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Parla di «inquietanti criticità» sotto molteplici aspetti la denuncia in Procura contro «il percorso di riesumazione del Ponte sullo Stretto di Messina»


VILLA SAN GIOVANNI – Contesta «inquietanti criticità», sotto gli aspetti normativo, burocratico, economico-finanziato e paesaggistico-ambientale, l’esposto depositato lo scorso 9 aprile alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria contro «il percorso di riesumazione del cosiddetto Ponte sullo Stretto di Messina, considerato dal Ministero delle Infrastrutture come opera prioritaria e di preminente interesse nazionale e tutta l’attività “accelerata”, che ha già portato alla pubblicazione dell’elenco dei cosiddetti espropriandi».

I contenuti generali dell’atto, seppur in sintesi, sono stati illustrati ieri pomeriggio durante una nuova, partecipata, assemblea pubblica del comitato “Titengostretto”, la cui rappresentante Rossella Bulsei ha firmato la denuncia insieme al segretario del Pd villese Vincenzo Musolino, al commercialista Giuseppe Fedele e all’avvocata Maria Grazia Fedele. Quello divulgato è, dunque, soltanto un estratto dell’esposto, i cui passaggi forse più forti per adesso restano top secret. Mentre era già nota la richiesta dei sottoscrittori al procuratore capo Giovanni Bombardieri, ossia che venga aperto un fascicolo d’indagine sulla vicenda.

I PUNTI DELL’ESPOSTO

Partono da lontano le varie criticità snocciolate nell’atto presentato in Procura: dallo stop all’iter del Ponte ordinato nel 2012 dal governo Monti e dall’annessa richiesta di «una verifica tecnico-economica-finanziaria sul progetto del 2010 presentato da Eurolink, che invece manifestò il recesso dal contratto grazie ad accordi aggiuntivi del 2006». Ricordano ancora i firmatari dell’esposto: «Nel momento in cui si era interrotto l’iter, il progetto di Eurolink non aveva avuto le verifiche richieste dal governo Monti e non era stata dimostrata la fattibilità del Ponte».

Dal 2012 poco cambia nel 2021, poiché «le criticità non erano state superate neppure dal gruppo di lavoro nominato dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, che aveva evidenziato – continuano i denuncianti – come il progetto ad unica campata non aveva avuto un giudizio positivo di Via (Valutazione Impatto Ambientale) ed aveva avuto un parere negativo di valutazione di incidenza per le ricadute che avrebbe avuto sui siti della Rete Natura 2000, tutelati dall’Europa».

L’esposto prosegue con i rilievi legati alle peculiarità di un territorio tanto unico e bello quanto fragile e a rischio, quell’area dello Stretto «ricompresa in due importantissime Zone di protezione speciale- Zps e da 11 Zone speciali di conservazione»; un’area afflitta da problematiche geologiche e perennemente a rischio sismico, come certificato dal Dipartimento della Protezione Civile e dall’Istituto di Scienze marine.

Per quanto concerne, invece, il Dl 35/23 che ha “riesumato” la Stretto di Messina Spa, Eurolink (oggi Webuild) e il progetto, i denuncianti evidenziano in primis un’anomalia rispetto a quanto previsto dallo stesso decreto circa l’integrazione del progetto (previa autorizzazione della Stretto di Messina) con una relazione del progettista: «Paradossalmente l’autorizzazione porta la data del 29 settembre 2023 e la relazione viene trasmessa il 30 settembre 2023». Una relazione che, sostengono i denuncianti, «non è in realtà una relazione d’aggiornamento, tant’è che lo stesso comitato tecnico scientifico ha espresso, sul progetto, un parere favorevole con ben 68 osservazioni-raccomandazioni, che, se lette attentamente, fanno di questo parere una sorta di parere favorevole “a condizione che”». Parere che «impone delle verifiche (evidentemente non contenute nella relazione d’aggiornamento), rendendo il costo del progetto sempre più indeterminato e sicuramente più elevato di quello previsto nel Def che si assestava sui 14,5 milioni di euro».
Dito puntato, poi, sulla ripresa del rapporto contrattuale con Eurolink: «Il procedimento, senza gara, doveva comunque rispettare il limite della direttiva europea con un aumento dei costi non superiore al 50%, così come più volte ribadito dall’Anac. Limite che non viene rispettato, nonostante l’inquietante balletto dei costi a cui si sta assistendo e soprattutto alla luce di una loro evidenza indeterminatezza».

La diffusione di parte dell’esposto ha generato diversi interventi a cura di stimati professionisti reggini e messinesi, dall’avvocato Carmelo Briguglio al dottor Ialacqua, dal dottor Elio Conti Nibali all’ingegnere Risitani, tutti concordi «sull’impossibilità di giungere ad un vero progetto esecutivo».
E infine il vivo e colorito monito lanciato da Enzo Musolino, a nome di tutta la sala: «Fermate questo circo prima che sia troppo tardi! Non fa ridere nessuno ed è foriero di danni enormi».

LA COMMISSIONE FANTASMA

All’incontro di ieri pomeriggio era presente, in prima fila, anche la sindaca Giusy Caminiti, che però negli ultimi giorni è stata bersaglio di qualche critica per via di alcune sue dichiarazioni ritenute contraddittorie. Ma nel mirino è finita anche e soprattutto la sua commissione di studio a supporto del lavoro della commissione consiliare territorio in vista della conferenza dei servizi per il parere sul progetto del Ponte.

A parte il nome dell’architetto Alfonso Femia, la cui disponibilità ad affiancare il Comune nella commissione di esperti era stata resa nota dalla sindaca lo scorso 23 febbraio, degli altri professionisti non si è mai saputo nulla. Solo voci, rumors, ad esempio, sulla presenza di un ex membro del Cda della Stretto di Messina. La commissione c’è e sta operando da tempo, ma i suoi componenti non sono stati comunicati ufficialmente, né risultano i rispettivi decreti di nomina all’albo pretorio comunale. Il perché resta un mistero.

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