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Un momento della fiction Rai

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REGGIO CALABRIA – Le premesse non erano positive e alla fine la bocciatura appare complessiva. Non è piaciuta la fiction andata in onda mercoledì sera su Rai1 “Duisburg-Linea di sangue”. Non solo critiche sulla gestione complessiva del film, ma anche sul messaggio lanciato sulla Calabria, tra l’altro con le immagini girate a Peschici.

Critiche aspre sono arivate dal presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che ha espresso «un formale disappunto e la mia profonda indignazione per la rappresentazione errata e distorta data della Calabria attraverso la fiction “Duisburg, linea di sangue”». Oliverio ha scritto all’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, aggiungendo: «Ciò che più ha ferito è l’ennesima rappresentazione densa di luoghi comuni, banalità, frasi fatte, stereotipi che si è voluto dare della Calabria: terra, a veder la fiction, retriva, irrimediabilmente assorbita dalle logiche criminali, persa in un destino che la condanna alla subalternità, alla marginalità e alla perdizione perenne. Avete ancora una volta contribuito a proiettare una immagine sommaria e inaccettabile, perché non rispondente alla realtà, della Calabria e dei calabresi».

 

Anche Jole Santelli, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, ha respinto la ricostruzione della fiction: «La Commissione di vigilanza, attraverso i nostri membri chiederà lumi al direttore generale e al responsabile dell’area fiction. Non solo la narrazione della puntata è stata tutta incentrata sul rapporto tra la criminalità organizzata e la Calabria ma, cosa ancora più grave, è stato lanciato il messaggio subliminale di un corpo unico, cosa che offende due milioni di cittadini onesti, che vivono di lavoro e sacrifici e che subiscono il peso di una mafia che riguarda, in tutto, poche migliaia di persone».

Sempre tra le critiche delle Istituzioni, si registra anche quella del presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, il quale ha inviato una lettera al direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, affermando di condividere «pienamente il sentimento diffuso nell’opinione pubblica calabrese, riguardo ad un film che nel complesso trovo malriuscito, soprattutto per la rappresentazione della Calabria spesso distante dalla realtà». 

Anche nel mondo dello spettacolo si levano le proteste. Secondo Ruggero Pegna, promoter e scrittore, si tratta di «Un film brutto, dilettantistico, d’infimo livello, che ha solo messo insieme ogni tipo di bruttura per offendere un’intera regione; un film talmente mal scritto, diretto e recitato, da diventare a tratti una grottesca caricatura della ‘ndrangheta e della Calabria. La ’ndrangheta esiste, ma è il cancro della Calabria, non la Calabria! Peraltro, oramai è un cancro che non parla solo calabrese (peraltro il dialetto di ieri sera era inquietante quanto inverosimile), ma anche milanese, bolognese, romano e perfino molte lingue del mondo; le lingue e i dialetti di tutti i colletti bianchi dell’imprenditoria, della politica, dell’affarismo che, grazie alle loro collusioni, consentono che questo male sopravviva. Mi chiedo – prosegue Pegna – come mai non si esita a trasmettere continuamente pellicole malfatte, umilianti di un’intera regione e della sua gente, mentre un film come quello su Mimmo Lucano e Riace, che mostra i veri valori della Calabria ammirati in tutto il mondo, rimane chiuso in un cassetto? Come mai non si producono opere sulla storia millenaria di questa regione, da sempre al centro di scambi artistici e culturali con tutti i centri della Civiltà del Mediterraneo e del mondo intero, esaltandone figure storiche e territori unici per bellezza e potenzialità turistiche?».

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