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GIOIA TAURO – Non è arrivata la folla che si aspettava ieri mattina alla manifestazione a difesa del porto di Gioia Tauro. La giornata lavorativa ha fatto da tappo ma anche le condizioni meteo, visto che a mezz’ora dall’inizio del flash mob è arrivata la pioggia, Ma se segnale doveva essere alla politica ed alle istituzioni nazionali ed europee, questo segnale è comunque arrivato. Migliaia i partecipanti di ogni schieramento politico o sindacale, che è servito a ribadire che nessuno accetterà mai che il porto di Gioia Tauro possa essere ridimensionato a causa della direttiva Ets che introduce pesanti multe a chi usa combustibili fossili sulle navi nel Mediterraneo.

Migliaia di persone, dicevamo tra portuali (a dire il vero si aspettava una presenza maggiore, anche se c’è da comprendere che dopo sei – sette ore di lavoro gli smontanti del secondo turno tra gruisti e carrellisti sono tornati per la maggior parte a casa stanchi morti), cittadini rappresentanti politici ed istituzionali, tra cui decine di sindaci calabresi si sono fermati per un’ora davanti al gate portuale per chiedere alla Ue di rivedere quella direttiva che potrebbe penalizzare il più grande hub di transhipment del paese. Tra i presenti anche il Presidente della Giunta Regionale Roberto Occhiuto che ha ricordato come la sua: «interlocuzione su questo tema con il Governo è quotidiana» – ha detto il Presidente.

Negli ultimi giorni ho sentito il Ministro all’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per chiedergli di presentare una riserva italiana sull’applicazione della direttiva europea e di mettere all’attenzione della Commissione Europea la revisione della direttiva. Lo ha fatto, adesso vedremo le conseguenze. Mi è stato detto che esistono spiragli. La difesa dell’ambiente non va fatta stupidamente, ma in maniera intelligente, e se non si interverrà per correggere questa norma le navi passeranno lo stesso dal Mediterraneo inquinando lo stesso ma spostando le merci su altri porti. Una scelta da kamikaze.

Questo lo dobbiamo impedire». Davanti ai cancelli del porto numerose delegazioni di portuali: c’erano i dipendenti dei due terminalisti di Mct e di Automotive Gioia Tauro, con i manager al completo e tra questi il Presidente di Uniport Pasquale Lepore, una presenza autorevole la sua, i dipendenti delle società esterne, i rizzatori , i manutentori, le società di servizi portuali e marittimi e tanti cittadini preoccupatissimi per quello che sta accadendo e soprattutto quello che potrebbe accadere. C’era anche una nutrita delegazione dei dipendenti del gruppo Callipo, che proprio a Gioia Tauro ha lo stoccaggio del tonno che lavorano nello stabilimento di Maierato.

«Se chiude Gioia Tauro – ha ricordato Pippo Callipo – chiuderà anche la nostra azienda perché ci verrà meno il polo logistico di importazione del tonno. E saranno altre centinaia di licenziamenti anche in altri settori». Al flash mob organizzato dall’Autorità di Sistema Portuale guidata dall’Ammiraglio Andrea Agostinelli, tanti politici di vari schieramenti e tra essi anche i deputati Arruzzolo, Cannizzaro e Minasi, l’eurodeputato Valentino Grant, l’assessore regionale Calabrese, i consiglieri regionali Giannetta, Mattiani, Gelardi, Mammoliti, Molinaro e Laghi. Il sindaco facenti funzioni della città Metropolitana di Reggio Calabria Carmelo Versace con mezzo consiglio metropolitano. C’erano le associazioni della Piana, i parroci di Gioia Tauro e di San Ferdinando, rappresentanti di Libera con don Pino Demasi, persino delegazioni di lavoratori di altri settori come quello ferroviario e del trasporto in generale.

Poi i dirigenti regionali e provinciali delle organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Sul, Ugl e Orsa, quelli delle categorie dei trasporti e dei porti. Nessun comizio, ma un grande presidio «che è servito – come ha ricordato il Presidente Agostinelli – a far capire al Governo e all’Europarlamento le contraddizioni di una norma che mette a rischio gli scali italiani ed europei favorendo quelli del Nord Africa, senza ridurre alcun effetto inquinante». Una manifestazione che è stato un segnale del crescente malcontento che si registra in Calabria e non solo. Una bestialità che non azzererà per nulla le emissioni inquinanti nel Mediterraneo ma sposterà gli effetti ad un tiro di schioppo dall’Europa e dal Mediterraneo.

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