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Uno dei cortei in memoria di don Peppe Diana

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L’intuizione di Giovanni Falcone confermata dalla realtà: mafia e religione hanno la stessa dimensione totalizzante

«È IMPORTANTE parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi».

Don Pino Puglisi ha sempre avuto le idee chiare, un linguaggio semplice e schietto. La sua concezione di azione pastorale aveva basi solide: alle parole dovevano seguire i fatti. Il coraggio del “No” dovrebbe essere una prerogativa indispensabile per gli uomini di Chiesa. Ma non lo è per tutti. E’ inaccettabile, per esempio, che si vieti la comunione alle persone divorziate ma non ai mafiosi e agli assassini. In un contesto di libertà, e non solo religiose, violate, certa Chiesa, deve mutare i propri atteggiamenti, con coraggio e senza ipocrisie.

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QUADERNI DEL SUD: LO SPECIALE FIGLIOCCI DI ‘NDRINE

Battesimi, cresime e matrimoni hanno fatto parte di un sistema di giochi di potere, alcuni politici hanno oltre cento figliocci. Le processioni sono diventate uno strumento per elevare il consenso sociale dei boss sui propri territori. E’ stato per lunghi anni un fenomeno inarrestabile in Calabria. Figliocci di ‘ndrangheta, figliocci di potere. Una delle prime nette opposizioni arrivò circa dieci anni fa dalla Locride. Fu l’allora vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, Giancarlo Maria Bregantini, a chiedere pubblicamente ai fedeli di non scegliere per padrini di battesimo e cresima, e per compari d’anello affiliati alle ‘ndrine. Alcuni esponenti della ‘ndrangheta, “u cumpari”, contano più di cento “cumparegliu”. Non sono da meno i politici. C’è addirittura chi avrebbe raggiunta la soglia dei cento nel corso degli anni Novanta.

IL VANGELO: MANIFESTO LAICAMENTE SACRO DI DENUNCIA

Il significato del sacramento viene sempre più distorto in Calabria. E questo avviene da anni. La Cresima (o Confermazione) è il completamento del battesimo, il secondo step dell’iniziazione cristiana. Per la ‘ndrangheta la conferma di una fedeltà, per i politici l’affermazione di un potere. Per il mafioso, battesimi, cresime, matrimoni e ogni altro genere di sacramenti non fanno parte di un cammino di fede ma entrano in un sistema di alleanze e di giochi di potere interni alla consorteria. La religione diventa uno strumento funzionale alla morte e al predominio criminale. Per i politici un rafforzamento del consenso elettorale. Da non sottovalutare gli altri aspetti. Il sacro crisma usato nella confermazione è un olio di oliva profumato con essenze balsamiche. L’unzione viene fatta in forma di croce. «I combattenti portano l’insegna del loro capo» dice San Tommaso d’Aquino, e sulla fronte, nel posto più visibile. Questo segno, questo marchio è indelebile come se fosse fatto con il ferro incandescente. Sin qui la religione. Oltre questa concezione la strumentalizzazione del sacramento.

DON ENNIO STAMILE: «È NECESSARIA UNA PRESA DI DISTANZA»

Le parentele sono una delle “barriere” più forti dietro le quali la ‘ndrangheta si nasconde, ed i legami tra famiglie diverse con matrimoni o attraverso “l’uso” di cerimonie di funzioni religiose, tra tutti battesimi e cresime vengono stretti a garanzia del patto alla base del sodalizio criminale. In più circostanze la ‘ndrangheta ha utilizzato la religione come collante con la società civile perché i mafiosi non sono degli emarginati.

L’ANALISI: DISTANZA TRA POSIZIONI E COMPORTAMENTI

«Entrare nella mafia equivale a convertirsi a una religione. Mafia e religione hanno la stessa dimensione totalizzante» diceva Giovanni Falcone. Se un capobastone o un semplice affiliato fa da padrino di battesimo, di cresima, istituisce un’alleanza militare e giuridica con un’altra famiglia. Pertanto si dovrebbe indagare a fondo su come, attraverso i sacramenti, cambiano per esempio i traffici di droga. Se oggi ne stiamo parlando come fosse una emergenza sociale vuol dire che per anni e anni il fenomeno è stato sottovalutato.

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