X
<
>

L'intervento di Sandro Ruotolo a Villa San Giovanni

Condividi:
5 minuti per la lettura

Sandro Ruotolo durante l’incontro a Villa San Giovanni ribadisce la contrarietà al progetto: Il ponte anti Sud non s’ha da fare

Si parla tanto di questo ponte sull’acqua dello Stretto che sa di passato e che per noi del Pd non s’ha da fare. Un ponte voluto nell’Italia berlusconiana delle grandi opere, delle tangenti e della corruzione, di quel ministro Lunardi che diceva che con la mafia bisognava convivere e che oggi ritroviamo a fare il consulente del ministro Salvini.

Non solo il Ponte non migliorerà la mobilità tra le due sponde ma assorbirà risorse che dovrebbero essere investite invece per migliorare le infrastrutture di Calabria e Sicilia. Assetto idrogeologico, riduzione del rischio sismico, infrastrutture. Questo servirebbe: e poi formazione e lavoro per la nostra meglio gioventù che è costretta ad emigrare.

Ottocentomila sono i giovani, negli ultimi 20 anni, hanno dovuto lasciare il mezzogiorno. Portandosi (al Nord o all’estero) il valore della loro formazione. Questo governo si è accorto che il Sud si sta svuotando?
Ci sono altre opere che servono subito alle nostre terre: il raddoppio della rete ferroviaria, le strade, i tubi dell’acqua. Abbiamo una rete idrica che fa acqua da tutte le parti. Abbiamo letto sgomenti sui giornali che in Sicilia ci sono 39 comuni dove l’acqua è razionata. Nel terzo millennio è una cosa inaccettabile. Abbiamo una rete idrica in Calabria e Sicilia che perde fino al 70 per cento contro una media nazionale del 28%. Si parla di spendere 15 miliardi per il ponte in un paese che investe per l’acqua solo 39 euro per abitante rispetto a una media degli altri Paesi europei di 90 euro. Il Mezzogiorno è oggi la vetrina delle diseguaglianze più macroscopiche del Paese.

Bisogna avere molto coraggio per pensare che queste terre abbiano bisogno di un Ponte e non semplicemente di servizi efficienti, di infrastrutture e opportunità di lavoro, di volere un futuro al pari di chi vive nel centro e nel Nord del nostro Paese.
Sono incredibili questi ministri leghisti. Hanno prima deciso di fare il Ponte e solo dopo si sono domandati se conveniva. E no, non conviene. Non è solo una questione di priorità. Non conviene. Tutte le previsioni di 20 anni fa si sono rivelate errate ed i costi nel tempo sono lievitati enormemente.
Le scelte fatte fino ad ora dimostrano che il Governo Meloni è un governo contro il Mezzogiorno: se la prendono con i più deboli cancellando il reddito di cittadinanza e affossando il salario minimo, rischiano di farci perdere le grandi opportunità del Pnrr e vogliono introdurre le gabbie salariali aumentando le disparità territoriali.
E cercano di sferrare il colpo definitivo con l’autonomia differenziata, venduto come volano di sviluppo.

C’era un fondo simbolo per controbilanciare l’autonomia differenziata; il cosiddetto Fondo di perequazione: 4,4 miliardi che hanno prosciugato con un tratto di penna. Quei soldi rappresentano servizi e infrastrutture che non si faranno. Cancellarli serve a impedire la riduzione del gap tra nord e sud.

Questo governo ci ha fatto capire una sola cosa: che ogni volta c’è da scegliere al Sud, è sempre contro il Sud. Ed è così anche con il Ponte, una mega opera che guarda al passato. Altro che futuro.
E che ha già arricchito le tasche di consulenti e caste varie per decine e decine di milioni di euro.

Un’opera di cui il Paese non sente affatto il bisogno. E che però dovrà pagare, perché agli italiani toccherà pagarlo. Non lo finanzierà l’Europa.
Al ministro Salvini vogliamo solo ricordare che in Calabria 686 chilometri di rete sono a binario unico (il 69,6%) mentre in Sicilia 1.267 chilometri sono a binario unico (l’85%). Ministro Salvini lo sa che l’età media dei convogli siciliani è di oltre 21 anni contro la media di 12 anni al Nord?
Abbiamo bisogno di investire nelle linee ferroviarie, abbiamo bisogno di strade, di asili nido, di una sanità pubblica decente. Sanità pubblica lo dico proprio qui perché le sanità pubbliche calabresi e siciliane non sono solo tra le peggiori d’Italia ma sono quelle che costringono migliaia di persone ad andare a Nord a curarsi.

E’ vero, noi in Italia abbiamo le nostre facoltà di ingegneria che sono un fiore all’occhiello. Ma il rischio sismico tra Reggio Calabria e Messina è talmente elevato che è follia solo pensare al ponte. Pensiamo all’area sismica, a quel pezzo di penisola dove il terremoto disastroso del 1908 provocò più di 80 mila vittime. Mettiamo in sicurezza gli edifici, le strade, riduciamo il rischio sismico e il rischio geologico. Il governo Meloni pensa invece al ponte.

Ha mille volte ragione don Ciotti: Il rischio è che il ponte non colleghi due coste ma colleghi due cosche. Questo assolutamente non deve avvenire. Avendo neutralizzato le interdittive antimafia, riformato il codice degli appalti per accelerare le procedure svincolate dai controlli di legalità c’è il rischio di infiltrazioni criminali negli appalti, nelle forniture, nelle consulenze.
«Gli appetiti ci saranno, ma non saranno più appetiti legati alla singola articolazione territoriale che controlla quel territorio, ma certamente a componenti di più alto livello», dice preoccupato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Peppe Lombardo. Siamo preoccupati anche noi perché dove non c’è trasparenza la mafia è sempre pronta a offrire ulteriori illegalità e a infiltrarsi.

Questa “destra destra” governa il Paese da più di un anno e non ha ancora fatto nulla per affrontare i cambiamenti climatici. Oltre il 90% dei comuni italiani è a rischio frane o alluvioni: 7 milioni e mezzo di italiane e italiani vivono in zone a rischio, più del 12% della popolazione.
Bisogna approvare una legge sul clima e sul consumo del suolo zero. E invece loro pensano ancora una volta di ripetere i fasti del berlusconismo, la stagione delle grandi opere pubbliche. Che sono spot, armi di distrazione di massa. E’ un giochino che già conosciamo.
Perciò questo ponte non s’ha da fare.

*Giornalista, membro della segreteria nazionale del Pd

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE