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Nel 1928 l’URI (Unione Radiofonica Italiana) si era trasformata in Eiar (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche). Contemporaneamente, iniziarono una serie di cambiamenti culturali, sociali ed economici nella società italiana che consentirono alla radio di diffondersi più velocemente in tutte le case. Questa trasformazione avvenne molto lentamente raggiungendo un punto di svolta dopo otto anni.

1936, un anno da tenere bene a mente. Dopo 12 anni di radio, gli italiani non vedevano più il nuovo mezzo come una “magica scatola parlante” dalla quale uscivano suoni spesso surreali e distorti, ma come una vera e propria compagna di vita.

E il ‘36 è l’anno della nascita di quella leggenda musicale che fu il Trio Lescano: le tre sorelline olandesi che con il loro fascino incantarono un’intera nazione. Nello stesso anno, venne scritturato dall’EIAR un personaggio destinato a rivoluzionare la musica radiofonica. E’ un uomo giovane. Magro. Molto stempiato; indossa un paio d’occhiali con lenti rotonde. Non è brutto. Anzi, esercita un grande fascino sulle donne. Purtroppo per loro, è già sposato da 7 anni con una bella donna sanremese, Tatina Salesi, con la quale ha una figlia, Luisita, ed un figlio appena nato, il piccolo Lorenzo.
Sino ad allora, la musica leggera aveva trovato poco spazio nelle trasmissioni radiofoniche. L’orchestra della radio, la “Cetra”, era una formazione di scarso livello e poco versatile. Era stata infatti prima diretta dalla bacchetta di Tito Petralia, uno dei maestri più conservatori di tutto l’ente, e di Claude Bampton poi, un inglese abbastanza bravo ma, di certo, non quanto il nostro Pippo. Barzizza aumentò gradualmente l’organico sino a 22 elementi circondandosi di musicisti capaci di eseguire tutti i generi di musica ma, principalmente, del buon Jazz.

GUARDA IL VIDEO: BARZIZZA DIRIGE “MARILENA”

La scuderia dei suoi cantanti comprendeva le voci più belle e versatili del panorama radiofonico: oltre alle Lescano vi erano Ernesto Bonino, Silvana Fioresi, Alberto Rabagliati e tanti altri.

Barzizza era apprezzato dagli studenti di tutte le età. In generale, da un pubblico appartenente alla borghesia più colta. Vi era invece un’altra orchestra più popolare che ebbe un enorme successo: quella di Cinico Angelini. L’orchestra Angelini, ufficialmente “Orchestra da ballo dell’Eiar” e, in seguito, “Orchestra della Canzone”, suonava in uno stile più italiano, con molti virtuosismi melodici.

Grazie alle orchestre di “Musica da ballo”, il pubblico riuscì a conoscere un nuovo tipo di musica, totalmente diverso dalle marcette o dai valzeroni campagnoli trasmessi sino ad allora. Iniziava l’era dello Swing. Si dice spesso, sbagliando, che a causa del fascismo, l’Italia non conobbe il Jazz e lo Swing. Li conobbe eccome! Solo che i motivi degli “abominevoli ritmi negri” (come li definiva la censura dell’epoca) venivano mascherati in modo da farli sembrare assolutamente autarchici. Così “Stardust” diventa “Polvere di stelle”, “Nobody’s sweetheart” è storpiato in “La fidanzata di nessuno” e “Tiger rag” in “Il mantello della tigre”. Ci voleva un grande coraggio per eseguire questi ritmi e non sempre chi lo aveva la passava liscia: Gorni Kramer, il re del Jazz italiano, fu radiato dall’Eiar per aver presentato ai microfoni un’intera selezione di Jazz. Dai melomani conservatori, la musica Jazz era vista così: “Trombe, tamburi, piatti, sghignazzamenti isolati di sassofono, musicanti che salivano in piedi sulle seggiole e suonavano facendo mosse e gesti buffi, violini alternati a tromboni, stonature volute, e poiché i musicanti oltre a suonare battevano i piedi per tenere il ritmo, un gran polverone si levò dalle tavole del palcoscenico”. (“Musica Sincopata” di Mosca, La “Stampa” del 21-12-1941) Molto particolare anche il tipo di ambiente che c’era in EIAR ed il tipo di gerarchia radiofonica. Ma di questo e di molte altre cose parleremo nelle prossime puntate della rubrica. Signori, buonasera.

 

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