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L'università Mediterranea di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Previsioni confermate. A contendersi l’ambito incarico di rettore dell’Università “Mediterranea” – dopo il vulnus creatosi a valle dell’inchiesta “Magnifica” – saranno in tre: Nicola Moraci, Claudio De Capua e Giuseppe Zimbalatti (che i rumors danno per favorito).

Moraci è professore ordinario di Geotecnica, prorettore delegato alla Ricerca scientifica, ex direttore del dipartimento di Ingegneria civile, dell’energia, dell’ambiente e dei materiali, membro del Consiglio della Scuola di dottorato. Presidente della Federazione nazionale dell’ingegneria civile e presidente dell’Associazione geotecnica italiana. De Capua, invece, è professore ordinario di Misure elettriche ed elettroniche, prorettore delegato al trasferimento tecnologico, responsabile scientifico del medesimo laboratorio presso il dipartimento di Ingegneria dell’informazione, delle infrastrutture e dell’energia sostenibile. Infine, Zimbalatti, direttore generale, già direttore del dipartimento di Agraria, professore ordinario di Meccanica agraria, dirigente generale del dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione della Regione Calabria con Giuseppe Scopelliti presidente.

La scadenza per la presentazione delle candidature era fissata al 10 luglio dal momento che il decano e rettore facente funzioni Feliciantonio Costabile ha indetto le elezioni per la nomina del rettore in prima votazione il 18 luglio e che, a norma dell’art.17 comma 10 dello statuto d’ateneo, in caso di cessazione anticipata del rettore dalla carica, le candidature, corredate dei curricula e dei programmi, dovevano essere presentate formalmente alla comunità universitaria almeno sette giorni prima dell’inizio della competizione elettorale.

La seconda e terza eventuale votazione sono fissate per il 19 e 20 luglio. In caso di mancata elezione alla terza votazione, sarà fatto il ballottaggio che si terrà il 22 luglio. Le votazioni avranno luogo, dalle 9 alle 17, nei locali della “Mediterranea”. Il mandato ha la durata di sei anni e decorrerà dalla data della nomina da parte del ministro dell’Università e della ricerca. «Il senato accademico e il consiglio di amministrazione di ateneo – aveva dichiarato Costabile – hanno lavorato in questo mese e mezzo, sotto la mia presidenza, per portare alla normalità tutte le attività interrotte in conseguenza delle interdizioni e hanno subito adottato all’unanimità alcuni provvedimenti in conformità alle sentenze del Tar in materia di funzionamento degli organi e alle disposizioni della c.d. Legge Gelmini sull’esercizio delle cariche accademiche, sentenze e disposizioni inattuate da un decennio.

Al di là del merito dei provvedimenti, essi sono un chiaro segnale del ritorno ai princìpi di legalità, ai quali si è sempre attenuta e ispirata la stragrande maggioranza dei docenti e del personale tecnico e amministrativo. La “Mediterranea” torna così a presentare alla città e alla Calabria quell’offerta didattica, di cui il Ministero ha riconosciuto l’alta qualità, e quella eccellenza nella ricerca, che è stata sancita per il nostro ateneo dall’Agenzia nazionale per la valutazione dell’università».

Dallo tsunami giudiziario alle elezioni per il nuovo rettore, la “Mediterranea” prova a invertire rotta. Scelta necessaria perché il 21 aprile, a seguito dell’indagine “Magnifica”, sono state disposte le misure cautelari del divieto temporaneo all’esercizio del pubblico ufficio ricoperto presso l’Università Mediterranea, a carico, fra gli altri, del rettore Santo Marcello Zimbone e del prorettore vicario ed ex rettore Pasquale Catanoso. L’operazione di Finanza e Procura avrebbe scoperchiato una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione, tra cui concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

«Un quadro a dir poco disarmante» stando alle parole del gip Vittorio Quaranta che accompagnano le quasi 1230 pagine di ordinanza in cui figurano 52 indagati, di cui 8 sospesi. Destinatari delle misure interdittive oltre al rettore Zimbone e al predecessore Catanoso, anche l’ex direttore generale e oggi professore Ottavio Amaro, i professori Adolfo Santini, Massimiliano Ferrara e Antonino Mazza La Boccetta, i dipendenti Alessandro Taverriti e Rosario Russo. Così il 10 maggio Zimbone rassegna le proprie dimissioni al ministro Maria Cristina Messa, che il 13 maggio con apposito decreto le accoglie e contestualmente dispone l’avvio da parte dei competenti organi accademici delle procedure per l’elezione del successore. Costabile si mette subito al lavoro per garantire la continuità espletando atti di ordinaria amministrazione. Sullo sfondo resta però l’irrisolta questione dell’articolo 17 dello statuto d’ateneo in base al quale il rettore è eletto da tutte le componenti accademiche, ma solo professori e ricercatori a tempo indeterminato hanno un voto pieno, gli altri ponderato. In ogni caso, secondo il comma 8, «fino alla terza votazione di ballottaggio, il Rettore deve avere più del 50% dei voti dei professori e ricercatori votanti, complessivamente computati, ivi compresi i ricercatori a tempo determinato computati ai sensi del c. 6».

In soldoni: personale e studenti entrano in gioco solo dalla quarta votazione di ballottaggio, cioé dalla settimana tornata elettorale. Cioé dopo tre ballottaggi in cui i due candidati hanno ottenuto il medesimo numero di voti. Per cassare il comma in esame, sarebbe servita una modifica statutaria ex articolo 73, lungamente e vanamente invocata da sindacati ed rsu. Sostenuta dagli studenti, ma arenatasi all’ultima curva del Ministero. Resta per molti un vulnus antidemocratico e discriminatorio.

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