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REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, dopo indagini della Direzione distrettuale antimafia diretta da Giovanni Bombardieri, hanno arrestato, in Francia e Germania, quattro cittadini afghani, accusati di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina ed esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria.

Sono stati sequestrati, inoltre, il veicolo utilizzato per il trasporto dei migranti e il denaro ritenuto profitto del reato.

L’indagine è stata sviluppata grazie alla cooperazione internazionale, con particolare riguardo a Eurojust, sul lato giudiziario, che ha coordinato l’esecuzione di diversi ordini di indagini europei, comprese attività intercettive all’estero, e le rogatorie internazionali. A collaborare con i carabinieri reggini, in Germania, il direttorato per la lotta al crimine della Bundespolizei e, in Francia, la Police Nationale, le Brigate Mobili di ricerca della Direzione Centrale della Polizia di frontiera di Bordeaux e Marsiglia.

Si tratta di una rete “costruita con spregiudicatezza”, come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Vincenzo Quaranta, che “ritiene di condividere quanto sostenuto dal pm in punto di sussistenza delle esigenze cautelari con riferimento particolare al pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quelli per i quali si sta procedendo; infatti, la dinamica dei fatti ha denotato particolare spregiudicatezza e professionalità da parte degli indagati, che hanno realizzato una vera e propria rete, transnazionale, che ha sicuramente contatti, e non può essere diversamente, con coloro i quali organizzano e gestiscono le attività dai paesi di origine dei clandestini facendoli approdare sulle coste italiane”.

“Gli indagati si occupano di assicurare ai clandestini, dietro lauti corrispettivi, di trasferirsi dall’Italia ad altri paesi europei, in particolare Francia, Germania e Svizzera e si intuisce, a chiare lettere, che sono stabilmente impegnati in tali attività, disponendo di persone e di mezzi per poter raggiungere gli illeciti obiettivi – aggiunge – In meno di 5 giorni, Yawar si spostava tra la Francia e l’Italia per ben cinque volte, rimanendo in contatto con la rete di soggetti che assicura il raggiungimento degli illeciti obiettivi, segno di una stabile dedizione alla gestione della immigrazione clandestina”.

Per questo, “la misura della custodia in carcere appare certamente l’unica adeguata in relazione alla salvaguardia delle predette esigenze cautelari, tenuto conto della capacità degli indagati di coordinarsi anche a distanza nella gestione degli illeciti affari in materia di immigrazione clandestina”.

Per questo, “la misura della custodia in carcere appare certamente l’unica adeguata in relazione alla salvaguardia delle predette esigenze cautelari, tenuto conto della capacità degli indagati di coordinarsi anche a distanza nella gestione degli illeciti affari in materia di immigrazione clandestina”.

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