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SIAMO tutti un po’ più digitali nel (quasi) post pandemia. I due anni e mezzo che hanno sconvolto il mondo hanno accelerato la transizione da fisico a remoto anche – aspetto su cui si sonnecchiava un po’ – nel rapporto tra cittadini e Pubblica amministrazione. La chiave di volta è Spid, il sistema pubblico di identità digitale per l’accesso ai servizi on line pubblici e privati: a fine 2019 le identità erogate in Italia erano poco meno di 5 milioni e mezzo, oggi sfiorano la soglia dei 30 milioni (quasi un italiano su due).

A spingere la corsa all’identità digitale una serie di innovazioni normative (trainate dalla pandemia e sollecitate dal Pnrr), che hanno accelerato lo switch-off della pubblica amministrazione, e – ancora prima – iniziative come il bonus vacanze o il cashback.

C’è anche la Calabria in questo processo, ma con i consueti affanni. Per uso e diffusione di Spid e Cie la regione è (quasi) fanalino di coda. Appena il 40,7% della popolazione maggiorenne si è dotato di Spid. Peggio fa solo il Molise, fermo al 39,5%. La media per Sud e Isole è del 44%, mentre chi fa meglio sono i residenti delle regioni del Centro e del Nord-ovest del Paese – trainati da Lazio e Lombardia – a quota 53%.

Sono i dati che emergono dal rapporto 2021 sulla diffusione dell’identità digitale in Italia realizzato dell’Osservatorio Digital Identity della School of Management del Politecnico di Milano. Una ricerca che conferma il boom di Spid nel 2021, ma ne segnala anche l’utilizzo ancora ridotto. Causa principale, come vedremo, «un portafoglio di servizi accessibili ancora limitato».

Il sottoutilizzo dell’identità digitale è ancor più evidente al Sud. Qui c’è una maggiore concentrazione di utenti che utilizzano Spid e Cie (carta d’identità elettronica) in maniera estremamente sporadica, rispetto al resto d’Italia. Le regioni del Sud appaiono invece in linea con la media nazionale per quanto riguarda gli utenti “forti”, che ricorrono a Spid più volte a settimana (in fondo all’articolo le tabelle con i dati).

Colpa del Digital divide?

La copertura della rete FTTH (la fibra fino a casa) raggiunge il 34,7% delle famiglie residenti nel Centro, il 34,2% delle famiglie del Nord-Ovest e il 26,76% delle famiglie del Mezzogiorno (Rapporto Svimez 2021 sull’economia e società nel Mezzogiorno). La percentuale in Calabria scende all’11,37%.

Se guardiamo alla disponibilità di pc, scopriamo che in regione il 46% delle famiglie non lo ha in casa (Istat). Tuttavia, a pesare (in modo decisivo, almeno) sul ritardo calabrese nella diffusione di Spid e Cie non sembra sia il gap infrastrutturale. E non solo perché parliamo di servizi a cui è possibile accedere anche con smartphone e connessione normale.

Una riflessione interessante, da questo punto di vista, si ricava dal paper “Digitalisation in Italy: evidence from a new regional index”, pubblicato dalla Banca d’Italia lo scorso dicembre. Il testo propone un indice regionale di sviluppo digitale, ispirato al Desi (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea. La Calabria in questo report è terzultima, seguita da Basilicata e Molise.

L’indagine utilizza cinque indicatori: connettività, competenze digitali della popolazione, l’uso di internet in famiglia, l’integrazione dell’Ict in azienda, il livello di servizi digitali offerti dagli enti locali. «Le regioni del Sud – scrive Bankitalia – tendono a posizionarsi dietro per quasi tutti gli indicatori, anche se infrastrutture e qualità della connessione appaiono abbastanza omogenee in tutto il Paese». Un risultato, continua, ascrivibile alle politiche nazionali che hanno esteso la copertura della banda larga. «Inoltre, la connessione mobile 4G è oggi altamente diffusa in tutto il Paese».

Capitale umano

Qual è allora la criticità principale? Banca d’Italia rileva che il gap più evidente tra Nord e Sud si registra sulle competenze digitali (e già l’Italia, segnalano gli esperti nel report, è ultima in Europa). La Calabria, in particolare, si piazza penultima: peggio fa solo la Sicilia.

Un dato che non sorprende del tutto: già l’Istat (Cittadini e Ict, 2019) segnalava che in Calabria più del 50% dei residenti aveva competenze digitali basse o nulle. Nello studio di Banca d’Italia questa classifica riflette anche quella sull’uso di internet a casa: anche qui la Calabria è penultima, preceduta dalla Basilicata e seguita dalla Sicilia.

E-governement

Nel report di Bankitalia l’indicatore più importante ai fini di un’analisi sulla diffusione di Spid è però l’ultimo: il livello di servizi digitali offerti dagli enti locali. Come nota l’osservatorio del Politecnico di Milano, a un ridotto numero di servizi disponibili on line corrisponde una scarsa spinta verso l’identità digitale. La Calabria non brilla per performance: nella classifica – guidata da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna – è ultima.


Osservatorio Digital Identity – School of Management Politecnico di Milano (2021)

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