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LA DECIMA edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat fotografa – ancora – l’evidente divario esistente tra Nord e Sud del Paese. Il report, che prende in considerazione 152 indicatori suddivisi in 12 domini (si va dalla salute all’ambiente, dal lavoro e conciliazione dei tempi di vita all’istruzione), vede le regioni del Mezzogiorno occupare in modo pressoché stabile le posizioni di coda di quasi tutte le classifiche elaborate. Nel complesso «se per il Nord-est il 60,5% degli indicatori ricade nei gruppi di livello di benessere medio-alto e alto e solo il 10,1% nei gruppi di livello di benessere basso e medio-basso, per il Sud e le Isole la situazione si inverte – segnala l’Istat – con la maggior parte degli indicatori che si trova nei livelli basso e medio-basso (62% per il Sud e 58,1% per le Isole) e solo una minoranza (19,4% per entrambe le ripartizioni) che si distribuisce nei due livelli più virtuosi». La ‘performance’ calabrese è tra la più deludenti: il 36,6% degli indicatori si attesta sul gradino più basso, peggio fanno solo Campania (40,2%) e Sicilia (37,1). Passiamo in rassegna alcuni degli indicatori più significativi.

SALUTE

La Calabria è la regione in cui ci si aspetta di vivere in buona salute molti meno anni rispetto al resto d’Italia. La speranza di vita in buona salute è calcolata, per chi è nato nel 2022, in 53,1 anni: la media nazionale è di 60,1 anni e il divario è netto rispetto alla prima della classe, la provincia di Bolzano, dove ci si aspetta di vivere bene fino quasi a 70 anni. Ha inciso lo shock pandemico? Paradossalmente no, perché se si va a ritroso fino al 2019 si scende addirittura al di sotto dei 50 anni. Più bassa rispetto al resto del Paese anche l’aspettativa di vita. In Calabria alla nascita è di 81,6 anni (un anno in meno della media nazionale e otto mesi sotto rispetto al dato pre Covid), ma non è il peggior risultato perché il dato è ancor più basso in Sicilia (81,3) e in Campania (80,9).

La Calabria è poi anche la regione in cui si registra la maggiore incidenza di mortalità infantile. I dati (gli ultimi disponibili per Istat sono riferiti al 2020) vedono nella regione 3,9 decessi nel primo anno di vita ogni mille nati vivi residenti. Piuttosto negativo anche il dato della mortalità evitabile, ovvero i decessi di persone tra 0 e 74 anni per cause identificate come trattabili o prevenibili. In Calabria, nel 2020, i casi sono stati 18,1 per 10mila residenti. La media nazionale è pari a 13,2 mentre il dato peggiore è quello della Campania (21,2). Anche in questo caso non sembra che il Covid abbia inciso dal momento che il risultato calabrese non si distanzia troppo da quello prepandemico.

STILE DI VITA

E se su alcuni dei dati fin qui presentati incidono anche le note carenze del sistema sanitario calabrese – tanto più quando si parla di prevenzione e di assistenza per le patologie croniche – vero è che i calabresi, ci dice il rapporto, non si aiutano con uno stile di vita salutare. Un dato salta subito all’occhio: la Calabria nel 2022 è stata la regione più sedentaria d’Italia. Il 58,2 degli over 14 (proporzione standardizzata con la popolazione europea al 2013) non pratica alcuna attività fisica; la media nazionale è del 36,3. Un dato, quello calabrese, in netto peggioramento rispetto allo scorso anno quando almeno si fermò al 49. Né siamo molto attenti a tavola, con buona pace della dieta mediterranea. Appena 13,4 su 100 residenti (dai 3 anni in su, tasso sempre standardizzato) consumano ogni giorno almeno quattro porzioni di frutta/verdura. Dato in peggioramento rispetto allo scorso anno (14,3) e più basso della già non entusiasmante media nazionale (16,8 in crescita rispetto al 2021).

AMBIENTE

Qui c’è qualche ragione per sorridere. La Calabria è tra le regioni con una buona percentuale di aree protette (26,6 per cento del territorio, rispetto a una media nazionale pari al 21,7). Bene anche i consumi energetici da fonti rinnovabili: la copertura green è al 77,7 per cento. I rifiuti prodotti per abitante sono contenuti, rispetto alla media nazionale: parliamo di 408 kg per abitante contro 501. Anche gli effetti dei cambiamenti climatici qui sono stati meno evidenti. Lo si ricava dall’indice di durata dei periodi di caldo (34 giorni contro una media nazionale di 40 nel 2022 e il record di 63 del Lazio). Abbiamo anche avuto un anno meno siccitoso rispetto al resto del Paese: nel 2022 si contano 22 giorni consecutivi senza pioggia rispetto a una media nazionale di 27. Sarà anche per questo che la Calabria, nello stesso report, è la regione in cui ci si preoccupa di meno del clima che cambia. Occhio, però, perché la tendenza resta globale.

LAVORO

Qui c’è poco da stare allegri. La Calabria occupa stabilmente le posizioni di fondo per tasso di occupazione (penultima con il 47 per cento, a fronte di una media nazionale del 64,8). Quasi fanalino di coda anche per tasso di soddisfazione del lavoro svolto: non va oltre il 39,6 ogni cento occupati. La Calabria è anche la regione messa peggio per retribuzioni: il 19 per cento dei dipendenti ha una retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana sul totale dei dipendenti.

PAESAGGIO

Ci limitiamo a un dato: la Calabria, insieme alla Basilicata, è la regione con il maggior numero di costruzioni abusive: 54,1 su 100 costruzioni autorizzate (la media nazionale è del 15,1).

ISTRUZIONE

Tra gli indicatori, spicca (in negativo) il dato che registra la competenza degli studenti all’uscita dalle scuole medie. Per quanto riguarda la matematica, la Calabria (dati Invalsi 2022) ha la più alta percentuale di studenti che non raggiungono un livello sufficiente: il 62,2 per cento, mentre la media nazionale è del 43,6 per cento. Per quanto riguarda la competenza alfabetica peggio di noi fa solo la Sicilia: 51,3 per cento contro il 51.

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