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REGGIO CALABRIA – C’è anche l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli (già imputato nel maxiprocesso Rinascita-Scott) tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vincenza Bellini nell’ambito dell’inchiesta “Mala pigna” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha fatto luce su un traffico di rifiuti gestito dalla cosca Piromalli.

29 MISURE CAUTELARI: I NOMI

Sono in tutto ventinove le misure cautelari personali, diverse delle quali rivolte ad esponenti apicali della ‘ndrangheta. I carabinieri del Gruppo forestali e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno anche eseguito il sequestro di cinque aziende di trattamento rifiuti tra Calabria e Emilia Romagna.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo di, associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti ed altri reati ambientali al termine di una indagine condotta dal Nipaaf, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale dei Carabinieri Forestali.

All’operazione, denominata “Mala pigna”, hanno partecipato anche i carabinieri forestali dei Reparti in Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, con il supporto dello squadrone eliportato “Cacciatori Calabria” e i militari dell’ottavo Nucleo Elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip Vincenza Bellini su richiesta della Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

LE INDAGINI

Le indagini sono state avviate nel 2017, dopo un sopralluogo presso la “Ecoservizi s.r.l.”, ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica, nella zona industriale di Gioia Tauro, gestita dalla famiglia Delfino, da decenni attiva nel settore. La società, nonostante fosse oggetto dei provvedimenti di sospensione dell’autorizzazione al trattamento dei rifiuti e di cancellazione dall’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, era diventata il fulcro di un’attività organizzata per il traffico di rifiuti speciali di natura metallica con marcate proiezioni sul territorio nazionale ed internazionale.

Rocco Delfino, per anni socio e Procuratore Speciale della società, “mediante artifizi volti ad aggirare la normativa antimafia, promuoveva un’associazione volta al traffico illecito di rifiuti – si legge nell’ordinanza – mediante la gestione di aziende apparentemente pulite e fittiziamente intestate a soggetti terzi ma riconducibili alla diretta influenza e al dominio della famiglia Delfino, come la “Mc Metalli s.r.l. e la “Cm Servicemetalli s.r.l.”.

Le società avevano così ottenuto le autorizzazioni necessarie alla gestione di un settore strategico, qual è quello dei rifiuti speciali, ed in tal modo intrattenere rapporti contrattuali con le maggiori aziende siderurgiche italiane, contrattare l’importazione e l’esportazione di rifiuti da e per Stati esteri, nonché aspirare all’iscrizione in white list negli elenchi istituiti presso la Prefettura.

“Nel programma criminale mafioso della famiglia Delfino – scrivono gli inquirenti – rientrava, altresì, il dominio assoluto della ditta Delfino s.r.l., società in confisca definitiva sin dall’anno 2007 in quanto oggetto di un procedimento di prevenzione attivato nei confronti della famiglia Delfino alla fine degli anni novanta, sull’assunto che Rocco Delfino e i fratelli gravitassero nella galassia della famiglia ‘ndranghetistica dei Molè. Il tutto finalizzato a mantenere il completo controllo mafioso della società in confisca, in un clima di intimidazione e prevaricazione”.

RIFIUTI SOTTO TERRA: SOSTANZE NOCIVE 6000% SOPRA IL LIMITE

Altra allarmante condotta delittuosa accertata nel corso delle indagini riguardava lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, che venivano interrati nel suolo, anche sotto terreni agricoli, alcuni dei quali risultati gravemente contaminati da sostanze altamente nocive con valori che in alcuni casi sono arrivati al 6000% sopra il limite previsto con il concreto pericolo di contaminazione anche della falda acquifera sottostante.

UNA TALPA TRA LE FORZE DELL’ORDINE

C’è anche un rappresentante delle forze dell’ordine infedele del Catanzarese tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta. Lo ha detto il procuratore della Dda reggina Giuseppe Bombardieri durante la conferenza stampa in corso presso il comando provinciale dei carabinieri.

PITTELLI IN CARCERE PER CONCORSO ESTERNO

Giancarlo Pittelli

Come nel processo “Rinascita-Scott”, anche nell’operazione “Mala pigna” l’accusa per l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli è concorso esterno in associazione mafiosa.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata all’avvocato nella sua abitazione, dove Pittelli si trovava agli arresti domiciliari. Dopo le formalità di rito, l’avvocato ed ex parlamentare sarà accompagnato nella casa circondariale. Secondo gli inquirenti Pittelli era l’uomo politico e faccendiere di riferimento della cosca Piromalli. Avrebbe fatto da “postino” per conto del clan per una perizia sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti (LEGGI).

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