fratello, così come gli esiti, hanno riguardato un Avvocato che è stato ucciso per non essersi piegato ai desiderata delle cosche. Se non è un caso di mafia questo, aiutatemi a capire allora! Ora, per fare fuori un magistrato neghiamo l’esistenza stessa della mafia? E tutti sono casi ordinari? Sono un po’ confusa e non mi capita spesso. Vorrei allora, tanto, che mi spiegassero in apposito vademecum cosa intendono per casi di mafia. Forse siamo noi che vediamo fantasmi sia tra le fila dei magistrati che si occupano di mafia, sia tra le fila dei mafiosi? Non credo proprio».

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