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Tre medici – un angiologo, uno pneumologo e un cardiologo – sono stati denunciati a piede libero per avere prestato servizio in un ambulatorio privato nonostante fossero contrattualizzati a tempo pieno ed esclusivo con le Asp di Reggio Calabria

VENTISEI tra medici e infermieri sono stati denunciati dai Carabinieri dei Nas a seguito di controlli effettuati tra luglio e agosto in tutta Italia sulle liste d’attesa di prestazioni ambulatoriali, riconducibili a visite specialistiche ed esami diagnostici nel Servizio sanitario pubblico. Le ispezioni sono state eseguite in presidi ospedalieri e ambulatori delle aziende sanitarie, compresi gli Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico e le strutture private accreditate per accertare il rispetto dei criteri previsti dal Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (Pngla).

Sono stati effettuati controlli in 1.364 tra ospedali, ambulatori e cliniche, sia pubblici che privati in convenzione con il sistema sanitario nazionale, analizzando 3.884 liste e agende di prenotazione per prestazioni ambulatoriali relative a svariate tipologie di visite mediche specialistiche e di esami diagnostici. Ai sanitari denunciati si contestano i reati di falsità ideologica e materiale, truffa aggravata, peculato ed interruzione di pubblico servizio.

L’inchiesta ha riguardato anche la Calabria. Qui i carabinieri del Nas hanno denunciato a piede libero tre medici – un angiologo, uno pneumologo e un cardiologo – per avere prestato servizio in un ambulatorio privato nonostante fossero contrattualizzati a tempo pieno ed esclusivo con le Aziende sanitarie della provincia di Reggio Calabria. Inoltre, è stato accertato che in due ospedali pubblici del reggino, per garantire le ferie al personale dipendente, per i mesi di luglio e agosto scorsi sono state sospese le agende di prenotazione relative agli esami diagnostici in assenza della prevista autorizzazione della direzione generale dell’Asp. In particolare, le indagini dei carabinieri hanno acclarato che gli esami diagnostici nelle strutture sottoposte ai controlli, sono stati procrastinati da 38 a 95 giorni, fuori dal limite previsto dalla normativa nazionale. L’intervento degli specialisti dell’Arma ha imposto la ripresa delle prenotazioni specialistiche e ospedaliere agli utenti, con la riapertura delle agende.

L’attività ispettiva svolta, a livello nazionale, sull’ingente mole di dati e di riscontri relativi a oltre 3 mila 800 agende ha consentito, inoltre, di rilevare 1.118 situazioni di affanno nella gestione delle liste di attesa e superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida del Piano nazionale, pari al 29% di quelle esaminate. Tra le cause più frequenti degli sforamenti delle tempistiche sono state accertate, su 761 agende, carenze funzionali ed organizzative dei presidi ospedalieri e degli ambulatori, diffusa carenza di personale medico e tecnici specializzati che, unitamente alla mancanza di adeguati stanziamenti ed attrezzature, ha determinato il rallentamento dell’esecuzione di prestazioni sanitarie.

Tale slittamento si ripercuote anche nel mancato rispetto delle classi di priorità (Urgente, Breve e Differibile) ricollocate, in 138 casi, in tempistiche entro i 120 giorni (Programmabili), non compatibili con i criteri di precedenza ed urgenza. In 195 situazioni i Nas hanno riscontrato la sospensione o la chiusura delle agende di prenotazione, in parte condotte con procedure non consentite oppure determinate dalla carenza di operatori senza prevederne la sostituzione.

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