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Il progetto relativo all’ospedale della Piana

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REGGIO CALABRIA – Migrazione sanitaria. Ma anche mancati ricavi per lavoratori e territorio. Sono queste alcune delle conseguenze che l’associazione Prosalus delinea, allegando dati e statistiche, nel documento che traduce in numeri i «danni» dovuti ai ritardi nella realizzazione dell’ospedale della Piana di Gioia Tauro, a Palmi.

Danni che, per l’associazione stessa, si stimano nell’ordine dei miliardi di euro e che sono il frutto della somma tra il valore della (mancata) produzione ospedaliera e quello dei (mancati) redditi per aziende e dipendenti. Danni, questi ultimi, prodotti, da una prospettiva meramente temporale, a partire dal 2015 (anno in cui il presidio si sarebbe dovuto realizzare).

Prosalus, più in particolare, rende visionabile il cosiddetto “Contadanno”, il testo in cui è per l’appunto leggibile tutto quello che sarebbe dovuto essere e ancora non è l’ospedale della Piana che, a ogni modo, nel 2027 dovrebbe essere operativo.

Sul dossier dell’associazione è intervenuta, ieri, Amalia Bruni, leader dell’opposizione in consiglio regionale. «Con un documento diffuso in questi giorni, l’Associazione Prosalus di Palmi ha presentato il conto dei danni subiti dai cittadini della Piana di Gioia Tauro per i gravi ritardi relativi alla costruzione del Nuovo Ospedale della Piana con sede in Palmi. Il “Contadanno” riporta tutti i dati relativi ai danni sanitari, sociali ed anche economici che questo ritardo ha arrecato a tutto il territorio non solo della Piana ma anche dell’Asp di Reggio Calabria e più in generale della Regione», commenta non a caso Bruni. «Le voci – spiega – sono tante a cominciare dalla migrazione sanitaria per la mancanza dell’Ospedale, progettato per 339 posti letto con tutte le specialità medico-chirurgiche necessarie che avrebbe potuto garantire ogni anno 11.052 ricoveri per 79.577 giornate di degenza, 3.232 cure in day hospital, 408.508 prestazioni ambulatoriali. Per tutti questi casi i cittadini si sono dovuti recare altrove per usufruire del servizio pubblico ospedaliero. La migrazione sanitaria è uno dei danni più gravi per la popolazione, gran parte della quale, a parte ogni altro disagio, non può permettersi soggiorni in altri territori, soprattutto quando si tratta di pazienti fragili, senza adeguato sostegno familiare o sociale e con non poche difficoltà economiche».

«Tra le voci del “Contadanno” – prosegue Bruni – vanno segnalati anche i valori della produzione/attività per cui l’assenza della struttura comporta danni per mancati ricavi derivanti dai finanziamenti pubblici e dalle prestazioni ospedaliere pari, per ogni anno, ad oltre 116 milioni di euro. Analogo discorso va fatto per i costi della produzione pari a 112 milioni di euro che però vanno visti come fonte di reddito per imprese e lavoratori del territorio: 52 milioni annui per le retribuzioni del personale e perciò reddito per le famiglie, 46 milioni per acquisti di beni e servizi per le imprese che remunerano altri lavoratori dei servizi appaltati, reddito per l’indotto, altre voci minori». «Tutto ciò – sottolinea Bruni – si riflette anche sulla mancata occupazione di lavoratori perché l’ospedale, in base ai parametri di legge, occuperebbe stabilmente al minino 1.325 professionisti sanitari (medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari), più i lavoratori delle imprese appaltatrici di beni e servizi (forniture, ristorazione, manutenzioni, lavori). Nel documento la stima dei danni viene rilevata su un periodo temporale che va dal 2015 al 2027. Il 2015 è l’anno in cui si sarebbe dovuto realizzare l’Ospedale, trascorsi 7 anni dall’Accordo di Programma Stato/Regione del 2007. Il 2027 è l’anno in cui l’Ospedale dovrebbe essere operativo, come si comprende dal cronogramma ufficiale della Regione per il Piano Operativo 2022-2024 il quale, fino ad ora, non ha dato alcun nuovo impulso o concreta sollecitazione alle procedure. Dopo la costruzione ci vorrà ancora un anno per l’organizzazione e l’attivazione della struttura (2027). Insomma, 20 anni esatti dall’Accordo di Programma Stato Regione che dichiarava tale ospedale come “opera urgente”».

«Infine – aggiunge – il documento certifica un dato incontrovertibile, e cioè il fallimento di una classe dirigente che in tutti questi anni non ha saputo o voluto costruire un percorso chiaro in grado di offrire certezze di tempi nella realizzazione del nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro. In tal senso porterò a conoscenza di tutti gli organi preposti, a partire dal Presidente della Giunta Regionale e Commissario della Sanità in Calabria, questo documento, in modo tale che si abbia piena coscienza dei danni fin qui arrecati alla popolazione». «Un’indagine di questo tipo – conclude Bruni – dovrebbe essere fatta per tutti gli ospedali della Regione che sono rimasti incompiuti, verrebbe fuori che il danno per i cittadini sarebbe di dimensioni enormi, sotto tutti i punti di vista. Io sin dal dall’inizio di questa legislatura avevo posto all’attenzione del Consiglio regionale, con una interrogazione, il gravissimo ritardo fin qui accumulato nella costruzione degli ospedali previsti dall’accordo quadro Stato-Regione. Adesso è giunto il momento di dare una svolta. Ai cittadini della Piana di Gioia Tauro e ai calabresi in generale bisogna offrire serietà e certezze». 

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