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Roberto Stellone

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REGGIO CALABRIA – Sempre in primo piano la vicenda del presidente della Reggina Luca Gallo, finito agli arresti domiciliari per auto riciclaggio e mancato versamento delle imposte. Reggio sportiva rimane attonita, sbigottita, a dir poco incredula, su quanto accaduto e riflette su un episodio che ha rari precedenti nel mondo del calcio. Un piano definito diabolico che, forse, non si era mai scoperto in altri tempi e che lascia tutti esterrefatti.

I tifosi s’interrogano sull’accaduto, cercano di farsene una ragione, ma non si rassegnano. Il brutto epilogo di questo campionato salva la squadra dalla retrocessione, è vero, forse anche il club da un nuovo fallimento. Non giustifica, però, il vertice della società per la memorabile caduta di stile, in una città che ha vissuto momenti molto critici anche nel passato, non solo in ambito sportivo.

Reggio non aveva proprio bisogno di questo nuovo schiaffo in faccia che dal punto di vista etico lascia senza fiato. Il tifoso comune avrebbe potuto immaginare di tutto, anche una malaugurata retrocessione, con lo spettro della serie C, ma non un simile e triste epilogo che ricopre di fango un’intera città. Nel mondo del calcio è successo forse di peggio nel passato, ma mai si è arrivati a tanto.

Ci auguriamo che il presidente Gallo possa difendersi da queste accuse e che Reggio possa risvegliarsi presto da questo brutto sogno, restano sul volto, però, i segni di un altro brutto sfregio che lascia nuove e profonde cicatrici. In questi casi vince lo sconforto, la città e la tifoseria sono affrante, prive di forze. Incapaci di giustificare qualunque benevolenza nei confronti della squadra e di amabili tifosi, da parte di un dirigente che ha sempre manifestato di avere a cuore le sorti della Reggina. La tristezza e l’amarezza la si legge sui volti di tutta la gente, neanche il migliore ‘Don Matteo’ riuscirebbe ad assolvere chi si macchia di questo peccato anche se commesso a fin di bene.

In questo caso nessuno può essere giustificato ed è molto difficile perdonare. Non ci sono giustificazioni di sorta, solo dal punto di vista umano, il pietoso perdono rimane l’unica soluzione, sofferta e mal digerita, non per cancellare ma rendere meno doloroso un gesto inconcepibile. Servirà a renderlo meno amaro, è vero, anche se il perdono è sempre difficile da concedere, in quasi tutti i casi. Il brutto gesto compiuto può fare solo male a tutti, in primis alla stessa Reggina che colpe non ha e che, adesso, torna a navigare in acque agitate.

La città dovrà rialzarsi per l’ennesima volta, con la forza del suo coraggio e il grande spirito di abnegazione. Farà ricorso a tutte le migliori energie per evitare il peggio, ritrovando quella serenità che pensava di aver raggiunto negli ultimi tre anni.

È difficile immaginare il futuro della squadra, ma la città vuol tornare a tifare Reggina con la passione di sempre, fin dalla prossima stagione. Il fallimento, probabilmente, sarà scongiurato, lo promettono gli amministratori che faranno di tutto perché a Reggio non scompaia il calcio professionistico. La Reggina ci sarà, al tifoso non resta che attendere con fiducia gli sviluppi del caso.

Mister Stellone, intanto, ringrazia i giocatori e saluta. Attende a sua volta, notizie sul suo futuro assieme al ds Taibi e ai giocatori. In un comunicato ufficiale diffuso nel tardo pomeriggio dalla società i giocatori amaranto hanno manifestato con forza la propria indignazione circa alcune dichiarazioni rilasciate da un’emittente radiofonica reggina poi riportate da alcune testate on line su un presunto ammutinamento della squadra per una richiesta non accolta, inerente premi in denaro, durante il periodo di crisi. I calciatori ritengono le dichiarazioni così come riportate “di una gravità unica e rappresentano un insopportabile insulto alla serietà e all’integrità morale della nostra squadra”.

Si comunica che «nessun calciatore, ne in prima persona, ne tramite i propri procuratori, ha mai potuto fornire una simile notizia a chicchessia non essendo mai stata avanzata alla società una simile richiesta». «Sfidiamo chiunque – si legge anche nel comunicato – in qualsiasi momento, a provare il contrario».

Facendo riferimento a una crisi di risultati solo per motivazioni calcistiche in nome del legame con la città di Reggio Calabria e del rispetto dei colori amaranto, il comunicato conclude: «Rispediamo al mittente con forza e indignazione l’etichetta di “ammutinati” o di coloro i quali “se ne sono fregati del proprio allenatore” e ci riserviamo fin da ora il diritto di adire le vie legali, a tutela della nostra immagine di uomini e di calciatori».

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