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Alcune auto storiche

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IL quarantuno per cento dei calabresi vorrebbe avere un’auto storica. E i motivi che li spingerebbero a sognare di possederne almeno una, sono tanti. Una recente analisi sul fenomeno, evidenzia come sia l’estetica e il design a suscitare il maggiore interesse, oltre che la presenza di pezzi originali e i ricordi che l’auto suscita.

Questi numeri, rapportati alla sparuta schiera di appassionati che con grandi sacrifici personali sono riusciti a dare forma e sostanza al loro sogno, suscitano qualche perplessità, ed appare evidente che il sondaggio sia stato formulato esclusivamente sulla base del gradimento verso le auto storiche e non sui dati che registrano il numero reale dei proprietari di “voitures anciennes” presenti nella nostra regione.

“La percentuale sembra veramente troppo alta”, spiega Giorgio De Chirico, collezionista di Abarth e presidente del “Rende auto storiche”, un club federato con l’Asi di Torino che conta oltre duecento soci. E ne spiega le ragioni.

“Intanto – precisa – cerchiamo di capire cosa si intenda per auto d’epoca perché quando una macchina compie vent’anni, la si può già ritenere tale. Ma un conto è possedere la Fiat Panda, l’Alfetta dell’Alfa Romeo o la stessa Punto, e altra storia è avere un’auto più datata che è frutto di grande ingegno e artigianalità. A tal proposito, è bene ricordare che negli anni ’80, con l’avvento della plastica, le auto sono diventate altro da ciò che erano e la catena di montaggio, riducendo notevolmente i costi di produzione, seppur ha consentito a molti italiani di poter possedere una macchina, ha anche penalizzato un prodotto che fino ad allora veniva curato nei minimi particolari. Pensiamo soltanto alle cromature o alle finiture in radica di noce che abbellivano cruscotti e interni di vetture prestigiose e non c’era mai una macchina uguale ad un’altra: le stesse case automobilistiche rendevano unica ogni loro creazione proprio per conferirle maggiore valore”.

Il dato statistico sorprende e non poco Giorgio De Chirico, il quale sottolinea che non gli risultano milioni di persone iscritte nei club di appassionati di auto d’epoca e comunque, anche tra coloro che compaiono negli elenchi, soltanto una bassissima percentuale possiede delle auto di autentico valore storico. Gli altri, i cosiddetti “bollinari”, si iscrivono ai club per poter ottenere il certificato di storicità rilasciato dall’Asi e godere dei benefici della legge sulla defiscalizzazione che prevede la riduzione del cinquanta per cento, sul costo del bollo.

“Magari ci fossero così tanti calabresi amanti delle auto storiche – continua De Chirico -, il primo ad esserne felice sarei io, ma tra il desiderare qualcosa e possederla realmente, c’è spesso una distanza abissale”.

È un mondo variegato e singolare quello degli appassionati di macchine d’epoca, che si compone del milionario che possiede automobili di grande valore e chi, facendo grandi sacrifici, riesce ad acquistare una macchina molto più modesta ma comunque unica nel suo genere. E la bellezza di questo mondo sta sia nella passione che azzera le differenze, che nell’esaltazione di qualità specifiche nel riuscire a scovare, dopo anni di ricerca, quel pezzo mancante alla propria collezione.

Le auto storiche, non a torto, sono anche considerate delle ottime fonti di investimento, ma per non incorrere in brutte sorprese bisogna sempre affidarsi a degli autentici conoscitori del settore, perché sono i tanti i falsi che vengono proposti a ingenui compratori, desiderosi di entrare a far parte del ristretto circolo dei collezionisti.

Giorgio De Chirico che è uno uno dei maggiori conoscitori delle Abarth in Italia, con i suoi gioielli ha partecipato ai più importanti raduni italiani e il suo club, ogni anno, organizza anche il Trofeo Caligiuri, per permettere agli appassionati provenienti da tutta Italia, di conoscere anche le bellezze della nostra terra. Perché un raduno di auto d’epoca non è soltanto motori ma è anche arte, cultura e conoscenza gastronomica.

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