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Il furgone del Cenacolo guidato da “papa Africa” con il carico di coperte

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Inviate dal Papa oltre 1200 coperte e pasti caldi per i migranti della Piana di Gioia Tauro, una carezza del Pontefice per i poveri e gli ultimi

SAN FERDINANDO – Gesù è nato nelle periferie. Ha vissuto ai margini delle città e dei paesi, ha camminato tra strade impolverate, ha accolto tutti, persino prostitute e usurai. Concetto che Papa Francesco ha espresso di recente andando a visitare i parroci delle periferie di Roma.

Il Papa, questo Papa, che è segno vivente dell’accoglienza, testimone di una Chiesa in cammino, non ha dimenticato neanche i poveri della Piana, quelli che vino da emarginati nelle case diroccate, nelle tendopoli, nei ghetti, riuscendo a fare un altro piccolo miracolo. Nei giorni scorsi ha voluto mandare per questi poveri emigrati, braccianti delle terre, oltre 1200 coperte, consegnandole a Bartolo Mercuri, un altro piccolo gigante che da quasi trent’anni guida il Cenacolo di Maropati e che ogni santo giorno assiste i poveri e gli emarginati della Piana, distribuisce beni di prima necessità, porta pasti caldi nei tuguri, e soprattutto offre sorrisi ed abbracci a tutti.

Bartolo, chiamato dal cardinale Konrad Krajewsky, l’elemosiniere del Papa, è partito con un furgone per ricevere l’offerta del Papa per i ragazzi immigrati. «Io ho portato un carico di agrumi della Piana per i poveri di Roma, e Papa Francesco, ha fatto caricare il mio furgone di un carico di coperte nuove, da dare ai poveri. Mi ha raccomandato di dire a tutti che quel piccolo gesto è solo una carezza del Papa, un semplice gesto di attenzione, di solidarietà verso i dimenticati del mondo. Che sono dappertutto, in ogni ragione o nazione, ad ogni latitudine».

Quelle coperte Bartolo, insieme alle “carezze del Papa” e a pasti caldi preparati dai volontari del Cenacolo, li ha portati proprio il giorno di Natale. Ha caricato il furgone ed altri mezzi ed ha cominciato il suo giro nelle campagne, tra i tuguri ai margini delle città e dei paesi. Per ognuno la coperta del Papa e una carezza. Lo ha fatto a Natale ma lo fa ogni giorno, ad ogni ora. La porta del Cenacolo è sempre aperta. La Vigilia di Natale ha accolto al Cenacolo oltre 500 bambini, consegnandogli dolci di ogni tipo, vestiti, scarpe, giocattoli. «Il vero Natale per me è questo – dice Bartolo – non riuscirei a viverlo in maniera diversa».

Tra i tuguri lo conoscono tutti e per tutti ha un dono, lo chiamano affettuosamente Papa Africa, perché lui c’è sempre per ognuno di loro. Conosce i loro nomi, le loro origini, i drammi che si portano dietro, le sofferenze, le fatiche. Se devi parlare con lui alcuni minuti devi spendere almeno due ore di tempo. Il suo telefono squilla sempre, arrivano richieste di ogni tipo e lui cerca di esaudirle tutte, per come può. Chi ha bisogno di medicine, chi di un paio di scarpe, ma c’è anche chi lo chiama perché vuole una semplice parola di conforto e lui è sempre li pronto con il suo sorriso ed i suoi abbracci.

«Quando sono andato a Roma per prendere le coperte Papa Francesco ha voluto pranzare con noi alla mensa di Casa Marta, egli ci conosce da tempo e ci ringrazia sempre per quello che riusciamo a fare grazie all’aiuto e al sostegno che arriva da tutta Italia». Tanti i segni positivi che arrivano da ogni parte, quanti doni e sostegni. «Quando vedo arrivare pacchi con diverso materiale mi commuovo perché so che posso aiutare le persone che ne hanno bisogno. E devo dire grazie a tutti, so che nel mondo esiste il male ma c’è anche tanto, ma tanto bene». Le coperte che Bartolo ha consegnato guarda caso erano bianche proprio come il vestito del Papa. E per ognuna di esse anche la carezza, candida e spontaneo.

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