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La voce unanime degli espropriandi che per il Ponte sullo stretto si vedranno acquisire immobili e terreni: «Stiamo vivendo un incubo». Aldo Sottilaro, storico ristoratore e pescatore, non immagina un altro luogo in cui vivere


«Noi stiamo vivendo un incubo. Siamo sotto shock». Queste parole sono di Aldo Sottilaro, uno dei cittadini in procinto di affrontare il dramma dell’esproprio necessario alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Ma questa è anche la voce del sentire comune di molti abitanti di Villa San Giovanni, ancora frastornati dall’accelerazione sul progetto determinata dal governo Meloni dopo decenni di annunci e ritrattazioni. Non c’è più modo di ritenere che ci sarà un dietrofront sull’opera e restano ignote le tempistiche con le quali si svilupperanno i prossimi stringenti passaggi.

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«Non sappiamo quando o come, non abbiamo in mano elementi di valutazione. All’incontro di qualche giorno fa con Ciucci non hanno fatto entrare nessuno, c’erano solo i sindaci dello Stretto e qualche ambientalista, ma la cittadinanza non c’era. – prosegue Sottilaro – Noi non sappiamo nulla e nessuno ci ha convocato, quello a cui possiamo fare riferimento è solo una mappa del 2011 dove sono indicate le particelle che cadranno. Ma per il resto ignoriamo qualsiasi aspetto riguardante gli espropri. Eppure, prima che ci passino sopra con i bulldozer, penso che siamo ancora in tempo a muoverci».

PONTE SULLO STRETTO, L’INCUBO DEGLI ESPROPRIANDI

Aldo Sottilaro è parte di una famiglia di pescatori e imprenditori della ristorazione, ma tutto quello che si muove intorno alle sue attività commerciali, così come alle altre che gravitano intorno alla zona, è congelato. «Non possiamo programmare nulla nell’area di cantiere perché è tutto bloccato dai vincoli. – lamenta – Abbiamo dovuto chiudere e gli investimenti che avevamo programmato non possiamo portarli avanti».
«La mia vita qui è finita, dopo una vita di lavoro mi ero costruito una bella casa con vista mare sullo Stretto e non ci sarà posto dove andare che non affaccerà su un cantiere». Quando gli chiediamo se ha già immaginato dove potrebbe andare a vivere, Sottilaro risponde che non riesce neppure a concepire questa ipotesi.

Al di là dei risarcimenti che gli espropri comporteranno per i proprietari di case, attività e terreni, il Ponte riguarderà tutta la cittadinanza di Villa San Giovanni e dell’analoga zona di esproprio peloritana. La città calabrese, infatti, si sviluppa su circa 8 chilometri di costa e come sottolinea Sottilaro: «Tutto diventerà un cantiere e sembra che di questo aspetto la popolazione non si sia ancora resa conto. Agli angoli dei bar c’è chi ancora ritiene che questo progetto porterà ricchezza perché non ha percepito il pericolo che tutto questo comporterà per ciascuno di noi. Neppure l’indotto economico ci riguarderà, perché si tratterà di 4 o 5mila operai specializzati che sicuramente non saranno del luogo. Il Ponte è solo una grande bufala».

UN FILM CHE SI RIPETE NELLA STORIA D’ITALIA

La memoria storica non manca nelle parole di Aldo Sottilaro che sottolinea come si tratti «dell’ennesimo esproprio che viene compiuto ai danni del Mezzogiorno d’Italia dal 1800 ad oggi. Mi auguro che ci sia una presa di coscienza popolare perché dobbiamo manifestare con tutte le armi democratiche e legali di cui disponiamo, ma dobbiamo dire no a un’opera antieconomica, devastante e impattante da tutti i punti di vista». E c’è un ulteriore aspetto che preoccupa Sottilaro: quello della pesca, perché «tutta l’area verrà interdetta», a deperimento della sopravvivenza anche di chi del mare ha fatto la propria fonte di introito economico.

Villa San Giovanni è un comune che nel periodo estivo rimpingua le proprie economie con il turismo di mare ma come l’imprenditore evidenzia: «Chi è che verrà mai più a spendere mille euro per stare nell’inferno di un gigantesco cantiere e più tardi sotto l’ombra di mastodontici piloni? Noi avevamo un solo valore: quello del paesaggio. Quando d’estate mangio all’aperto sul mio terrazzo, quel paesaggio che vedo è inestimabile. Capisco che per le future generazioni il Ponte potrebbe rappresentare un’opportunità, ma intanto sono andati tutti all’estero e continuano ad abbandonare il paese».
L’amministrazione comunale e la sindaca Giusy Caminiti si sta spendendo per tutelare in tutti i modi possibili la cittadinanza, «La nostra comunità si sente difesa dalla sindaca. – afferma Sottilaro – Anche nell’assemblea pubblica l’abbiamo vista molto determinata. È invece l’opposizione che, al di là del proprio pensiero, non è stata partecipe dell’iniziativa».

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