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Uno dei migranti morti nello sbarco

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SIDERNO (REGGIO CALABRIA) – Aveva gli occhi azzurri; azzurri come quel mare che gli ha inghiottito la vita. Al momento non ha nome e neppure un cognome: “cadavere non identificato 1” e, ieri mattina, è rimasto steso sulla spiaggia di Siderno ad una manciata di metri dell’imbarcazione a vela che portava un carico umano di speranza. I due poliziotti delle volanti del commissariato di Siderno che per primi senza pensarci un attimo si sono gettati tra le alte onde per salvare più migranti possibili, lo hanno recuperato e portato a riva, hanno provato anche a rianimarlo ma non c’è stato nulla da fare. Quel ragazzone dalla pelle chiara, così come lo erano i suoi occhi, aveva ingerito troppo acqua. Non ce l’ha fatta neppure l’altro uomo non identificato cui corpo è stato recuperato da una motovedetta della Guardia costiera di Roccella Ionica.

IL VIDEO CON LE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO

«Quelli morti sono gli scafisti», dicono i migranti, di certo però non c’è ancora nulla se non che due uomini sono morti in mare durante lo sbarco avvenuto ieri mattina sulla spiaggia di Siderno, in provincia di Reggio Calabria. La vita e la morte; la gioia e il pianto diventano un tutto uno dentro i barconi che si arenano sulle spiagge della Calabria. Quante storie che ogni volta porta il mare; quante vite sfidano le onde per cercare la speranza.

Questa volta, sulla barca a vela battente bandiera italiana c’erano probabilmente 111 persone, di questi 109 sono stati salvati, mentre due non ce l’hanno fatta. Inizialmente si temeva ci fossero dei dispersi, e per tutta la mattinata un elicottero della Polizia e la motovedetta della Guardia Costiera hanno perlustrato la costa. Anche i sommozzatori dei vigili del fuoco di Siderno e Reggio Calabria nonostante il mare forte hanno cercato di perlustrare il fondale marino. Ed è stato sbarco drammatico ieri come non se ne vedevano da anni: uomini, donne (dodici) e diversi minori che dall’imbarcazione sono stati scaraventati in acqua da un’onda più alta e violenta delle altre.

Le urla assordanti di richieste di aiuto. Una scena apocalittica: chi tentava di arrivare a riva ma veniva trascinato dalle onde, chi chiedeva aiuto tenendosi aggrappato ad un pilone del vecchio pontile dove la barca a vela è andata a sbattere.

Arrivano dall’Afganistan, Siria, Iran e una volta a riva stremati e bagnati, sono «felici. Ce l’abbiamo fatta», dice un uomo che mostra la sua gioia con un grande sorriso. Sorride anche quella che sembra essere la più piccola del gruppo, una bambina di circa 8 anni che arriva dall’Afghanistan insieme alla mamma e che infreddolita indossa la tuta azzurra data dai volontari della Protezione Civile e della Croce Rossa “Riviera dei Gelsomini” che come come angeli custodi sono arrivati sulla spiaggia portando coperte e viveri.«Abbiamo viaggiato cinque notti e quattro giorni», dice un ragazzo afgano di 19 anni.

E’ lui che racconta del viaggio tra le onde iniziato dal porto di Istanbul, in Turchia «abbiamo viaggiato sempre su questa nave», dice mentre sui possibili dispersi racconta che tra loro non sembra mancare nessuno «stiamo bene, io mi sono fatto un po male – fa vedere il ginocchio sinistro. sulla barca ma non è niente», sorride. Nessuno di loro piange per quel cadavere sulla spiaggia e il ragazzo ripete «tra noi non manca nessuno».

Saranno adesso i militari della Polizia e dei Carabinieri presenti sul posto a ricostruire il puzzle di questo viaggio di morte e speranza arenatesi sulla spiaggia di Siderno. Una volta rifocillati, i migranti sono stati trasferiti a Siderno Superiore, in una struttura messa a disposizione dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Maria Teresa Fragomeni che insieme ai suoi assessori e consiglieri per tutta la mattinata era sulla spiaggia «è una vera e propria emergenza», dice e ricorda «stiamo già ospitando 83 migranti sbarcati a Roccella e ancora stavamo sistemando la struttura, ma adesso dobbiamo dare aiutare queste persone sfortunate e disperate. Sentiamo vicina -conclude la Fragomeni- la Prefettura e confidiamo anche nell’aiuto di altri comuni».

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