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Graziano Nocera

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DOVEVA vincere ed ha vinto. Aveva il compito di portare la Gioiese in Eccellenza e vi è riuscito. Il modo e il come rappresentano un aspetto secondario. L’obiettivo, per Graziano Nocera, era soltanto uno, ossia quello di portare la squadra viola in categoria superiore. Se non ce l’avesse fatta, si sarebbe parlato di fallimento, inutile girarci intorno. L’ha sempre saputo, anche se non si è mai nascosto, assumendosi le proprie responsabilità e portando con sé un peso non indifferente, ossia quello di essere condannato a vincere. Un peso doppio, perché essendo di Gioia Tauro, non ha potuto praticamente mai staccare. Ogni cosa lo riportava alla squadra, al campionato da vincere, alla soddisfazione da regalare a tifosi e dirigenti ed anche alla città.

Fin da subito si è parlato di “corazzata” a proposito della Gioiese. Termine improprio, come abbiamo avuto modo di evidenziare spesso. Squadra di spessore, sicuramente, quella viola, ma la corazzata è ben altra cosa. Certo, vi erano calciatori che hanno giocato spesso in categoria superiore, ma poi l’organico era composto in larga parte da under, molti dei quali di Gioia, perché uno dei tanti meriti di Graziano Nocera è stato quello di aver puntato anche sui giovani, di averli fatti crescere, di aver interagito con il Settore giovanile, com’è normale e giusto che sia. Gli hanno dato una mano i calciatori più esperti, da Gambi a Clasadonte, passando per Stillitano, Romeo, Denaro, Spanò e via dicendo, però ci ha messo tanto di suo, avendo per il resto una formazione con molti ragazzi.

La corazzata, dicevamo, è un’altra cosa: basta prendere il dato relativo allo spareggio promozione. In occasione della prima sostituzione, quella per cambiare l’esito del match, è entrato in campo un ragazzo del 2005. Tanti problemi da affrontare: il covid ha colpito duramente la Gioiese in un momento importante della stagione. La partita con il Caraffa perduta a tavolino. Le partite disputate a Palmi. Poi il trasferimento a Gioia, a giocare su un Polivalente il cui terreno è decisamente indegno e non aiuta chi vuole e sa giocare al calcio.

Difficoltà su difficoltà, periodi complicati, veramente difficili, anche all’interno: chi li ha vissuti, sa bene di cosa parliamo, ma lui sempre sul pezzo. Grande motivatore, un vero martello. Ha dovuto tenere la barra dritta in ogni momento. Ha tirato fuori il meglio da ogni calciatore e poi questa squadra ha mostrato la propria forza, giocando con una intensità fuori dal comune.

Tante le prove di rilievo offerte, ma il primo tempo contro lo Sporting Cz Lido, in casa, andrebbe visto e rivisto. Lì c’è stata l’essenza della vera Gioiese targata Nocera. In campo una squadra che ha giocato con intelligenza, che ha saputo anche adattarsi alla situazione. Pazienza e intelligenza tattica, quadratura in campo e sostanza. Di tutto e di più. Tante gare sono state vinte con le sue intuizioni. E poi è stato abile nel gestire la squadra durante il mese di sosta dopo la fine del campionato, sia dal punto di vista tecnico, sia psicologico. E a Vibo tutto questo si è visto.

Una cosa è certa: chi vuole fare calcio, a tutti i livelli, con lui va sul sicuro. Meriterebbe altre chance in categoria superiore. Meriterebbe di lavorare in quarta serie o nei professionisti, in un contesto sereno e di fiducia. Per lui parla il lavoro sul campo, con lui si migliora umanamente e tecnicamente.

Ma di questi tempo, forse, il fatto di saper “solo” lavorare può non bastare per emergere! Fatto sta che questa promozione della Gioiese appartiene a tutti: squadra e tifosi, società e tecnico, dirigenti e collaboratori. Ma su questo salto in Eccellenza c’è soprattutto la firma indelebile di Graziano Nocera.

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