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Lo 007 Marco Mancini

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Marco Mancini, lo 007, torna protagonista incrociando vicende tutte da accertare che ruotano attorno a Renzi, Di Maio e Gratteri. Quest’ultimo nome lo lega alla Calabria trattandosi del procuratore della Repubblica di Catanzaro e secondo le ultime cronache un interlocutore del celebre agente segreto.

Con la Calabria l’agente dei servizi ha già avuto un ruolo controverso tre lustri fa in fatti mai chiariti.

Correva l’anno 2006, quando tre parlamentari avevano segnalato la strana storia dell’esplosivo ritrovato nel bagno del municipio, due anni prima, in un momento di difficile governabilità a Reggio Calabria per il sindaco dell’epoca, Giuseppe Scopelliti.

La bomba era stata ritrovata grazie alla segnalazione di un informatore del Sismi, l’esplosivo adoperato proveniva dalla stiva della Laura C, la cosiddetta “nave della ‘ndrangheta”, un relitto adagiato sui fondali della jonica reggina e non si capisce per quali motivi sotto stretta gestione dei servizi. La soffiata da fonte anonima sembra fosse costata allo Stato 300.000 euro.

Da chi era stata gestita l’operazione molto coperta? Da Marco Mancini, il vice di Pollari al Sismi e rimbalzato poi alle cronache nei meandri oscuri del rapimento di Abu Omar e dello scandalo Telecom.

Sulla bomba al sindaco Scopelliti erano state tre le informative firmate da Mancini: la prima fa scoprire i panetti di tritolo nel water del sindaco, la seconda spiega che l’ordigno, pur senza innesco, sarebbe dovuto esplodere la mattina successiva, la terza segnala che il sindaco Scopelliti è in pericolo di vita.

Delle iniziative del ministro Pisanu per accertare il garbuglio che assegnò scorta e notorietà di vittima al sindaco Scopelliti non c’è gran ricordo. La vicenda si incrocia anche con il commercialista Giovanni Zumbo, oggi collaboratore di Giustizia e figura di collegamento tra politica reggina, clan criminali di gran spessore ai quali annunciava in anticipo le operazioni di Dda e servizi segreti.

Dagli archivi risulta che il poliedrico Zumbo era stato interrogato dall’allora Procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, e in un verbale di appena sei pagine aveva dichiarato a futura memoria: “Ho collaborato con i servizi ma non intendo rivelare nulla in merito”. Ma una notizia l’aveva aggiunta: “Del Sismi ho incontrato l’ex funzionario Mancini che scese a Reggio Calabria, ma dell’argomento preferirei non parlare”. Tasselli da andare a incastrare con nuove gole profonde che parlano e rivelano.

Per quell’esplosivo “c’era stato l’interesse di Nicolo’ Pollari”. È stato di recente il collaboratore di giustizia Seby Vecchio, ex assessore e presidente del Consiglio comunale di Reggio ma anche poliziotto, a fare il nome de relato dell’ex direttore del Sismi nella vicenda del tritolo “tarocco” in un’udienza del processo Gotha.

“Ho parlato in prima persona sia con i politici che persone della ‘ndrangheta Per quanto riguarda l’esplosivo, è stato una bufala. Era un attentato per accreditare un peso politico maggiore a Scopelliti. Qualcuno ha detto anche il nome di chi ha portato l’esplosivo. Per esempio chi entrò a Palazzo San Giorgio per mettere il tritolo nel bagno”. Mancini? No. Un noto ultrà amaranto e dipendente comunale, che ha risposto a questa dichiarazione con un video che ha spopolato a Reggio su Facebook per la genuinità con cui ha respinto ogni accusa.

Sono passati molti anni. Scopelliti finito nella polvere ha scritto le sue memorie. Le rivelazioni più recenti nelle aule di Tribunale sul falso attentato sembrano le dissimulazioni di medievale memoria. Mancini torna protagonista nazionale ma del tritolo senza innesco nel cesso del Comune non si conosce verità. Forse perché non frega più niente a nessuno e a Reggio Calabria, per antica vocazione, si preferisce e si vuole che il contesto resti sempre un po’ oscuro.

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