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Un momento dell'operazione

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REGGIO CALABRIA – Nel pieno della pandemia da Covid-19, alcuni componenti della cosca Facchineri sarebbero riusciti a controllare il territorio e le attività economiche di Cittanova facendo leva sulla loro appartenenza alla ‘ndrangheta. Il gruppo avrebbe imposto a numerosi esercenti locali di acquistare bevande che, in ragione del loro costo e delle restrizioni governative del lockdown, erano di difficile rivendita.

Per questo, all’alba di oggi è scattata l’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno tratto in arresto 5 persone già note alle forze dell’ordine, destinatari di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio GIP. I cinque sono indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di ingenti quantità di stupefacente.

Secondo le accuse, i cinque avrebbero fatto parte della cosca Facchineri, storica articolazione territoriale della ‘ndrangheta, operante nei comuni di Cittanova e San Giorgio Morgeto. Due di loro, inoltre, sono stati inquadrati come capi promotori del sodalizio criminale.

Le indagini, curate dalla Compagnia di Taurianova con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno avuto impulso dalla denuncia presentata da un imprenditore sangiorgese recentemente deceduto per complicanze connesse al Covid-19. L’uomo, attivo nei settori ricettivo e della ristorazione, aveva fatto rientro in Calabria dopo lunghi anni trascorsi a lavorare al nord Italia. Scelto di valorizzare il proprio paese di origine, dapprima aveva rilevato e dato nuova vita ad un ristorante di San Giorgio Morgeto, e, in seguito, aveva avanzato richiesta di gestione di un’altra struttura alberghiera sorta negli anni 2000 a Cittanova, già sottoposta a sequestro nell’aprile 2018 perché ritenuta il frutto e il reimpiego dei proventi delle attività illecita della cosca Raso-Gullace-Albanese.

Poco prima di prendere in gestione entrambi gli esercizi pubblici, l’imprenditore era stato avvicinato dagli indagati che, sfruttando il grado di infiltrazione della cosca Facchineri nel tessuto economico di Cittanova, avevano dapprima imposto alla vittima di acquistare prodotti alimentari e bevande da una società di fatto gestita dai capi del sodalizio e, in seguito, lo avevano costretto a subire la loro “protezione” ambientale, attraverso il pagamento del “pizzo” o l’instaurazione di rapporti di assunzione del personale, soprattutto all’interno del ristorante.

Il coraggio dell’imprenditore ha però permesso di abbattere il muro di omertà e, dopo la sua denuncia, gli investigatori hanno avviato un complesso monitoraggio degli indagati, durato dall’ottobre 2019 al giugno 2020. Il quadro emerso è risultato allarmante in quanto si è accertato che, nel pieno della pandemia, l’organizzazione criminale avrebbe perseguito l’obiettivo del controllo totale del territorio e delle attività economiche.

Tabaccai, titolari di piccoli bar o supermercati sarebbero, quindi, stati costretti ad acquistare merce che poi rimaneva invenduta nei magazzini. In particolare, si tratterebbe di casse di champagne o liquori dal valore di oltre 200 euro a bottiglia; bevande energetiche di nicchia. Inoltre risulterebbe emersa in capo ad una società dietro cui operavano gli indagati, come affermato dagli stessi nel corso di alcune conversazioni intercettate, l’esclusiva per prodotti riconducibili anche ad un noto ex calciatore. 

Oltre agli arresti, i Carabinieri hanno dato esecuzione al sequestro preventivo della società di distribuzione dei prodotti alimentari e bevande imposti agli imprenditori vessati, per un valore stimato di circa 200.000 euro circa. L’autorità giudiziaria ha, infatti, ritenuto in questa fase delle indagini preliminari, che le condotte estorsive poste in essere dai Facchineri e dagli altri sodali siano state agevolate dalla disponibilità del complesso aziendale colpito dal provvedimento.

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