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Un'aula scolastica

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In Calabria solo due scuole tutelano gli studenti transgender

COSENZA – Si chiama carriera alias. E permette agli studenti transgender di utilizzare a scuola o all’università il proprio nome d’elezione. Nome, quest’ultimo, che differisce da quello anagrafico, da quello – in altre parole – in cui non ci si riconosce più o in cui non ci si è mai riconosciuti. Non c’è però alcuna normativa che attualmente disciplini tutto questo: la scelta di sposare la carriera alias in ambito scolastico o universitario è demandata all’autonomia di ogni singolo istituto, di ogni singolo ateneo.

Per quanto riguarda le scuole, in Calabria a dare tale possibilità – quella cioè di “preferire” il nome prescelto dallo studente nel suo percorso di affermazione di genere rispetto al nome anagrafico – sono esclusivamente due istituti. Solo due, sì: il liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza e l’Iis “Giovanna De Nobili” di Catanzaro.

CARRIERA ALIAS: LA DIFFIDA AL “TELESIO”

Il primo, che ha adottato il regolamento cinque anni fa dopo una concertazione ad hoc con il Consiglio d’Istituto e il Collegio dei docenti, è stato anche diffidato da un’associazione nazionale pro-vita per averlo fatto.

«La diffida – spiega il dirigente scolastico Antonio Iaconianni – è arrivata nello scorso mese di novembre: naturalmente noi continuiamo sulla nostra strada, seguendo il faro della democrazia e della libertà di scelta». Un modo come un altro per dire che il liceo “Telesio” sul punto non farà dietrofront.

«Siamo certi che la carriera alias – sottolinea ancora Iaconianni – garantisca il diritto allo studio delle persone transgender, e crei una condizione di benessere psicologico nell’allieva o nell’allievo. Per noi – chiosa – è fondamentale sensibilizzare sempre di più la popolazione scolastica su questi temi, dare vita a un ambiente sereno, dove tutti si sentano a casa e se stessi. Il “Telesio” è stata una delle primissime scuole, sull’intero territorio nazionale, ad aver compiuto questo passo straordinario, naturale: ora in Italia siamo in 160 a sostenere la carriera alias».

VITA DURA PER GLI STUDENTI TRANSGENDER

Carriera alias che, più in particolare, non incide sui documenti anagrafici: il nome d’elezione ha, dunque, valore solo a scuola o all’università; all’esterno l’iter burocratico da seguire per ottenere questo cambiamento è assai farraginoso e lungo. Un percorso spinoso che negli spazi scolastici si cerca, al contrario, di semplificare.

Sempre in virtù del diritto allo studio, di principi fondamentali che hanno a che fare con la dignità di ogni persona (poi non va neanche dimenticato, secondo i dati di Genderlens, che le persone transgender in Italia hanno il più alto numero di abbandono scolastico: il 43% degli studenti tra i 12 e i 18 anni lascia la scuola prima di aver terminato gli studi).

«L’istituzione scolastica – prosegue il dirigente Iaconianni – deve essere accogliente, non respingente: ogni studente deve realizzarsi nel suo “io”. E credo – conclude – che questa nostra scelta sia anche il motivo per cui quando parliamo di certi temi al “Telesio” nessuno si meravigli e non ci siano fortunatamente casi di bullismo o episodi analoghi».

Chissà, al contrario, cosa accade quotidianamente in tutte le altre scuole calabresi, quelle che per qualche motivo hanno deciso di non adottare il regolamento che consente, per l’appunto, agli studenti coinvolti in un percorso di affermazione di genere, di usare il nome a cui più si sentono di somigliare.

ARCI: GARANTIRE IL DIRITTO DI ESSERE SE STESSI

«Penso che viviamo in un momento storico in cui risulti prioritario e necessario garantire il diritto di essere se stessi. In una scuola e ovunque», commenta Silvio Cilento, presidente di Arci Cosenza, nonché suo consigliere regionale e nazionale.

«La carriera alias – continua – è uno di quegli strumenti che favorisce tutto ciò, che rende possibile costruire la propria identità. Bisogna tenere conto che è in grande aumento – dice ancora Cilento – il numero di adolescenti che scelgono la transizione e, quindi, fondamentale è tutelarli: le istituzioni devono farlo, gli istituti scolastici devono mettergli in mano gli strumenti giusti non solo per affrontare il futuro mondo del lavoro ma anche e soprattutto la vita, operando pure in modo che i casi di bullismo (i quali ci risultano essere in aumento nelle scuole del territorio calabrese) diminuiscano, si azzerino».

Infine, sulla diffida al “Telesio” che da lungo tempo ha adottato la carriera alias Silvio Cilento afferma: «Invece di incitare all’odio, bisognerebbe sostenere lo studente che affronta la transizione e tutti coloro che lo sostengono: dalla famiglia, passando per gli amici, fino ai docenti».

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