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L'area interessata dal sisma

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SAN PIETRO DI CARIDÀ (REGGIO CALABRIA) – Continua a tremare e con insistenza la terra a San Pietro di Caridà.

Questa mattina a partire dalle 10.27 si sono, infatti, succedute ben 12 scosse registrate degli impianti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Di queste dodici scosse una, alle 11.15, ha fatto registrare una magnitudo di 3.3 e si è verificata ad una profondità di 21 chilometri. Questa scossa è stata percepita dalla popolazione ma non si registrano danni a cose o ferimenti a persone.

In tre ore, comunque, si è verificato una vera e propria sequenza sismica con varie magnitudo che sono andata dalla più bassa pari a 0.9 fino alla maggiore di 3.3.

L’ultima scossa, al momento, è stata registrata alle 13.28 ad una profondità di 17 chilometri e con una magnitudo di 1.6.

San Pietro di Caridà ormai da diverse settimane è al centro di quello che potrebbe anche essere definito uno sciame sismico visto che nel corso dell’ultimo mese si sono registrate almeno un sessantina di scosse di varia entità (LEGGI)

A suo tempo la Protezione civile ha spiegato che la sequenza sismica si inserisce «nella normale attività sismica della Calabria che è attraversata da numerose faglie, cioè vere e proprie spaccature della crosta, lungo le quali si originano i terremoti».

Precisando, comunque, che «proprio la riattivazione di una di queste spaccature, la Faglia del Mesima, ha generato le scosse (LEGGI LA NOTIZIA).

«Si tratta – spiegò la Protezione civile – di una faglia importante che in passato ha dato origine a diversi terremoti distruttivi, come quello del 7 febbraio 1783 che, con una Magnitudo stimata di 6,5, provocò numerose vittime e danni nell’area», aggiungendo inoltre che «ad oggi non è possibile fare previsioni puntuali di terremoti (il termine proprio è “previsione deterministica”: “quel giorno, a quell’ora, in quel posto avverrà un terremoto di magnitudo x”). Ma, sulla base della sismicità storica e di dettagliati studi geologici, sono state prodotte le mappe di pericolosità che danno la probabilità di occorrenza di un certo valore di scuotimento in un certo intervallo di tempo in una determinata area».

Pertanto «non sappiamo con esattezza quando ma sappiamo dove è maggiormente probabile il prossimo sisma. In questo scenario, l’unica arma di difesa dai terremoti resta la prevenzione. In tempo di pace costruendo le proprie abitazioni a norma o adeguandole in modo da resistere alle scosse. Durante la scossa sapendo come comportarsi e subito dopo raggiungendo l’area sicura individuata dal comune nel piano di protezione civile. Alcuni piccoli accorgimenti possono essere messi in atto direttamente a costi irrilevanti, come fissare alle pareti i mobili che in caso di scossa possono cadere addosso. Sono sempre le cose che cadono sulle nostre teste a fare male e non il terremoto in se stesso».

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