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La stazione ferroviaria di Cosenza

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LA STAZIONE senza strada, l’area bus senza città, la non-fermata dell’aeroporto. Il rettore Nicola Leone ripete spesso che una Calabria meglio collegata porterebbe più studenti all’Unical. Mediterranea e Magna Graecia condivideranno di sicuro questo pensiero, visto che sono tanti i giovani che (spesso incomprensibilmente) si iscrivono negli Atenei del Nord. Il Quotidiano ha già percorso le strade di una Calabria interrotta, delle trasversali che non esistono, della superstrada incompiuta del Medio Savuto. Oggi il viaggio tocca alcuni luoghi dell’assurdo, e si accettano integrazioni. Posti di consumo collettivo irraggiungibili, che ci portano a una convinzione da bar: se in Calabria non hai un’auto, o un parente/amico con l’auto, non vai da nessuna parte.

Da Cosenza a Catanzaro, via viadotto

La prima tappa ha una sua intrinseca semplicità: spieghi il candidato come si fa ad andare da Cosenza a Catanzaro, o viceversa (cento chilometri) con i trasporti pubblici, senza un amico patentato. Trenitalia offre un agevole tragitto di due ore con almeno un cambio, una delle alternative si chiama Flixbus, compagnia internazionale all’avanguardia. È qui che bisogna fare attenzione: perché il bus ti lascia a Catanzaro, presso l’hotel Benny. Tu pensi: un albergo così sarà in città. Invece tocca attraversare il viadotto Fausto Bisantis. Una falce di asfalto piena di auto che corrono. Un chilometro e mezzo sullo stretto marciapiede, tra un guardrail basso e una rete metallica per fortuna molto più alta. I lastroni vibrano a ogni passaggio di camion. Molti, ballano quando ci metti il piede sopra; uno è rotto e bucato: sotto, s’intravvede la griglia di ferro arrugginita immersa nel calcestruzzo. Meglio saltarlo. Poco più avanti, un tizio col trolley che sobbalza. Arrivi dall’altra parte e il centro storico di Catanzaro ti ripaga della fatica. Al ritorno ti suggeriscono di ripartire da Catanzaro Lido, dove l’insegna della fermata si trova solo con il passaparola. E’ sera tardi, di fronte alla stazione e davanti alla Fiera. Piove, la strada è poco illuminata. Ti chiedi come sia possibile che un Flixbus passi di lì alle 21,30. Miracolosamente, verso le 21,15, il pullman arriva e grazie a internet, a bordo sanno che eri lì ad attenderli. Meno di un paio d’ore da Catanzaro a Cosenza e sei a casa.

La stazione senza pedoni

La seconda tappa ha una sua poesia, un punto di arrivo esistenziale: la stazione ferroviaria di Cosenza. Su YouTube potete trovare “Luoghi affollati”, un viaggio quasi metafisico del folksinger Peppe Voltarelli in questo luogo pieno di spazi, largo e dal radioso passato. “Mi sono sempre piaciuti i posti affollati, i posti dove la gente si guarda negli occhi, fraternizza, siede ai tavolini dei bar. Ho sempre amato i posti dove le persone si danno appuntamento, il via-vai e i rumori dei passi che diventano musica” dice la voce narrante, sulle immagini di binari e scale che finiscono nel nulla. La sera, soprattutto, uno scenario da pandemia. Non un taxi, pochi viaggiatori, atri deserti e scale mobili ferme. Un grande avvenire dietro le spalle? In realtà la stazione di Cosenza ha una sua funzionalità per la linea con Paola, che mantiene il suo fascino. E fa anche da capolinea per i treni che vanno verso Sibari. Altro problema? Non è raggiungibile a piedi. In teoria, il tribunale – per fare un esempio – non è lontanissimo, ma manca un percorso pedonale, se non volete attraversare con i bagagli la superstrada che va verso la Sila, la statale 107.

Volo in partenza? Non scendete a Reggio Aeroporto!

Intorno a questa stazione, c’è un nucleo di case, una comunità di pescatori dilettanti e di bagnanti ormai abituati ad assistere i turisti e i forestieri che hanno preso il treno per andare in aeroporto. In realtà Reggio Aeroporto è nata accanto al molo per gli aliscafi da Messina, che non ha mai funzionato (e qui dovrebbe partire un altro pezzo sulle occasioni perdute dello scalo dello Stretto). Ma non c’è navetta di collegamento, e il povero viaggiatore che ha fatto un biglietto ferroviario per l’aeroporto scopre che per arrivarci c’è una strada lunga, sporca e buia da fare. È successo purtroppo anche a una giornalista del Tg1, che ha raccontato la sua odissea la scorsa estate: “Venite signori delle istituzioni e scendete dal treno alla stazione Reggio Calabria Aeroporto. Vi troverete ad almeno un chilometro dalla struttura e per arrivarci a piedi percorrerete un tunnel buio e sporco costellato di spazzatura, materassi e calcinacci, senza un cartello o un essere umano a dare indicazioni», ha scritto Adriana Pannitteri. “E avevo anche il cellulare scarico. I signori dell’autonoleggio mi hanno detto: “Non lo sapevate?”. Il bello è che la cronista aveva appena ricevuto un premio, che brutto spot per la città. In quanto a voi lettori: non usate quella stazione!

Di Vibo, di Pizzo o di nessuno

La stazione Vibo-Pizzo si chiama così forse perché non è in nessuna delle due cittadine. Sorge in un luogo sospeso sul crinale del pendio. Arrivi lì e se sei fortunato trovi un autobus per Vibo o per Pizzo, altrimenti guardi lo splendido panorama all’infinito. Non è una fermata qualunque, arrivano e ripartono molti Frecciarossa, Italo e Frecciargento. Ma anche in questo caso, ti devi organizzare: serve un amico, o anche un cugino di terzo grado, con l’automobile.

Locri e Sibari, si può fare qualcosa per i Musei?

C’è il mare, ci sono gli scavi e il museo: una miniera d’oro turistica. Ma la stazioncina di Sibari è in un borgo di campagna e da lì non ti muovi. Lo splendido Museo di Locri Epizefiri dista dalla stazione ferroviaria oltre tre chilometri, più volte la direttrice Elena Trunfio ha chiesto un collegamento stabile. E invece niente: o intruppati, o macchinati, o con il cugino. Oppure, e succede nella maggior parte dei casi, visitatori e turisti solcano percorsi conosciuti. Il Museo dei Bronzi, per esempio, è a duecento metri da Reggio Lido. Ma quante occasioni perdute.

Consoliamoci così

L’aeroporto di Lamezia è uno dei pochi in Italia collegato alla stazione ferroviaria al costo di un biglietto urbano. E vista dal treno, la Calabria resta bellissima, ma a Lamezia in treno ci arrivi bene solo da Sud. Per un cosentino sarà molto difficile programmare un viaggio con i mezzi fino a Lamezia Terme. Perle del Tirreno come Scilla, Amantea e Paola hanno la spiaggia vicinissima alla ferrovia, e così succede sullo Jonio. Altre come Tropea e Diamante sono facilmente raggiungibili in treno. Non mi facesse paura la parola, direi che c’è bisogno di aprire un tavolo per i trasporti, affinché le città siano collegate meglio, i paesi interni non siano abbandonati alla dittatura dell’auto e della gomma. Ma di sicuro il tavolo è stato mille volte aperto e chiuso, stanno stati avviati mille iter, sono state chiarite le competenze di Comune, Provincia, Fs, demanio etc. Con il risultato di lasciare questi luoghi soli con i loro cittadini. In quanto ai turisti, certe esperienze restano indimenticabili e (purtroppo) da raccontare.

giuseppe.smorto@tuta.com

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