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L'ospedale di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Il Covid frena ovunque tranne che a Reggio. Mentre nel resto dello Stivale e della Calabria contagi e decessi sono in ritirata, nell’area metropolitana reggina la curva epidemiologica non vuol saperne di volgere verso il basso e continua ad andare controcorrente.

Il bollettino regionale conferma il trend dei giorni scorsi e, cioè, nuovi casi sopra quota mille: per l’esattezza, 1.022 i positivi rilevati ufficialmente ieri, con l’“aggravante” di soli 7 guariti. I casi attivi sono addirittura 14.642, praticamente lo stesso numero registrato nel difficilissimo periodo tra dicembre e gennaio.

Reggio e provincia ripiombano così nell’incubo dopo una brevissima tregua; a un certo punto, infatti, i casi attivi erano scesi a 10 mila e la luce in fondo al tunnel sembrava più vicina, fino a quando il virus si è ripresentato con la medesima forza e la medesima contagiosità di prima. Una “ricaduta” passata quasi inosservata, tra il silenzio e l’indifferenza delle istituzioni e l’incoscienza e l’inciviltà della gente restia al rispetto delle regole.

Ma perché questa “ricaduta”? Le cause sono tante. Se da un lato il vaccino non esclude il contagio, dall’altro è probabile che i modesti risultati della campagna vaccinale abbiano contribuito a mantenere vivo e vegeto il covid-19. In particolare, lo scetticismo mostrato per la terza dose potrebbe avere inciso non poco sull’incremento dei contagi. C’è, poi, un discorso legato agli scarsi controlli in giro e soprattutto nei locali, dove gli assembramenti sono sempre troppi e l’utilizzo della mascherina è raro.

E che dire, inoltre, delle inefficienze delle istituzioni sanitarie che si dichiarano perennemente al collasso per mancanza di personale e risorse varie? Basti pensare a quello che è successo e succede all’Asp col sistema del tracciamento dei contagi completamente in tilt e, quindi, causa di casi mai conteggiati ufficialmente, casi nascosti che a loro volta hanno generato altri casi anch’essi magari rimasti nascosti. Un caos che, forse, l’area metropolitana reggina sta pagando ancora a caro prezzo, proprio nel momento in cui gli altri stanno provando a lasciarsi la pandemia alle spalle vedendo una curva sempre più giù.

Non finiscono di certo qui le note dolenti relative all’Azienda sanitaria provinciale, che ha mostrato tutte le proprie lacune anche in fatto di screening e prevenzione costringendo migliaia di cittadini a mettere mano al portafoglio per poter effettuare un tampone in farmacia o in un laboratorio privato. Per non parlare delle tantissime persone che, a letto con la febbre, sono state costrette a rivolgersi alla sanità privata per un tampone a domicilio (ancora più costoso) in quanto l’Asp non rispondeva o rispondeva picche. La quarta ondata ha visto in forte crisi anche il Grande ospedale metropolitano: pochissimo personale e di conseguenza scarsa organizzazione, con ripercussioni negative sulla capacità di cura e sulla diffusione del virus tra i reparti.

Numerosi pazienti sono entrati al Gom negativi al coronavirus, ricoverati per altre patologie (o interventi) per poi finire nel reparto covid perché contagiati proprio in ospedale. Un altro bel caos insomma. Senza dimenticare i focolai nelle scuole, da Reggio città all’intera provincia aule e laboratori senza le condizioni minime di sicurezza per scongiurare il contagio: presidi, docenti e studenti ancora aspettano le mascherine Ffp2 promesse dal governo Draghi e dalla Regione Calabria guidata da Roberto Occhiuto.

Intanto, vista la nuova ondata di contagi, l’Asp corre ai ripari stringendo sinergie col territorio per accelerare con le vaccinazioni. Come è accaduto di recente nella vallata del Sant’Agata con due giornate vaccinali realizzate nel borgo San Salvatore sia nei locali parrocchiali sia a domicilio, per un totale di 145 dosi somministrate (prime, seconde, terze). Un servizio gratuito per la popolazione residente nella vallata reggina, organizzato dalla Proloco San Salvatore capitanata dal presidente Demetrio Iero, in collaborazione con la parrocchia retta da don Giovanni Gattuso e il gruppo folk “La Ginestra” del presidente Domenico Pitasi.

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